Coronavirus: scuole chiuse e 8 mln di studenti a casa. Le possibili conseguenze.

Scuole chiuse per almeno 11 giorni. L’annuncio del provvedimento arriva il 4 marzo e manda nel caos i genitori di 8 milioni di studenti italiani. Fino al 15 marzo le scuole saranno chiuse, a causa dell’emergenza coronavirus, con l’intento di arginare i contagi in Italia. Ad annunciarlo sono stati il premier Giuseppe Conte e la ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina.

Il provvedimento

La decisione è arrivata non senza polemiche. Ha cominciato a trapelare nel primo pomeriggio del 4 marzo, prima che arrivasse il parere del Comitato tecnico scientifico, che successivamente si è detto contrario alla misura. Walter Ricciardi, dell’Oms, l’ha addirittura definita una misura «inutile e dannosa». Una delle poche voci che si è espressa a favore del decreto è stata quella del presidente dell’Istituto superiore di Sanità, Silvio Brusaferro.

I genitori in difficoltà

I genitori si sono trovati costretti a organizzarsi tempestivamente per lasciare i figli a casa, tra nonni e baby sitter introvabili per il grande aumento della domanda.

Gli strumenti che i genitori lavoratori hanno a disposizione sono: le ferie, i permessi, il congedo parentale, lo smart working e la banca ore.

Ma non tutti hanno una banca ore a cui attingere, cioè non tutti hanno accumulato ore in più rispetto all’orario lavorativo, per assentarsi da lavoro in caso in emergenza. In egual misura, non tutti hanno la possibilità di gestire il proprio lavoro da casa, come prevede il concetto di smart working.

Insomma le famiglie italiane rischiano di non sapere come fare. Il ministro Elena Bonetti ha proposto il congedo straordinario per i genitori, che in alcuni casi si potrebbe tradurre in un’aspettativa non retribuita.

I genitori si dicono preoccupati. In Italia non si era mai vista una sospensione didattica così lunga e quel che impensierisce è che il rientro da scuola possa essere posticipato ulteriormente.

Le difficoltà dell’emergenza e le preoccupazioni

La lontananza dalla classe può pregiudicare l’insegnamento in sé. Le lezioni interrotte bruscamente non hanno dato modo ai professori di programmare il lavoro a distanza. Ciononostante molti insegnanti, attraverso gli strumenti di e-learning, internet e Skype, hanno già dato prova che si può dare continuità all’insegnamento anche in una situazione di emergenza.  Ma ci sono altri argomenti che preoccupano in questa situazione di incertezza.

 Alternanza scuola-lavoro

Se la didattica teorica può essere continuata via Skype lo stesso non si può dire per l’alternanza scuola-lavoro. Queste, insieme alle prove Invalsi, potrebbero subire le peggiori conseguenze, con l’abolizione “per cause di forza maggiore” per l’anno scolastico in corso. Sebbene non ci sia ancora niente di certo, sembra che ci siano altri due scenari alternativi al rientro del 15 marzo: che le scuole riaprano il 6 aprile o il 4 maggio (scenario per ora escluso dalla stessa Azzolina).
Questo renderebbe del tutto inutile far slittare l’alternanza la scuola-lavoro a dopo il rientro in aula, per mancanza di tempo.

La bocciatura

La chiusura delle scuole mette in bilico anche un altro aspetto, quello della bocciatura. La domanda che ci si pone in questi giorni è se si potrà bocciare, quando forse nessuna scuola potrà garantire la frequenza minima di 200 giorni.  La bocciatura quindi potrebbe essere disincentivata perché, qualora arrivasse, c’è un alto rischio che molti facciano appello al ricorso.

La disabilità

Tra gli studenti costretti a rimanere a casa molti sono affetti da gravi disabilità e spesso necessitano costante cura. In questo lasso di tempo, quindi, migliaia di ragazzi con grave disabilità non avranno l’assistenza degli insegnati di sostegno – pagati dalla scuola – e i genitori avranno poche scelte: assentarsi da lavoro o affidarsi ad assistenti delle cooperative che però sono pagati ad ore.

Ma le questioni in ballo sono molte, come quella sugli esami di Stato. Le istituzioni stanno infatti pensando a una Maturità più snella e si ragiona sulla possibile eliminazione della figura del commissario esterno. Anche se tutti attendono di vedere come si evolverà la situazione.

 

Federica Ulivieri

Nasce sulla costa Toscana e si laurea magistrale in Storia Contemporanea a Pisa. Vola nelle lande desolate dello Yorkshire, dove inizia a occuparsi di traduzione. Un inverno troppo rigido la fa tornare in Italia, un po' pentita di averla lasciata. Le piace scrivere di esteri, con una predilezione per l'Africa. Ha recitato a teatro per 15 anni e ha una grande passione per i fumetti, le piace leggerli, scriverne e disegnarli: è infatti anche una vignettista di attualità.

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