ALLA SCALA CON IL DRESS CODE: VIETATI PANTALONCINI, INFRADITO E CANOTTIERE

Niente ciabatte, canottiere o calzoncini se si vuole entrare alla Scala. Il Teatro già nel 2015 aveva introdotto il dress code per poter assistere agli spettacoli, ma con il passare degli anni era stato sempre più ignorato e non veniva fatto rispettare. Ora, attraverso cartelli posti agli ingressi e in biglietteria, verrà ricordato il look corretto da avere.

Il look per entrare in sala

Le indicazioni sono volte a evitare gli abbigliamenti troppo sportivi, indossati soprattutto dai turisti, ma non si tratta di regole rigide. La Scala, infatti, rassicura che non verrà imposto l’obbligo di cravatte o abiti da sera, anzi verrà applicata una certa flessibilità. Per esempio, sarà consentito entrare a Teatro con bluse senza maniche per le donne o con le tradizionali calzature giapponesi, distinte rispettivamente dalle canottiere e dalle classiche infradito. Il rispetto delle regole di abbigliamento, fatte rispettare dalle maschere, rientra in uno scopo preciso: rispettare il luogo e l’occasione, fruendo dell’esperienza culturale a 360 gradi. La direzione, quindi, invita a optare per un look consono «al decoro del Teatro, nel rispetto del Teatro stesso e degli altri spettatori».

Vietati il cibo e i cellulari

Oltre al dress code, per godere dell’esperienza teatrale è fondamentale assumere un comportamento generale rispettoso. Nel rispetto delle rappresentazioni e degli artisti sul palco, non sarà possibile introdurre cibo e bevande, soprattutto di nascosto come alcuni spettatori erano soliti fare. Inoltre, in nome del bon ton teatrale, secondo la Scala sarebbe appropriato non usare i propri dispositivi elettronici durante gli spettacoli. Tenendo i cellulari accesi e usandoli per scattare foto o girare video, non solo si disturberebbero gli artisti e il resto del pubblico, ma non si presterebbe la giusta attenzione allo spettacolo.

Le regole per assistere agli spettacoli al Teatro alla Scala

Infine, per la Scala è stato fondamentale sottolineare un altro comportamento: evitare di appoggiarsi alle balaustre, in quanto nei mesi scorsi un cellulare era caduto dai palchi, colpendo uno spettatore in platea. Ad approfondire il tema sarà il giornalista Alberto Mattioli con un articolo che sarà pubblicato sulla rivista ufficiale della Scala a settembre. Il mancato rispetto delle regole, evidenzia il Teatro, non consentirà alla persona in questione di entrare in sala e non sarà possibile avere il rimborso del biglietto.

La divisione interna
Il sovrintende della Scala, Fortunato Ortombina

La Scala spicca a livello europeo per la scelta più rigida nel look. In altri teatri come l’Opéra di Parigi o la Royal Opera House di Londra si consiglia un dress code appropriato, senza però regole stringenti. Il teatro milanese, invece, torna su una strada più vecchia, secondo cui è fondamentale sia la visione dello spettacolo sia una condivisione rispettosa. Ma la scelta divide l’interno della Scala. Ad avanzare la proposta odierna è stato il nuovo sovrintendente Fortunato Ortombina, influenzato dalla Fenice di Venezia dove indicazioni simili erano già state implementate.

Il sovrintendente uscente della Scala, Dominique Meyer
Il sovrintendente uscente della Scala, Dominique Meyer

La scelta di Ortombina è dettata da un unico scopo: acquistare l’eredità del Teatro e ridiventare un luogo simbolo dell’eleganza e della cultura italiana. Dall’altra parte il sovrintendente uscente, Dominique Meyer, è contro la proposta sul dress code: «Mi importa che i giovani vengono, non come sono vestiti». Meyer, infatti, ricorda che quando era giovane alcuni signori lo avevano redarguito per il suo abbigliamento una delle prime volte all’Opéra a Parigi.

I motivi della scelta

Al contrario di quanto di potrebbe pensare, nella maggior parte dei casi i ragazzi si presentano alla Scala con capi più formali ed eleganti rispetto agli anziani. E soprattutto sono gli stranieri che per entrare in sala indossano look troppo informali, quindi non adatti al luogo. La decisione della Scala non riguarda solo l’apparenza del pubblico a teatro, ma permette di fare una riflessione più ampia che arriva a toccare il rapporto che gli spettatori hanno con le istituzioni culturali e il rispetto che hanno verso gli artisti. L’obiettivo della Scala, quindi, ha un valore sia simbolico sia sociale e mira a promuovere la partecipazione consapevole alle rappresentazioni.

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