L’ultimo post che avete pubblicato è stato rimosso da Facebook e voi non ne sapete nulla? Niente paura, la spiegazione è semplice. Di fronte all’emergenza coronavirus, anche le più importanti aziende tecnologiche si sono attrezzate per permettere ai propri dipendenti di lavorare da casa. Risultato? Google e Facebook hanno annunciato che ciò comporterà un maggiore utilizzo di algoritmi e intelligenze artificiali, per far funzionare i propri servizi. Ciò potrebbe implicare una lentezza e un’imprecisione maggiore del controllo, della gestione e, eventualmente, della rimozione dei contenuti pubblicati sulle piattaforme dagli utenti.
Solitamente la verifica dei contenuti postati dalle persone, prevede un controllo automatico (attraverso degli algoritmi) e uno umano (qualcuno legge, guarda e valuta). Come è stato riportato dall’agenzia di stampa britannica Reuters, a causa di questa necessaria riorganizzazione, potrebbe essere aumentato sia il numero degli errori, che quello dei contenuti ambigui che sono stati rimossi. Ciò per via delle minori verifiche umane.
Il 16 marzo l’azienda ha annunciato in un comunicato, che continueranno ad andare negli uffici sparsi in tutto il mondo, solo i dipendenti che svolgono lavori che non possono essere fatti da remoto. Un esempio sono i lavoratori che devono poter accedere alle informazioni sensibili degli utenti, come chi aiuta le persone a recuperare le password, o verifica che un account non sia stato hackerato.
Google ha inoltre annunciato l’aumento di utilizzo dell’intelligenza artificiale: «abbiamo sempre usato una combinazione di umani e macchine per controllare i contenuti sulle nostre piattaforme. Per un po’ di tempo, data la situazione, aumenteremo l’affidamento ai sistemi di automazione, per far sì che meno persone debbano andare in ufficio». L’azienda ha anche specificato come questa maggiore automazione, possa rallentare la propria efficienza (tempi più lunghi per decidere se accettare i ricorsi, e per controllare che certi contenuti rispettino la legge).
Altre aziende
Sono dello stesso parere anche Facebook e Twitter, che hanno fatto sapere di aver chiesto di lavorare da casa a tutti i loro dipendenti che possono farlo. Gli ultimi comunicati dei due colossi, insieme a quelli di Google, dimostrano come, di fronte all’epidemia del coronavirus, le più grandi aziende tecnologiche statunitensi stiano cercando di fare fronte comune.