A 50 ANNI DALL’APOLLO 11 SI PARLA DI SPACE ECONOMY

La corsa allo spazio è cominciata il 4 ottobre 1957, quando l’Unione Sovietica mandò in orbita intorno alla Terra il primo satellite artificiale. Si chiamava Sputnik 1 (la cui traduzione è compagno di viaggio) ed era una sfera metallica dal peso di 83 chilogrammi, che rimase in orbita per 92 giorni. Pochi anni dopo, il 12 aprile 1961, fu sempre l’Unione Sovietica a inviare il primo uomo nello spazio, Jurij Gagarin. Ma, come la storia insegna, furono gli Stati Uniti d’America a vincere la corsa allo spazio, quando il 20 luglio 1969 Neil Armstrong divenne il primo essere umano a mettere piede sul suolo lunare. Ora, a distanza di poco più di cinquant’anni da quella storica data, le missioni spaziali sono molto cambiate; gli obiettivi geopolitici che cinquant’anni fa spingevano all’esplorazione di altri pianeti hanno lasciato il posto alle spedizioni civili e si sono fatti largo sempre più i concetti di economia e turismo spaziali.

Neil Armstrong, Buzz Aldrin e Michael Collins, i protagonisti della missione spaziale Apollo 11

Una moltitudine di protagonisti

Amedeo Balbi, professore associato di Astronomia e Astrofisica presso il Dipartimento di Fisica dell’Università di Roma “Tor Vergata”, spiega che «negli anni ‘60 c’era la guerra fredda, quindi ciò che spingeva alla conquista dello spazio erano motivi strategici e scopi geopolitici. Era tutto basato non solo sulla supremazia militare ma anche tecnologica, perché chi disponeva di una tecnologia migliore era avvantaggiato. Poi c’era la questione economica: serviva parecchio denaro per finanziare le imprese nello spazio. In ogni caso, dopo che gli americani avevano vinto la corsa allo spazio portando l’uomo sulla Luna, l’interesse politico è sceso. Ora lo scenario è completamente cambiato, non ci sono più solo due protagonisti, ma le nazioni che ambiscono alla conquista dello spazio sono molte di più: i cinesi, gli indiani, gli emirati arabi, i giapponesi e l’ESA (ndr. l’Agenzia Spaziale Europea)».

Negli anni ’60 c’era la guerra fredda e ciò che spingeva a conquistare lo spazio erano scopi geopolitici. Ora è tutto cambiato e ci sono molti più protagonisti.

A loro si aggiungono altri privati e imprenditori che negli ultimi anni hanno cominciato a finanziare le missioni nello spazio. Si parla di uomini del calibro di Elon Musk e Jeff Bezos, che vendono il sogno di viaggiare nello spazio. «È sicuramente un provocatore», ha detto a proposito di Elon Musk l’astronauta Luca Parmitano, in un’intervista per il podcast del canale YouTube Muschio Selvaggio, «ma è anche un visionario che si è buttato in questo campo dal nulla e, grazie alla sua bravura mediatica e di marketing, ha creato qualcosa che funziona davvero. Recentemente due astronauti sono partiti con la prima navetta spaziale americana dall’epoca dello shuttle. E questa navicella è stata costruita da Musk.

Ciò significa che lui, da un lato crea qualcosa che effettivamente si può utilizzare, dall’altro fa cose eccentriche come mandare in orbita una Tesla. Da astronauta quello che mi viene da dire è che, sì, la macchina è anche bella, ma non ha un’applicazione pratica molto importante. Però penso sia positivo il suo pensare fuori dagli schemi, perché fino a ora nello spazio abbiamo mandato solo ingegneri, scienziati, ma non è detto che siano loro i più creativi. Noi astronauti siamo degli ottimi esecutori, ma la creatività potrebbe venire da altre parti. Magari, prima o poi riusciremo a mandare nello spazio degli artisti e in un certo senso Elon Musk è questo passaggio, perché lui propone cose originali».

Luca Parmitano intervistato da Fedez per il  canale YouTube Muschio Selvaggio

Sulla questione degli imprenditori che finanziano i programmi spaziali, anche Amedeo Balbi fornisce la propria opinione: «È cambiato il contesto mondiale e il capitalismo è diverso. Dal punto di vista culturale, di romantico c’è poco. La space economy può diventare molto redditizia e per Elon Musk è così. Per i governi i costi necessari per le spedizioni non erano più sostenibili, per questo è stato dato tutto in mano ai privati. La differenza principale è che, come già detto, cinquant’anni fa le missioni erano anche mosse da motivi di supremazia militare, oggi ciò che spinge a esplorare lo spazio sono ragioni economiche».

La scienza Vs il turismo spaziale

In questo contesto dove i guadagni giocano un ruolo centrale, Balbi ricorda che «esistono comunque due ambiti distinti: da una parte ci sono le agenzie spaziali che fanno tantissima scienza e mettono nello spazio molti strumenti utilissimi per studiarlo. Un esempio è il telescopio Hubble, che è stato lanciato in orbita nel 1990 ed è ancora operativo. Ma questa parte è quella costosa e non redditizia. Ciò che fa girare tanti soldi è tutto quello che c’è intorno, cioè l’economia e il turismo spaziali. Persone come Elon Musk, Jeff Bezos e Richard Branson non fanno scienza, fanno gli imprenditori. Vendono un’idea che è il sogno di andare tutti nello spazio. In questo c’è una componente di realtà perché, per esempio, Musk costruisce razzi. C’è però anche una proiezione di sogno, perché il progetto di fare la città su Marte è una cosa assurda e idealizzata senza delle vere basi scientifiche. Lo stesso vale per il proposito di mandare gli uomini su Marte, che è una cosa molto complicata».

Jeff Bezos, il creatore di Blue Origin, società privata specializzata nei voli spaziali sub-orbitali

La monopolizzazione delle orbite

Per farsi un’idea di che cosa sia l’economia spaziale e di quanto sia utopica l’idea del turismo su Marte, bisogna analizzare i due aspetti menzionati da Balbi: i razzi costruiti da Elon Musk e le criticità che si incontrano nel portare gli esseri umani su Marte. Per quanto riguarda i primi, è bene precisare che non esiste una regolamentazione per mettere in orbita i propri satelliti, nella fascia tra i 450 e i 1.000 chilometri di quota. Nello spazio vige dunque la legge del Far West e gli imprenditori più potenti non hanno esitato a sfruttare la situazione. Così, SpaceX (Space Exploration Technologies Corporation) l’azienda aerospaziale privata fondata da Musk, manda in orbita migliaia di satelliti. Utilizza un razzo in grado di trasportarne 60 in una volta sola, riempie le orbite e impedisce l’ingresso agli altri utenti. Tutto ciò crea una vera e propria monopolizzazione spaziale, molto redditizia per Musk. Infatti, gli consente di sfruttare le potenzialità del 5G e di affittare una parte dei propri satelliti.

Elon Musk, il fondatore dell’azienda aerospaziale privata SpaceX

Andare su Marte, un viaggio pieno di pericoli

Nonostante i grandi imprenditori come Elon Musk, Jeff Bezos e Richard Branson continuino a sostenere che sia possibile creare un turismo su Marte, il loro per ora è solo un sogno molto difficile da realizzare. Come l’astrofisico Giuseppe Galletta ha scritto in un articolo uscito su La Lettura del Corriere della Sera, «cinquant’anni di studi fatti sulle stazioni orbitanti hanno mostrato che nello spazio gli esseri umani si trovano in una condizione che danneggia gravemente il loro organismo». Galletta ha spiegato che una parte del pericolo è dovuto dalle particelle cosmiche che vengono emesse dal sole e dall’esplosione di stelle nella galassia. «Sulla terra», ha precisato l’astrofisico, «siamo difesi dal campo magnetico che le intrappola nelle Fasce di Van Allen, evitando alle cellule viventi malattie e mutazioni genetiche. Ma viaggiando nello spazio, l’esposizione cresce con il tempo. Se occorrono alcuni mesi per raggiungere Marte con un’astronave attuale, si ha un’alta probabilità di insorgenza di tumori».

Ecco dunque un grande problema che si pone davanti al sogno di portare le persone sul pianeta Marte. Chi sarebbe disposto a partire per il pianeta, consapevole di avere poche possibilità di sopravvivere e tantissime di tornare con una grave malattia? Galletta ha aggiunto che «si stanno studiando “scudi magnetici”, ma la loro dimensione aumenterebbe molto la massa del veicolo da lanciare, con costi proporzionalmente alti in termini di energia».

Un’altra criticità che rende difficile il turismo spaziale è l’assenza di gravità, ed è stato scoperto che questo nel tempo crea degli effetti altrettanto gravi. «Per miliardi di anni», ha scritto l’astrofisico, «piante e animali si sono adattati a una forza che determina l’alto e il basso. La struttura scheletrica e l’apparato muscolare servono a vincere il proprio peso; le radici e le foglie delle piante si orientano in base alla direzione del centro di gravità; i pesci nuotano sfruttando il principio di Archimede, con la spinta idrostatica verso l’alto; persino animali e piante microscopiche dipendono da essa. Sulla Luna la gravità è il 17% rispetto a quella terrestre, su Marte il 38%. Sulla stazione spaziale il bilanciamento tra la forza di gravità terrestre e quella centrifuga dell’orbita è un milionesimo rispetto al suolo».

Gli effetti derivanti da questa assenza sono sintomi come il mal di mare prolungato e, nel lungo periodo, atrofia muscolare e osteoporosi, generati dal cosiddetto “stress spaziale. Tutto ciò renderebbe quindi impossibile all’uomo rimanere sul pianeta per un periodo di tempo prolungato. «Si può riprodurre la forza di gravità su veicoli spaziali ruotanti attraverso la forza centrifuga», conclude Galletta, «ma poi gli esploratori non potrebbero restare a lungo sulla superficie di un pianeta o satellite. Avrebbe senso a quel punto creare delle colonie umane permanenti?».

Il nucleo del pianeta Marte

La Luna e le strutture costruite con le stampanti 3D

Se però andare su Marte resta, almeno per ora, un’impresa molto difficile da realizzare, non si può dire lo stesso dei viaggi sulla Luna. Luca Parmitano ha spiegato che visitare, e addirittura fermarsi sul suolo lunare, potrebbe essere un traguardo più vicino da raggiungere di quanto si crede. L’astronauta ha raccontato di come la poca forza di gravità presente sulla Luna consente di costruire, con il terreno lunare, mattoni enormi e facili da manovrare. Cioè rende molto più facile realizzare una struttura, perché non servono tutti i macchinari che normalmente vengono utilizzati sulla terra per costruire un edificio. «I mattoni si possono creare con le stampanti 3D, che vengono spedite sulla Luna», ha detto Parmitano, «poi questi blocchi vengono utilizzati per ricoprire una struttura gonfiabile, una tenda pneumatica. Così è possibile creare una struttura permanente, in grado di proteggerci dalle radiazioni cosmiche che sono molto pericolose».

 

 

 

 

 

 

Leonardo Degli Antoni

Giornalista praticante di 24 anni. Per ora scrivo su Masterx e ho un contratto di collaborazione con Il Giorno. Mi piace la cultura e lo spettacolo... ma mi intriga molto anche la cronaca nera. Ho vissuto per un anno in Texas durante le superiori e ho un buon livello di inglese.

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