Coronavirus fase 2, la protesta delle discoteche

«Le discoteche rappresentano un comparto di 2.500 aziende, con 50 mila addetti ai lavori. Il settore ha un valore economico di 4 miliardi di euro all’anno, pari a 800 milioni di gettito fiscale. Il governo, però, non ha nemmeno speso una parola per noi. Siamo l’unico settore dimenticato dai decreti emanati sinora dal presidente del consiglio Giuseppe Conte».

A dirlo è Maurizio Pasca, il presidente nazionale dell’associazione italiana imprese di intrattenimento da ballo e di spettacolo. «Siamo stati i primi a chiudere e molto probabilmente saremo gli ultimi ad aprire – sottolinea e aggiunge – Se nessuno ci aiuta, molti locali non riusciranno a ripartire».

Il mondo della notte dà lavoro a migliaia di persone che in questo momento sono state dimenticate dalle istituzioni. «Questo è un settore che da sempre è stato sottovalutato e discriminato». A dirlo sono i vocalist, i pr, gli organizzatori di eventi, gli imprenditori e molti altri professionisti che oggi, più che mai, pagano il prezzo di lavorare in un Paese che fa ancora fatica a riconoscere il loro valore economico e sociale.

«C’è gente che ha cresciuto i figli con questo lavoro e ora non sa come andare avanti. Devono capire che anche noi esistiamo e contribuiamo a far crescere il nostro Paese. Tutto il mondo guarda i nostri artisti e ascolta la nostra musica. E’ come avere sul tavolo un piatto di ostriche e buttarle nell’immondizia», dice il vocalist Domenico Lauriola , in arte Dodo Voice. «L’Italia, purtroppo, non investe sui giovani e sarà difficile immaginare un aiuto economico da parte dello Stato», continua Miguel Acevedo, conosciuto come DjTraccia.

 

Il mondo della notte scomparirà?

Pensare al futuro è difficile «perché il mondo che conoscevamo non esisterà più», per l’organizzatore di eventi Andrea Bergamo. «Come si può pensare di ritornare a lavorare come prima senza avere introiti e continuando a pagare, però, le stesse spese? Inoltre dovremo adeguarci alle misure di sicurezza e le figure come le nostre non serviranno più a niente».

«Se i locali potranno contenere massimo 50 persone rispetto alle 500 del pre-coronavirus, la figura del pr, inevitabilmente, andrà a scomparire. La cultura del privè, della bottiglia al tavolo, dei giovani che ballano e si divertono senza problemi, automaticamente scomparirà», secondo l’event manager Andrew Sardelli ma per Dj Traccia non è così: «Dobbiamo trovare soluzioni e smettere di lamentarci, come faranno negli altri Paesi».

Andrea Bergamo, però, sostiene che in Italia non stanno facendo nulla per garantire la sopravvivenza di questo mondo e di chi ci lavora.

La protesta

«Le discoteche hanno fatto la storia del nostro Paese. Basta pensare cosa ha rappresentato la Riviera Romagnola e il Salento negli ultimi anni- dice Maurizio Pasca e conclude – Chiediamo al governo di non metterci nelle condizioni di fallire. Per questo motivo, abbiamo deciso di far sentire la nostra voce scendendo in piazza a Roma».

 

 

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