l ministro degli Esteri Luigi Di Maio nel pomeriggio del 22 gennaio annuncerà le sue dimissioni da capo politico del Movimento 5 Stelle.
https://www.facebook.com/LuigiDiMaio/posts/2758227527547109
«Rassegno le dimissioni da capo politico M5S», poi si scioglie l’inseparabile cravatta. Ricordando il rapporto con Gianroberto Casaleggio, Luigi Di Maio termina il lungo discorso di addio a “un’era” del Movimento. Un ciclo che si chiude per lasciare spazio a nuove sfide per il “cambiamento”.
“Fiducia” è la parola chiave, pronunciata innumerevoli volte dal ministro degli Esteri sul palco del tempio di Adriano, a margine della presentazione del “team del futuro”, la squadra di facilitatori nazionali.
La decisione, ponderata da circa un mese – come lui stesso ha ammesso, dando credito ai rumors sul suo addio, che circolavano ormai da tempo- è strumentale agli stati generali, in programma a marzo, al termine dei quali il Movimento sarà “rifondato”. Ciò non implicherà, assicura l’ex segretario, la fine del governo, che andrà avanti fino alla fine del mandato. I risultati delle scelte politiche infatti «vanno valutati solo nel lungo periodo e non dopo venti mesi di governo», rivendica.
«Tanti mi hanno detto “non mollare”», ha rivelato il ministro Di Maio, che poi ha garantito che non abbandonerà le “battaglie politiche” di questi anni e che le leggi approvate non saranno cancellate. Poi, nonostante le dimissioni, dà appuntamento al referendum sul taglio dei parlamentari in programma a maggio, cavallo di battaglia dell’era Di Maio.
«Impossibile non attaccare i nemici, interni ed esterni e i “traditori”, dai quali – assicura – ha sempre “protetto il Movimento”».
Luigi Di Maio lascia la leadership ad interim nelle mani di Vito Crimi, membro anziano del Comitato di garanzia (organo di controllo interno al partito, introdotto due anni fa insieme al nuovo statuto): a lui spetterà il compito di traghettare il movimento fino ai cosiddetti “Stati Generali”, durante i quali si deciderà definitivamente la nuova guida politica.
Il ministro ha anticipato la sua decisione nella mattinata del 22 gennaio nella riunione con i colleghi del Movimento che si è tenuta a Palazzo Chigi, ma l’annuncio “ufficiale” arriverà in occasione della presentazione dei facilitatori regionali (i nuovi segretari locali del Movimento), in programma nel pomeriggio al Tempio di Adriano a Roma.
Conferma le indiscrezioni Vincenzo Spadafora, ministro per le Pari opportunità, che al termine del vertice ha detto: «Dobbiamo proseguire uniti perché altrimenti, divisi ci condanniamo all’irrilevanza».
«Di Maio è stato tirato per la giacchetta, dunque aspettiamo che assuma lui un’iniziativa» è invece la reazione del premier Giuseppe Conte, dispiaciuto per la decisione che in ogni caso rispetterà.
Luigi Di Maio era stato eletto candidato premier e leader politico del Movimento 5 Stelle nel dicembre del 2017, in seguito alla votazione online sulla piattaforma Rousseau.
Voci di dimissioni circolavano da settimane, anche a causa del calo dei consensi e delle continue defezioni di parlamentari dal gruppo del Movimento 5 Stelle. In molti contestavano la leadership, chiedendo una separazione tra gli incarichi ministeriali e quelli di capo politico.
Le sue dimissioni arrivano a pochi giorni dalle elezioni regionali in Emilia-Romagna e Calabria.