Coronavirus, mercato del petrolio in crisi: poca richiesta e tanta produzione

L’emergenza Coronavirus che ha investito il mondo intero ha portato con sé, oltre a morti e disagi, problemi non poco seri per l’economia mondiale. In questi ultimi giorni, il settore apparso più in crisi, è quello del petrolio. Le quotazioni dell’oro nero sono in crollo e questo fenomeno è stato chiamato «contango».

Il quadro generale della crisi

La produzione, nonostante il Coronavirus, non si è fermata. Questo ha scaturito un eccesso di materiale vista la poca domanda. In più, i produttori non hanno più a disposizione lo spazio dove depositare il greggio estratto e hanno quasi esaurito i depositi. 

Prima del lockdown di 187 paesi, la consumazione di petrolio al giorno nel mondo era di 100 milioni di barili. Dopo la chiusura, si è scesi a 70 milioni di barili e, come stima l’International Energy Agency, il trend potrà andare avanti nella stessa direzione nei prossimi mesi fino alla fine dell’anno, dove dovrebbe tornare tutto alla normalità. 

Il prezzo negativo, cosa significa e cosa succede

Il prezzo del petrolio è stato letteralmente travolto da un vero e proprio uragano che ha messo con le spalle al muro prima la quotazione del WTI (West Texas Intermediate) e poi, purtroppo, anche quella del Brent.

Tutto è cominciato lunedì 20 aprile, giorno i cui i futures statunitensi sui contratti di maggio sono crollati tanto da scendere in territorio negativo per la prima volta nella storia. Un barile di greggio è arrivato a «costare» -37 dollari al barile. Non era mai successo prima nella storia. Per capire le dimensioni del collasso, basta sapere che all’inizio del 2020 il prezzo era di 60 dollari.

Il greggio Brent, prezzato nel mare del Nord, è un punto di riferimento per i prezzi globali del petrolio. Nella giornata di lunedì è riuscito a tenere botta anche se le sue quotazioni sono scese dell’8%, attestandosi quindi al prezzo di 25,83 dollari al barile.

La situazione è seria ma bisogna sapere che il crollo riguarda i contratti futures di maggio. Chi acquisterà lo stesso petrolio con i futures di giugno, lo dovrà pagare 20 dollari. In soldoni, chi in questo momento ha la possibilità di comprare a -37, per poi rivendere ad almeno +20, può concludere ottimi affari “speculando” sulla pandemia. 

Nelle prossime 4 o 6 settimane il mercato continuerà a fare i conti con il crollo della domanda e con un eccesso di offerta. Il prezzo del petrolio, insomma, continuerà ad essere monitorato fino a che la situazione non tornerà ad essere equilibrata.

Roberto Balestracci

24 anni, quasi 25. Laureato in Scienze della Comunicazione, coltivo da sempre la passione per lo sport e per le sue emozioni. Interista, porto la Maremma nel cuore. Ma non solo. Il diploma in violino al conservatorio di Siena mi permette di collegare due mondi, sport e musica, apparentemente lontani

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