Il presidente USA Donald Trump diede in quell’occasione dell’animale ad Assad, guidando pochi giorni dopo un raid congiunto con Francia e Gran Bretagna sulle infrastrutture militari siriane. Oggi, tuttavia, un documento pubblicato dal portale WikiLeaks getta una nuova ombra sull’attacco chimico a Douma, in Siria, del 7 aprile 2018, durante l’offensiva del regime contro i ribelli.
Una missione d’inchiesta dell’Opac – l’Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche – inviata sul posto all’indomani dell’attacco, avrebbe dovuto stilare un rapporto sulla situazione. Rapporto che arriverà a quasi un anno di distanza, alimentando i primi dubbi sul caso. La mail pubblicata oggi da WikiLeaks e scritta di pugno da uno degli ispettori dell’Opac, parla di «manipolazione» del rapporto preliminare fino alla sua trasformazione «in qualcosa di molto diverso dall’originale». «La selettiva omissione di alcuni fatti infonde una certa faziosità al rapporto, minandone la credibilità», si legge ancora nella mail trapelata. Tra le righe, viene accusato l’Ufficio del direttore generale, allora guidato dal diplomatico turco Ahmet Uzumcu.
Nella prima relazione, gli ispettori avrebbero sollevato grossi dubbi sull’uso di agenti chimici: le tracce di cloro rinvenute sul teatro del conflitto – ai livelli minimi – sarebbero state del tutto compatibili con origini naturali. Sarebbe stata peraltro omessa dal testo, in quella che nella mail viene definita come la «più grande distorsione», tutta la parte relativa all’insufficienza di prove per stabilire che l’attacco chimico sia piovuto dall’alto. Punto focale, questo: la sua cancellazione sottende di fatto una minaccia implicita alla superiorità aerea delle forze governative siriane. Come sarebbe sparita la parte del rapporto in cui tre tossicologi con esperienza nel campo dell’esposizione ad agenti chimici in zone di guerra avevano messo in dubbio i sintomi denunciati dai pazienti dopo l’attacco.
In questa vicenda, Russia, Cina e Bolivia hanno fatto da unico contraltare al coro dell’indignazione trasversale dell’Occidente, votando in Consiglio di sicurezza il progetto di risoluzione per la condanna alla controffensiva capitanata dagli Usa. Più forti, tuttavia, gli otto contrari e i quattro astenuti. Risultato che ha persino messo fuori gioco la possibilità dell’esercizio del diritto di veto da parte di Stati Uniti, Gran Bretagna e Francia.
La mail trapelata oggi potrebbe cancellare e riscrivere la linea di separazione tra buoni e cattivi per come è stata sin qui raccontata. Soprattutto in ragione del tempismo perfetto con cui è stata diffusa: alla vigilia della conferenza dell’Opac al via oggi nei Paesi Bassi.