Caso Naval’nyj, il dissidente resta in carcere; no alle sanzioni dall’Europa

Ѐ stato respinto dal giudice del tribunale distrettuale di Mosca il ricorso di Aleksej Naval’nyj; il dissidente russo rimarrà per 30 giorni nel carcere Matrosskaja Tišina, dove è detenuto e da dove ha seguito l’udienza in videoconferenza. Naval’nyj è stato arrestato lo scorso 17 gennaio al suo arrivo all’aeroporto di Mosca, dopo mesi di convalescenza in Germania. L’oppositore del presidente Valdimir Putin è stato infatti avvelenato con il Novičok, presumibilmente per opera dei servizi segreti russi, mentre si trovava in Siberia. Durante il processo, Naval’nyj ha richiesto di poter vedere il suo legale, diritto che non gli è stato concesso da quando è stato arrestato. In tutta risposta, il giudice gli ha concesso 5 minuti con il suo avvocato in videoconferenza. Il dissidente rischia 3 anni e mezzo di carcere per non essersi presentato dal giudice di sorveglianza, nonostante in quei mesi fosse in Germania per curarsi dopo l’avvelenamento. Naval’nyj si trovava in libertà vigilata dopo un processo del 2014 che era già stato definito dalla Corte di Strasburgo come «motivato politicamente».

L’Europa dice no alle sanzioni

Durante la conferenza stampa che si è tenuta al termine del Consiglio dei ministri degli Esteri dell’Ue dello scorso 25 gennaio, Josep Borrell, l’Alto rappresentante per la politica estera dell’Ue, ha dichiarato che non è stata presa alcuna decisione definitiva sulle sanzioni per la Russia. Mentre da Washington è arrivata una condanna per l’arresto di Naval’nyj, dal fronte europeo, nonostante il Parlamento abbia votato a favore della chiusura del Nord Stream 2, che porterebbe gas dalla Russia alla Germania, la cancelliera tedesca Angela Merkel vorrebbe mantenere buoni rapporti con Putin per attuare il progetto del gasdotto. Inoltre, in seguito ai ritardi nella distribuzione dei vaccini da parte delle aziende farmaceutiche, si sta valutando la possibilità di utilizzare il vaccino russo Sputnik V anche nei Paesi dell’Unione Europea.

Le proteste e gli arresti

Sabato 23 gennaio decine di migliaia di sostenitori di Naval’nyj sono scesi in piazza in oltre 125 città russe per chiedere la liberazione del loro attivista. In tutta la Russia sono stati effettuati circa 4000 arresti. Mercoledì 27 gennaio sono avvenute diverse perquisizioni della polizia sia nello studio che nella casa di Naval’nyj, sia nelle abitazioni dei suoi collaboratori. Con l’accusa di aver violato le norme anti-Covid per manifestare e di aver esortato ragazzi minorenni alla protesta, sono stati fermati dalle forze dell’ordine anche alcuni membri dell’entourage di Naval’nyj, tra cui il fratello Oleg, l’avvocatessa Ljubov’ Sobol’, l’attivista del gruppo di protesta Pussy Riot Marija Alëkhina e il medico dell’oppositore, Anastasija Vasil’jeva. Ѐ diventato virale il video del blitz della polizia nella casa di Vasil’jeva, in cui viene ripresa la dottoressa che continua a suonare il piano nonostante le forze dell’ordine si siano introdotte nella sua abitazione e stiano cercando prove per incriminarla. L’addetta stampa del medico ha pubblicato poi il video su Twitter.

Il post di Instagram di Naval’nyj con cui sprona i suoi sostenitori
Il supporto dei social e l’appello di Naval’nyj

L’account Instagram @openrussia_team ha pubblicato un post in cui spiega che probabilmente i collaboratori di Naval’nyj verranno tenuti ai domiciliari fino al 23 marzo, per evitare che possano partecipare a manifestazioni. «E che cosa interessante» scrive @openrussia_team nella didascalia del post, «sabato gli imputati hanno messo in pericolo la situazione sanitaria ed epidemiologica e mercoledì Sobyanin (il sindaco di Mosca) ha rimosso la maggior parte delle restrizioni, incluso lo svolgimento degli eventi di massa». Da parte sua Naval’nyj ha lanciato un appello ai suoi sostenitori con un post su Instagram pubblicato dal suo staff: «Uscite e non abbiate paura di niente. Nessuno vuole vivere in un paese dove regnano tirannia e corruzione. La maggioranza è dalla nostra parte. Svegliamola». Domenica 31 gennaio sono previste altre manifestazioni contro la corruzione.

Chiara Zennaro

Sono laureata in Lingua e Letteratura russa e inglese. Ho conseguito uno stage presso la redazione milanese de Il Giorno, e sono tuttora una collaboratrice. Twitter: @zennaro_chiara

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