La guerra parallela sull’informazione tra fake e siti censurati

La Russia ha scatenato una guerra non solo sul piano militare, uccidendo migliaia di persone tra soldati e civili ucraini, ma agendo anche dal punto di vista informatico, oscurando le più grandi piattaforme social in un piano di controllo dell’informazione operato dal Cremlino. Si tratta di un modo di controllare il popolo, limitando l’accesso a Internet da parte di un regime autoritario.

I social network in Russia
I post carichi di odio verso Putin su Facebook

La Russia è il paese europeo con il più alto numero di utenti digitali, contando 100 milioni di persone che accedono regolarmente a internet. La Roskomnadzor, l’autorità governativa che controlla le comunicazioni, ha deciso di bloccare l’accesso a Facebook, come conseguenza della censura dei media statali russi messa in atto da Meta. La società di Mark Zuckerberg aveva fatto poi un passo indietro, togliendo la censura ai post contro la Russia e la Bielorussia: in alcuni paesi è possibile postare messaggi di odio e di morte contro Putin, Lukashenko e l’esercito invasore. I cambiamenti temporanei della politica di Facebook sono attivi in Armenia, Azerbaijan, Estonia, Georgia, Ungheria, Lettonia, Lituania, Polonia, Romania, Russia, Slovacchia e Ucraina.

Non è la prima volta che Facebook cambia temporaneamente la sua policy in situazioni di crisi: nel luglio 2021 il social ha permesso per un tempo limitato di due settimane, di augurare la morte alla guida suprema dell’Iran Ali Khamenei, in seguito alle proteste contro la scarsità d’acqua avvenute a Teheran, alimentate dalla quinta ondata di Covid-19 e da problemi economici. Il governo iraniano aveva risposto con sparatorie e uccisioni. Il popolo ha testimoniato l’orrore attraverso le piattaforme online: Facebook ha permesso la condivisione di quei contenuti.

La Roskomnadzor, autorità del governo di controllo delle informazioni

L’ambasciata russa negli Stati Uniti ha risposto chiedendo a Washington di “fermare le attività estremiste e prendere misure per portare i responsabili di fronte alla giustizia. Quella di Meta è una politica aggressiva e criminale”. Anton Gorelkin, il vicecapo del comitato russo sulle tecnologie e le comunicazioni, ha accusato l’azienda di Menlo Park di “incitamento all’odio razziale che nella legislazione russa si qualifica come estremismo”. Il Ministero degli esteri russo ha trasmesso all’ambasciata statunitense a Mosca una nota che comunicava l’avvio di una procedura penale nei confronti del gruppo Meta.

Mezzi di informazione oscurati in Russia

Ecco che Facebook e Instagram sono stati oscurati in Russia a partire da lunedì 14 marzo: una mossa che fa parte del progetto più ampio di Putin di controllare i social media e di indirizzare le discussioni online su piattaforme autarchiche. Dopo l’attacco al colosso Meta, anche Twitter è stato messo fuori uso, conseguenza della decisione di Bruxelles di bloccare Russia Today e Sputnik, testate megafono del Cremlino considerate piene di fake news e propaganda russa. Non solo: la Roskomnadzor ha chiuso due delle ultime testate rimaste indipendenti, la radio Echo di Mosca e la tv satellitare Dozhd. E Whatsapp? L’applicazione di messaggistica online non è stata bandita da Putin, poiché serve a comunicare e non a pubblicare e condividere informazioni.

Russia Today e Sputnik
La nuova legge contro le fake news

Successivamente la Duma, la camera bassa del Parlamento russo, ha approvato una legge che modifica il Codice penale per contenere la diffusione di fake news sulle operazioni dell’esercito russo: chi diffonderà informazioni che vanno contro la narrativa del governo russo sulla guerra, rischierà anche fino a 15 anni di carcere e una multa da un milione e mezzo di rubli. La Russia non vuole che si venga usata la parola “guerra” e impone l’uso di “operazione militare speciale”. Le conseguenze sono molteplici: il periodico indipendente Novaja Gazeta, storico giornale dove collaborava Anna Politkovskaja e diretto da Dmitrij Muratov, premio Nobel per la Pace, ha deciso di eliminare alcuni contenuti legati alla guerra. La Cnn ha sospeso l’attività dei giornalisti sul posto e la Bbc ha richiamato in patria tutti i suoi cronisti

Il colosso dello streaming Netflix ha sospeso il servizio in Russia: le persone non sono più in grado di sottoscrivere un abbonamento, e tutti gli account russi saranno sospesi.

Il sito 1920 di Anonymous

Il collettivo di hacker Anonymous si è schierato apertamente con l’Ucraina, dichiarando guerra alla Russia, creando il sito web 1920.in. Il portale permette di inviare messaggi precostituiti a numeri di telefono russi, per informarli su ciò che sta realmente accadendo in Ucraina. Nell’account Twitter @YourAnonNews di Anonymous si testimonia la potenza ed il successo di 1920.in, dal momento che sono stati inviati circa 30 milioni di messaggi.

Il sito web 1920.in di Anonymous
I nuovi social utilizzati in Russia

Proprio da questo procedimento, sono nati gli sforzi del popolo russo di scovare alternative per rimanere nel mondo social. Invece di Facebook, gli utenti russi stanno comunicando su Vkontakte (VK), letteralmente “in contatto”: creato come una rete sociale web per gli studenti russi, adesso conta 650 milione di utenti registrati. Il fondatore Pavel Durov ha creato anche Telegram, una delle poche piattaforme ancora non censurate, dove è possibile scambiarsi messaggi in libertà. Dopo il blocco di Meta, Telegram è aumentata notevolmente di popolarità.

Ma sembra che Anonymous abbia hackerato anche Vk, sapendosi infiltrare nei sistemi informatici e utilizzando l’account ufficiale del social, per inviare messaggi a tutti gli iscritti per raccontare l’elevato costo umano della guerra. Dopo Vkontakte, i russi usano Odnoklassniki, piattaforma sfruttata molto dalle aziende per definire il loro target di riferimento.

Il social Vkontakte (VK)

Il servizio di mail e messaggistica più usato è Mail.ru Group, nato nel 1998 come provider per i servizi di posta elettronica. Una parte del portale è il social network Moi Mir che permette di condividere foto, video e contenuti.

Il motore di ricerca più popolare non è Google, ma Yandex: non è funzionale solo a fare ricerche sul web, ma offre sezioni dedicate alla mail, news, meteo e finanza. RuTube è il sito web di video sharing, utilizzato al posto di YouTube: trasmette canali tv e radio e permette agli utenti di caricare e condividere video blog.

Il prossimo 28 marzo la Russia lancerà Rossgram, la copia russa di Instagram: “funzionerà sia per Android e iOS e disporrà di diverse funzioni aggiuntive, come la possibilità di accedere a contenuti a pagamento o di raccogliere fondi con il crowdfunding” hanno dichiarato gli sviluppatori Alexander Zobov e Kiril Filimonov.

Il social Rossgram
Il futuro dell’informazione digitale in Russia

Proiettandosi nel futuro, se Mosca dovesse disconnettersi dalla rete internet globale, potrebbe entrare in funzionamento RuNet, la rete proposta nel 2014 e dal 2019 in fase di sperimentazione locale. Ha avuto uno stop nel 2020 per il Covid e adesso è nuovamente fermo a causa di malfunzionamenti. Già nel dicembre 2019, Putin aveva firmato una legge che obbligava i produttori di computer, smartphone ad installare applicazioni di sviluppatori locali. Questo tracciava una strada per l’indipendenza economica.

Gli utenti del web stanno utilizzando le VPN (Virtual private network), reti private che mascherano il reale indirizzo internet dell’utente, scavalcando così la censura ed i blocchi imposti dal governo. Adesso i cittadini russi temono la censura di Wikipedia, dopo le minacce del Cremlino e l’arresto di un redattore di lingua russa. La Russia ha già censurato Wikipedia nel 2015 a causa di alcuni articoli sulla cannabis: la Roskomnadzor aveva chiesto la rimozione delle pagine ritenute discutibili, ma l’enciclopedia si era rifiutata. Quindi Mosca aveva bloccato l’intero sito per un giorno. Si teme che possa succedere di nuovo.

Se questa tendenza di isolare la Russia dal mondo digitale continuerà, secondo il Massachusetts Institute of Techonology (Mit), si rischia il concetto di Splinternet una rete frammentata che metterebbe fine al web globale come lo conosciamo noi, la fine dell’era del mondo connesso.

La possibilità di un ritorno all’era sovietica

La Russia sta facendo una nuova strategia di marketing non solo nel mondo social, ma anche tra i colossi occidentali: la celebre catena di fast food McDonald’s ha deciso di sospendere temporaneamente tutte le attività nel paese. A prendere il suo posto Zio Vanja, che prende il nome dall’opera teatrale del XIX secolo di Anton Checov e che presenterà solo materie prime russe. Stessa grafica di McDonald’s, una B gialla (che nell’alfabeto cirillico corrisponde alla V di Vania) su sfondo rosso. Ed anche la forma è molto simile, i due archi inclinati di novanta gradi a destra.

Non solo Mc, ma oltre 250 marchi stanno scappando dal paese, facendolo così ripiombare nell’era sovietica. Tra questi, Starbucks e Coca Cola ma per loro non è stata ancora trovata un’alternativa.

Zio Vanja
Giulia Zamponi

Toscana, classe 1990, sono approdata a Milano per inseguire il mio sogno: il giornalismo. All’Università di Pisa mi sono laureata in Informatica Umanistica, dove ho imparato a trattare i contenuti culturali in forma digitale e a comunicarli attraverso le varie piattaforme web. Sono una giornalista pubblicista e ho collaborato con “Il Tirreno”: la prima volta che sono entrata in una redazione mi sono resa conto che non sarei mai più voluta uscire. Adesso giornalista praticante per MasterX. Mi interesso principalmente di esteri e di criminologia: mi piace analizzare ogni particolare di una situazione e indagare sugli aspetti più nascosti della realtà. Sono un’anima solare, sensibile e determinata. Amo l’intensità dei tramonti, gli intricati thriller di Joel Dicker ed il rumore delle onde del mare.

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