Carichi eccessivi di lavoro e dipendenti chiamati a rispondere delle lamentele della clientela anche quando i disservizi non dipendono da loro. Sembra la trama del film “Sorry we missed you”, del regista inglese Ken Loch. E invece sono le motivazioni alla base dello sciopero che gli addetti alle consegne della filiera di Amazon in Lombardia hanno indetto per il 19 febbraio.
La mobilitazione è stata annunciata il 18 febbraio dai sindacati Filt-Cgil, Fit-Cisl e Uilt-Uil e, come previsto, si sono tenuti presidi davanti ai centri di smistamento di Buccinasco, Burago e Orrigio tra le 6:45 e le 19:30.
Le motivazioni
A spiegare le ragioni dello sciopero la segretaria generale Filt Cgil Monza e Brianza Sara Tripodi: «Chiediamo uguali trattamenti per i driver di tutte le aziende che operano nelle filiere. Lunedì 17 febbraio abbiamo avanzato ad Assoespressi, l’associazione datoriale di rappresentanza, alcune richieste chiare a cui l’associazione non ha saputo dare risposte perché ancora una volta il colosso Amazon fa da padrone».
Le organizzazioni sindacali hanno spiegato di aver fatto richieste precise alle aziende impiegate nella filiera: buste paga uguali per tutti e in regola, stabilizzazioni, abbassamento dei carichi di lavoro e premio di risultato annuale. Ma non hanno ricevuto alcuna risposta. «Amazon deve far rispettare le regole e deve prendersi le sue responsabilità nei confronti di chi consegna i suoi pacchi», hanno precisato i sindacati in un comunicato unitario.
«A volte ci danno itinerari fuori città dove non si trovano gli indirizzi. Oppure dobbiamo andare al centro, in zona C, ma l’azienda non paga il ticket e noi prendiamo la multa. Oppure siamo costretti a fermarci in doppia fila per tenere il ritmo delle consegne e, anche qui, le multe le dobbiamo pagare noi». Ha spiegato Luca Stanzione della Filt-Cgil, che ha aggiunto: «Da contratto, dovremmo lavorare 44 ore a settimana, ma ne lavoriamo anche 9-10 al giorno. Inoltre, in quelle aziende che non hanno montato la timbratrice dell’orario non veniamo pagati per questo lavoro in più».
Nonostante la situazione sia migliorata, anche grazie alla mobilitazione dello scorso anno, le condizioni di lavoro stanno diventando sempre più pesanti e le proteste fra i lavoratori aumentano.
La risposta di Amazon
La risposta di Amazon non si è fatta attendere. «Richiediamo ai nostri fornitori di garantire che gli autisti ricevano compensi adeguati, siano trattati con rispetto, si attengano a tutte le normative vigenti e al codice della strada. Amazon conduce frequenti audit di conformità dei propri fornitori ed effettua verifiche su qualsiasi segnalazione di possibili infrazioni». Queste le parole del colosso americano, che ha aggiunto: «I fornitori di servizi di consegna sono innanzitutto nostri partner, e noi lavoriamo insieme a loro per definire degli obiettivi realistici che non mettano sotto pressione loro e i loro dipendenti. Per questo motivo utilizziamo una tecnologia di definizione delle rotte che prende in considerazione molteplici aspetti per determinare quantità di pacchi che un autista può consegnare in sicurezza durante il suo turno di lavoro».
In merito ai contratti poi Amazon ha dichiarato che «durante l’anno la gran parte degli autisti ha contratti a tempo indeterminati. Dati i volumi variabili della nostra attività come ad esempio durante il periodo natalizio, i nostri partner ricorrono anche ad autisti con contratti in somministrazione per sopperire ai picchi di lavoro».