Da quindici anni è la regina del pomeriggio di Canale 5 con il programma Pomeriggio Cinque. Barbara D’Urso, pseudonimo di Maria Carmela D’Urso, è una macchina da guerra che si mangia la telecamera ogni volta che ci si trova davanti. Un esempio di donna in carriera da seguire per chiunque voglia lavorare nel campo televisivo – e non solo – considerando la forza, tenacia, grinta e impegno che mette in ogni progetto a cui si approccia.
Dal Grande Fratello, a Mattino 5, fino a Live non è la D’Urso, Domenica Live e al suo podcast Amiche mie. Tanti i programmi che negli anni sono stati capitanati da Barbara, nata a Napoli il 7 maggio 1957. Il suo debutto in tv negli Anni 80, con la nascente Telemilano 58. Era solo l’inizio di una grande ascesa.
Quest’anno è tornata a calcare le scene teatrali con lo spettacolo Taxi a due piazze, rifacimento tutto al femminile con la regia di Chiara Noschese della commedia di Ray Cooney del 1983. Una nuova sfida che testimonia come anche un animale da palcoscenico del calibro di Barbara D’Urso possa ancora tremare prima di una performance…
C’è differenza tra trovarsi davanti a una telecamera, con milioni di persone che la guardano da casa, ed essere su un palco, di fronte al pubblico di un teatro? Cos’ha provato?
Una paura folle, perché il teatro è completamente diverso dalla televisione. Hai la gente lì, la senti respirare, ridere, applaudire. Ti trovi in quel preciso luogo, dove vivi le emozioni delle persone, cosa che con la telecamera non accade e neanche girando una fiction.
Era trascorso tanto tempo dall’ultima volta in cui si era esibita a teatro.
15 anni…dallo spettacolo Il letto ovale di Ray Cooney e John Chapman nel 2008. È tanta roba!
E come si è sentita?
Ero agitatissima, soprattutto alla Prima. Ma poi tutto si stempera: è molto divertente, la gente partecipa e si emoziona: questa è una soddisfazione fantastica.
Lei ama molto la danza e vederla recitare in Taxi a due piazze lo sottolinea. Ogni suo movimento sembra un passo di ballo.
È vero. La danza è una passione che mi accompagna fin da piccola, soprattutto perché da quando è morta mia madre non mi ci hanno più portata e, quindi, è rimasta il mio tallone d’Achille. È un amore che porto nel cuore da sempre. A 90 anni ancora danzerò (sorride, ndr).
Come scrive nel libro Tanto poi esce il sole, edito da Mondadori e pubblicato nel 2013, sua madre è stata una figura molto importante nella sua vita. Cosa rappresentano per lei ricordi e radici?
Sono alla base di tutto, sempre e comunque.
E i rapporti d’amicizia?
Sono fondamentali. Gli uomini, i fidanzati e i mariti passano. Le amiche restano (sorride, ndr).
In passato, nella caption di un suo post su Instagram ha scritto “Non odiare la pioggia. Semplicemente non sa cadere verso l’alto”. Queste parole testimoniano una tendenza a vedere il bello e il lato positivo in ogni situazione.
Esattamente. La fortuna non esiste. Una persona deve sempre creare delle energie positive intorno a sé. Non bisogna dare vita a stati di negatività, perché è inutile. La vita è talmente lunga e breve che non vale la pena vivere nella rabbia.
Una parola che non la rappresenta?
Odio. È un termine che non conosco.
È vero che lei, quando conduce, non si rifà a un copione?
Io faccio tutto con la mia testa. Ho davanti solo una lavagnetta sulla quale vengono scritti, per esempio, i titoli dei servizi che devo lanciare e mandare in onda.
Ha mai pensato di puntare su un genere televisivo differente?
A me piace cambiare. Ad esempio, nel momento in cui non ci sono più stati Live non è la D’Urso o Domenica Live sono nate le idee del podcast Amiche mie e del teatro. E poi c’è stato il Metaverso, al quale tra poco mi dedicherò di nuovo: parlo del mio Avatar e del Meta D’Urso. Perché io sono avanti. Mi piace essere avanti. Con me le sorprese non finiscono mai. Potrebbe accadere qualunque cosa (sorride, ndr).
Cosa l’ha affascinata di più nel dedicarsi a un prodotto radio come il podcast?
Il fatto che si debba cercare di entrare nel cuore della gente attraverso un unico strumento: la voce. È molto interessante, ma non è semplice.
Che rapporto ha con la moda?
Me la invento io. Una mattina mi sveglio e mi va di essere in tuta. Quella dopo ho voglia di essere vestita totalmente in fucsia. il giorno seguente come una punk. Dipende da come mi sveglio, non c’è una regola.
Ora che outfit indossa?
Una felpa grigia, ho una camicia bianca, un pantalone nero con delle bocche rosa cucite, dei calzini sempre rosa e delle scarpe da ginnastica (sorride, ndr).
Lei ha anche insegnato al Master di Comunicazione, Social e Tv alla Luiss di Roma oltre ad aver partecipato a un workshop organizzato dalla IULM Food Accademy all’Università IULM. Cos’ha provato a essere seduta dietro la cattedra, davanti a così tanti ragazzi pronti ad ascoltarla?
È stato bellissimo. Mi hanno trasmesso tanta energia e calore e poi erano interessati. Dimostravano una grande voglia di apprendere. Inoltre, ho tantissimi giovani che mi seguono. Lo vedo sempre: mi fermano per strada, mi chiedono i selfie. Mi riferisco a persone di qualunque età…perché loro sanno che siamo coetanei. In realtà, io non ho 65 anni. Questa è la verità! (sorride, ndr)
Come fa a fare tutto? Televisione, teatro, podcast, Metaverso…Non le viene mai voglia di dire, anche solo per un attimo, stop?
Assolutamente no. Ferma io?! A riposo che faccio?! Non potrei mai fermarmi, perché questo è il mio modo di vivere e lo amo.