Su 408 iscritti all’esame di Microbiologia, alla facoltà di Medicina dell’Università San Raffaele, soltanto 10 sono stati promossi. Roberto Burioni, noto virologo e volto televisivo spesso presente da Fabio Fazio, ne ha bocciati 398. E non si trattava dell’esame vero e proprio, ma del pre-esame. Un test di 8 domande a risposta multipla necessario per accedere all’appello di Microbiologia e Microbiologia clinica. Dopo la pubblicazione degli esiti è scattata la polemica.
La risposta di Burioni agli studenti
Roberto Burioni ha scritto agli studenti dando spiegazione dei risultati del test. «Questa mattina hanno sostenuto l’esame 408 studenti. Di questi 10 hanno risposto correttamente a tutte le domande». E prosegue: «Faccio notare che il 17% dei partecipanti a questo appello ignorava l’agente eziologico della scarlattina e che il 44% non ha saputo indicare come fare una diagnosi di influenza».
Dopo l’eco mediatico della vicenda, Burioni ha dichiarato al Messaggero: «Chi studia lo passa, ma capisco gli studenti amareggiati». E conclude: «Insegno da più di 20 anni. Le modalità dell’esame ognuno le svolge come vuole»
La testimonianza di una studentessa bocciata
Era la prima volta che provavi a dare questo esame?
No, non era la prima volta che lo provavo. Questo è un esame del terzo anno e io sono al quarto e questa era la quarta volta che provavo di superarlo.
Il professor Burioni ha preso la cattedra l’anno scorso e già in quel caso c’erano stati molti bocciati ma non così tanti, circa un quarto della classe aveva superato l’esame, anche se con voti bassi. Sicuramente in molti non erano preparati, io per prima. Quest’anno è cambiata la modalità e, a quanto mi è sembrato, è più difficile rispetto gli appelli passati.
Ritieni che questa sia una materia difficile da studiare?
A livello di materia e contenuti non è un esame complicato, è lungo da preparare ma tra tutti gli esami di medicina, non difficile.
Qual è stata allora la difficoltà di questo esame?
Il problema non erano le domande, ma la modalità d’esame. Otto domande di pre-selezione con cinque opzioni, ma il numero di opzioni corrette non era specificato. Se ci sono otto domande, in cui ipoteticamente possono esserci anche cinque risposte corrette, non sono solo otto le domande. Per superare l ‘esame dovevi fare giuste tutte le opzioni: il margine di errore è quindi pari a zero. Se si superava questa selezione si passava all’esame vero e proprio, sempre con la stessa modalità ma con 33 domande con cinque opzioni l’una. Nulla contro Burioni, ogni professore è libero di scegliere le proprie modalità d’esame…
L’alto numero di bocciati è dipeso da una scarsa preparazione secondo te?
Io penso che se non l’hanno passato così tante persone non è questione di preparazione e basta, il problema è la mancanza di margine di errore e la modalità d’esame. Burioni ha detto che c’era chi non sapeva riconoscere l’influenza o la scarlattina. Sicuramente c’è chi è andato impreparato, ma qua le cose ci vengono spiegate benissimo, Burioni spiega molto bene ed è un ottimo professore. Quindi i concetti base di certi argomenti li avevamo tutti, bastava aver seguito le sue lezioni, che sono a frequenza obbligatoria. Questo è un esame in cui un 18 equivale a un 30 e lode, un esame che, come tanti altri nel percorso di medicina, può bloccare il proseguimento della carriera universitaria. Non è una novità che sia difficile, al San Raffaele tutti sanno che questo è uno degli esami più difficili specialmente per le modalità in cui è svolto.
L’opinione di Roberta Villa
Secondo Roberta Villa – tra le più autorevoli giornaliste scientifiche in materia di medicina e salute – le domande del test non erano così difficili come è stato raccontato dagli studenti bocciati. Domande «elementari, a cui è impossibile non saper rispondere se si è aperto un libro di microbiologia». La giornalista continua, in un post pubblicato sui suoi social: «I medici devono avere un bagaglio minimo di conoscenze». E riguardo il professore: «nessuno pensi che Burioni stavolta abbia messo troppo in alto l’asticella. È proprio il minimo». Poi conclude: «Viene da chiedersi se, tra tante giuste preoccupazioni per la scarsità di medici, ci stiamo preoccupiamo anche della loro QUALITÀ».