Gagarin, a sessant’anni dall’impresa sogniamo ancora lo spazio

In questo anno così importante per le conquiste spaziali, la ricorrenza del 12 aprile 2021,  ovvero il sessantesimo anniversario della prima spedizione oltre l’atmosfera terrestre del cosmonauta sovietico Jurij Gagarin e Giornata della Cosmonautica, acquista tutto un altro significato.

Il biglietto stellato

Nel 1961 l’impresa di Gagarin rappresentava per l’Unione Sovietica il successo russo nella scienza e la nascita di un nuovo Stato, tecnologico e innovativo, che stava vivendo sotto il governo del Segretario Generale del Partito Comunista Nikita Sergeevič Cruščëv  un processo di destalinizzazione. Dal 1953, anno della morte di Stalin, iniziava il cosiddetto periodo del Disgelo:  coloro che erano stati imprigionati nei campi in Siberia ottennero la possibilità di ritornare a casa e i nati durante gli ultimi anni del periodo staliniano non avevano alcuna idea del terrore in cui aveva vissuto la popolazione dell’Urss ai tempi dei loro padri. In questo contesto si inserisce Il biglietto stellato, in russo Svëznij Bilet, un romanzo di Vasilij Aksënov del 1961, ambientato proprio durante il Disgelo.

Il romanzo si sviluppa  su due piani paralleli: il focus del racconto si sposta da Dimka, un ragazzo di 17 anni spavaldo e pieno di vita, che non ha conosciuto il periodo del terrore, e Viktor, suo fratello, di 10 anni più grande, impegnato in una tesi di dottorato, che ha invece la serietà e il senso del dovere di chi ha vissuto il periodo staliniano.
Il biglietto stellato è una porzione di cielo che Viktor vede dalla sua finestra e che gli permette di viaggiare con la mente verso la volta celeste, immaginando le meraviglie dello spazio. Nel corso del romanzo si riconosce, oltre al gap generazionale tra chi ha conosciuto la dittatura staliniana e chi no, anche l’entusiasmo per la corsa alla conquista dello spazio che negli anni 50-60 rappresentava una sfida tecnologica tra Unione Sovietica e Stati Uniti d’America.

Alla conquista dello spazio

Nonostante l’atterraggio della sonda Perseverance della Nasa su Marte, siamo ancora ben lontani dalla possibilità di recarci sul Pianeta Rosso.  Secondo l’astrofisico Giuseppe Galletta, l’organismo umano all’infuori dell’atmosfera terrestre viene danneggiato dalle particelle cosmiche emesse dal Sole e dall’esplosione delle stelle nella galassia. L’esposizione prolungata dell’organismo umano a questo tipo di particelle porterebbe a mutazioni genetiche delle cellule con conseguente insorgenza di tumori. Anche la bassissima percentuale di forza di gravità presente su Marte (38 % di quella terrestre) e la sua assenza nello spazio a lungo andare porterebbe a conseguenze gravi come un senso di mal di mare perenne, atrofia dei muscoli e osteoporosi.
Insomma, vivere su un pianeta che non ha la stessa forza di gravità della Terra non è ancora possibile. La conquista nello spazio non è veloce come si aspettavano negli anni 60, dopo il successo di Gagarin e dello sbarco sulla Luna da parte della navicella statunitense Apollo 11, ma i progressi che sono stati raggiunti in questo campo sono enormi. Per risolvere il problema delle particelle cosmiche e della gravità gli esperti stanno studiando un modo per fabbricare scudi magnetici che però rimangono molto costosi e che richiederebbero un enorme consumo di energia. Nonostante siano stati fatti passi avanti nella conquista dello spazio, possiamo solo sognare, come Viktor con il suo biglietto stellato, di aver compreso a pieno la volta celeste.

 

Chiara Zennaro

Sono laureata in Lingua e Letteratura russa e inglese. Ho conseguito uno stage presso la redazione milanese de Il Giorno, e sono tuttora una collaboratrice. Twitter: @zennaro_chiara

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