«Io fare un passo indietro? Non capisco per quale motivo. Oggi, in questo momento in cui sto parlando, non ho ancora ricevuto alcun avviso di garanzia. Sono assolutamente tranquilla». Così Daniela Santanchè risponde sul palco dell’Assemblea annuale di Confagricoltura a proposito delle inchieste di Report. La ministra del Turismo, infatti, è indagata dallo scorso 5 ottobre nell’inchiesta milanese su Visibilia Editore, il gruppo che ha fondato, presieduto e amministrato fino a gennaio del 2022. L’accusa a suo carico sarebbe di falso in bilancio nella gestione tra il 2016 e il 2020.
Le accuse alla stampa
«Alcuni giornali scrivono delle grandi bugie, e per questo faremo la nostra querela e chiederemo il nostro risarcimento danni», aggiunge Santanchè, che considera le accuse mosse dalla stampa come “grandi bugie“. «Mio nonno mi ha insegnato a non aver paura se non fai niente di male. Io vado avanti: nessuno mi ha mai accusato nelle mie funzioni di ministro».
Il gelo nella maggioranza
Nel frattempo la pressione resta alta sul ministro. Nella sua maggioranza monta il gelo nei suoi confronti, e sono sempre di più quelli convinti che abbia le settimane contate. Gli alleati di Forza Italia e Lega guardano alla situazione con distacco solo apparente. «Sarà difficile mantenere una situazione del genere per molto tempo», è la riflessione che si fa in Fratelli d’Italia. Un nuovo articolo del Fatto quotidiano afferma che Santanchè «era a conoscenza dell’informazione di garanzia per le indagini della Procura di Milano sulle vicende del gruppo Visibilia almeno sin dal 27 marzo». Come raccontano diverse fonti, ciò ha acceso il dibattito all’interno del suo partito nelle ultime ore. Stando così le cose, la ministra non avrebbe esposto a Giorgia Meloni il quadro nella sua interezza.
L’opposizione: Santanchè si dimetta
I senatori del Movimento Cinque Stelle Luigi Nave, Sabrina Licheri e Gisella Naturale scrivono in una nota: «Oggi dalla rassegna stampa emerge con evidenza che Daniela Santanchè non ha mentito soltanto sulla gestione dei suoi dipendenti, sui suoi emolumenti e sull’utilizzo della cassa integrazione nelle sue aziende, ma anche sull’indagine a suo carico. Siamo al cospetto di una mentitrice seriale, che non può ricoprire il ruolo di ministra un giorno di più. Giorgia Meloni ritrovi un barlume di serietà, e le chieda immediatamente un passo indietro senza altre ipocrisie».