È il 31 dicembre 2019 quando le autorità cinesi informano per la prima volta l’Organizzazione mondiale della Sanità del fatto che a Wuhan si è verificata una serie di casi di quella che pare essere una polmonite. In realtà non lo è e la sua origine è sconosciuta. Si inizia a indagare su questa nuova malattia. Oggi il nuovo Coronavirus -2019-nCoV – nato in Cina, è giunto ormai in diverse parti del mondo. Il bilancio è di 910 morti e 3.578 ricoverati. I casi di contagio confermati sono di 40.645. Fino a ora però nessun paziente, in Cina e nel resto del mondo, ha meno di 15 anni. I malati sono invece spesso in età avanzata: la metà ha oltre sessant’anni. La maggioranza (56 su 100) sono uomini.
L’origine: dalla Cina all’Europa
Secondo alcuni dati, il primo paziente affetto da Coronavirus è stato ricoverato il primo dicembre, quasi un mese prima che l’Oms venisse informata del virus. A gennaio viene eseguita una mappatura genetica del Coronavirus. Una prima ipotesi sostiene che il virus si sia propagato all’interno del mercato di pesce e animali vivi di Wuhan. Secondo altre teorie il nuovo agente avrebbe contagiato l’uomo attraverso i pipistrelli prima e i serpenti poi.
Il governo cinese ha attuato da subito severe misure precauzionali imponendo controlli sanitari nelle stazioni e negli aeroporti – iniziativa ripresa da tutti i Paesi collegati via aerea con la Cina – e mettendo in quarantena tutti i pazienti sospettati di aver contratto il virus.
Il 23 gennaio l’intera città di Wuhan, con i suoi 11 milioni di abitanti, viene isolata: una decisione estrema che tenta di arginare l’epidemia. Ma il virus si sta già diffondendo e varca i confini asiatici arrivando anche in Europa. L’allarme si diffonde e alla fine di gennaio giunge la notizia che il Coronavirus è arrivato anche in Italia. Due turisti cinesi vengono ricoverati il 29 gennaio allo Spallanzani di Roma. Il 6 febbraio a un ricercatore di Luzzana viene diagnosticato il virus.
Contagio e sintomi
Il virus colpisce soprattutto le vie respiratorie. I sintomi sono quelli di una classica influenza: tosse, starnuti, febbre e difficoltà nel respirare. Nei casi più gravi, questo malessere degenera in polmoniti acute, insufficienze renali e porta quindi alla morte. Il periodo d’incubazione del germe, prima della comparsa dei primi sintomi, secondo alcune ricerche è di circa due settimane. Il contagio avviene per via aerea e mediante piccole goccioline di saliva. Negli ultimi giorni è cresciuto il sospetto che la malattia possa essere trasmessa anche da pazienti che non presentano alcun sintomo.
Prevenzione e cure
Al momento non esistono cure specifiche per questa malattia, ma nella maggior parte dei casi guarisce con terapie di supporto.
La misura più efficace per prevenire l’epidemia è la quarantena, che è stata fondamentale per fermare la Sars nel 2003. Nel caso del Coronavirus l’isolamento previsto è di 24 giorni, più di quello che si presume essere il periodo di incubazione. I pazienti in isolamento vengono tenuti in osservazione in casa o in una struttura ospedaliera con l’obbligo di mantenere una serie di precauzioni: indossare una mascherina in presenza di un familiare o di personale medico, misurare la febbre più volte nella giornata e monitorare i possibili sintomi.
Essendo una malattia nuova non esiste un vaccino e per poterlo sviluppare occorrono tempi lunghi.
Per evitare di contrarre il virus, l’Istituto superiore di sanità consiglia di lavarsi le mani spesso per almeno 20 secondi. In caso di tosse o starnuti, si consiglia di coprirsi con il gomito flesso (e non con il palmo della mano) e di non toccare naso e bocca per limitare la possibile trasmissione del virus al contatto. È consigliabile poi fare attenzione alla pulizia delle superfici e degli oggetti: le superfici possano essere un mezzo di trasmissione dell’agente infettivo che può sopravvivere fino a 9 giorni.
Attenzione alle fake news
Con il virus si è diffusa anche la psicosi del contagio e, con essa, moltissime fake news. Sul web girava la voce di una possibile correlazione tra il Coronavirus e la birra Corona, certificata da un’impennata delle ricerche riguardanti un possibile legame tra il virus e la bevanda. Ovviamente non esiste nessuna relazione, se non un caso di omonimia: il virus prende il nome dalla forma delle spicole dell’agente patogeno, che ricordano quelle di una corona, mentre la birra Corona si riferisce alla decorazione della torre della Chiesa di nostra Signora di Guadalupe a Puerto Vallarta, in Messico, terra d’origine della bevanda.
La psicosi da Coronavirus si è abbattuta anche sulle attività commerciali cinesi. In molti hanno infatti deciso di “boicottare” i ristoranti etnici. Una paura immotivata, visto che il virus non può essere trasmesso attraverso il cibo, crudo o cotto che sia.