Una premessa è d’obbligo: tutto dipende dalla pioggia. Attenzione, non parliamo solo di intensità ma anche del dove si registrano le precipitazioni. I grandi serbatoi dell’agricoltura sono i laghi. Nonostante quelle degli ultimi giorni, la situazione resta critica. Quella che stiamo vivendo è la crisi idrica peggiore degli ultimi sedici anni. A confermarlo è Massimo Sertori, assessore della Regione Lombardia agli Enti Locali, Montagna, Piccoli Comuni con delega alle risorse idriche. «Nei giorni scorsi abbiamo organizzato un incontro con i consorzi e i rappresentanti degli agricoltori. In media c’è il 60% di acqua in meno rispetto al periodo 2006-2020». È stato deciso di attuare una deroga al deflusso minimo vitale (DMV) per i laghi di Como e di Iseo: cioè la quantità di acqua lasciata nei canali e nei fiumi per la sopravvivenza della fauna. «Di solito il limite è di 20 metri cubi al secondo, ora siamo a 10. Un lasso di tempo che consentirà ai consorzi di far scorrere il flusso e alzare il livello altimetrico dei laghi di Como e d’Iseo. Nel frattempo, l’avvio della stagione irrigua è stato rinviato di qualche settimana. Così da avere più risorse a disposizione».
Le misure attuate dalla Regione
Una misura necessaria, visto che i laghi sono il bacino d’acqua primario per l’agricoltura in Lombardia. E in una condizione di scarsità idrica così accentuata, i livelli attuali non sarebbero comunque stati compatibili con il soddisfacimento delle necessità irrigue. «Le precipitazioni dei mesi invernali – spiega Sertori – sono state decisamente sotto la media del periodo. Il mancato accumulo di riserve, sia come neve di montagna che come acqua trattenuta negli invasi idroelettrici e nei grandi laghi, ha determinato un deficit di risorsa idrica importante». Il ritardo concordato per la semina non causerà effetti nel breve periodo: solo a medio-lungo termine comprenderemo le eventuali conseguenze.
«Se la crisi idrica era al 60% nelle scorse settimane, con gli interventi attuati adesso siamo al 50%. Le precipitazioni della scorsa settimana hanno aiutato, ma non abbastanza. Chi lavora col turismo non sarà molto contento, ma la pioggia è fondamentale per l’agricoltura. Senza quella che bagna i campi le conseguenze potrebbero essere importanti. Ogni nostro piano d’intervento dipende dalle previsioni meteorologiche nel medio e lungo periodo. Non sappiamo se la situazione migliorerà o peggiorerà, noi continuiamo a tenerla monitorata giorno per giorno».
I rischi per l’agricoltura
Il Consorzio di bonifica Est Ticino Villoresi gestisce una fitta rete di canali ad uso irriguo compresa tra il Ticino e l’Adda. «I nostri serbatoi d’acqua sono il Lago Maggiore e il Lago di Como, entrambi hanno un livello idrometrico quasi al minimo», spiega l’ingegnere e direttore generale Valeria Chinaglia. «In quello di Como, per esempio, siamo 50 centimetri sotto lo zero idrometrico, vicinissimi al minimo. Quindi, il serbatoio è scarico. La causa principale è la mancanza di piogge recenti e di neve nella stagione invernale, le riserve idriche sono inferiori addirittura del 65%».
Le prime ricadute della crisi si vedono nell’agricoltura: «Finora non abbiamo avuto richieste importanti – spiega l’ingegner Chinaglia – ma dalla metà di maggio le colture cerealicole in particolare di riso e mais avranno bisogno di acqua. Stiamo conservando l’acqua nel lago per quando ci sarà maggiore necessità. Allo stato attuale, in caso di assenza di precipitazioni, prevediamo una situazione complicata. Già negli ultimi giorni nei laghi Como, Maggiore, d’Iseo, d’Idro e di Garda entra meno acqua di quanta ne viene prelevata per uso irriguo e per le centrali idro e termo elettriche. Ciò significa che aumentando la richiesta, ci sarà ancor meno acqua nei serbatoi naturali».
Senza le piogge, la crisi non farà altro che peggiorare: «In tal caso agiremo con dei piani emergenziali di carenza idrica, faremo delle turnazioni. Anziché dare l’acqua a tutti per tutto il tempo, serviremo prima alcune zone e poi altre». Problemi anche per il Naviglio Pavese, uno dei corsi d’acqua gestiti dal Consorzio Villoresi: «Nel canale ci sono delle bocche con tubi che pescano direttamente l’acqua. Nel tratto orizzontale Abbiategrasso-Milano le bocche sono poste abbastanza in alto e con l’attuale livello del Naviglio non riescono a pescare. Anche questo è un problema concreto».