«Nel 2020 l’emergenza Coronavirus potrebbe generare un segno negativo per l’incoming turistico italiano con una contrazione della spesa turistica di circa 4,5 miliardi di euro. Il 5% del prodotto interno lordo del settore». Questo è quanto dichiarato dall’Istituto Demoskopika, centro operante dal 2001 nel campo della ricerca economica e sociale, delle indagini di mercato e dei sondaggi di opinione.
La contrazione del consumo dei beni di servizio del viaggiatore risulterebbe essere diretta conseguenza della riduzione degli arrivi, quantificata in 4,7 milioni che genererebbero, a loro volta, circa 14,6 milioni di presenze in meno rispetto al 2018.
La Demoskopika precisa: «La stima è stata ottenuta dapprima applicando ai più recenti dati Istat relativi al 2018 su base regionale, un taglio lineare del 40% ai flussi turistici provenienti dalla Cina e del 10% a quelli degli altri principali paesi che, a oggi, hanno registrato casi di Coronavirus così come costantemente monitorati dalla Johns Hopkins University. Il dato degli arrivi ottenuto è stato successivamente moltiplicato per la spesa turistica media, ricavata dall’indagine sul turismo internazionale realizzata dalla Banca d’Italia nel 2018, generata da ciascun paese individuato. L’ipotesi di partenza è che i viaggiatori residenti principalmente nei paesi che hanno fatto registrare casi di Coronavirus reagiscano per paura o timore cancellando prenotazioni o limitando gli spostamenti in aereo per ridurre le probabilità di contagio».
L’Italia non è esente. Raffaele Rio, Presidente Responsabile dell’Istituto Demoskopika ha spiegato che la preoccupazione e l’inadeguata informazione rischiano di produrre ricadute devastanti anche sul turismo regionale italiano. Ovviamente le strutture che stanno soffrendo maggiormente in questo momento sono quelle che vanno per la maggiore: le destinazioni turistiche strutturalmente più apprezzate dalle persone di tutti i Paesi, cinesi in primis. Raffaele Rio suggerisce inoltre che le regioni maggiormente colpite chiedano al governo «lo stato di calamità turistica e l’inserimento, a consuntivo di stagione, di un sostegno economico per assistere gli operatori turistici».
L’Istituto, analizzando Paese per Paese, avrebbe identificato il rischio più rilevante di contrazione in Cina (-1,3 milioni di arrivi e -2,1 milioni di presenze), seguita da Germania (-1,3 milioni di arrivi e -5,9 milioni di presenze) e Stati Uniti (-556 mila arrivi e -1,5 milioni di presenze).
In Italia, invece le regioni più bersagliate sono: Veneto, Toscana, Lombardia e Lazio.
Veneto è il più colpito. La stima delle conseguenze da Coronavirus porterebbe la regione a un calo di circa 971 mila arrivi e di oltre 3 milioni di presenze con una contrazione della spesa turistica pari ai 955 milioni di euro rispetto all’anno di riferimento individuato.
Preoccupante la situazione anche in Toscana: calo di arrivi dal valore di 695 mila e di oltre 1,8 milioni di presenze e contrazione della spesa turistica pari a circa 778 milioni di euro.
In Lombardia il calo è di 673 mila arrivi e oltre 1,6 milioni di presenze con una contrazione della spesa turistica pari a circa 685 milioni di euro. Il Lazio invece è di poco inferiore: 673 mila arrivi, oltre 1,9 milioni di presenze e una contrazione della spesa turistica pari a circa 765 milioni di euro.
Ma le sforbiciate avvengono un po’ ovunque e si possono citare anche: Trentino Alto Adige, Emilia Romagna, Calabria, Basilicata, Abruzzo e Molise.