Super Bowl: un minuto di pubblicità costa come un attico a Manhattan

Super Bowl e Stati Uniti d’America, due termini ormai sinonimi. L’evento che tutti  aspettano nel Paese è la finalissima della NFL (National Football League), il massimo campionato di football americano. Nella notte italiana tra domenica 12 e venerdì 13 febbraio, a Glendale in Arizona, i Kansas City Chiefs e i Philadelphia Eagles si sfidano per il titolo. Le narrative degli appassionati e dei tifosi non mancano di certo: dalla rincorsa di Patrick Mahomes a Tom Brady e alla sua etichetta di GOAT (Greatest Of All Time) fino alla rivincita di Jalen Hurts, quarterback tanto bistrattato nelle sue prime uscite professionistiche. Passando per la favola dei fratelli Kelce, che giocheranno uno contro l’altro dividendo i cuori dei loro familiari. Ma dietro a passione, curiosità, tifo, speranze e paure ci sono decine di miliardi di dollari.

Alt Patrick Mahomes alza il Vince Lombardi Trophy dopo la vittoria del Super Bowl 2020
Patrick Mahomes alza il Vince Lombardi Trophy dopo la vittoria del Super Bowl 2020
Lo spettacolo più visto dell’anno

Che il Super Bowl sia l’evento sportivo con più spettatori è una leggenda. La finale dei mondiali di Qatar 2023 ha tenuto incollati davanti allo schermo circa un miliardo e mezzo di persone. Numeri che uno sport di diffusione limitata come il football americano non può nemmeno sognare. Per intenderci, il Super Bowl più visto è datato 2015, tra Seattle Seahawks e New England Patriots, con 114,4 milioni di spettatori. L’anno scorso l’audience ammontava a 99,18 milioni di persone e quest’anno se ne stimano 115 milioni. Numeri risibili se confrontati con l’impegno quadriennale e mondiale della FIFA World Cup, eppure impressionanti in ambito statunitense.

Che la NFL domini il panorama televisivo americano è evidente.

Delle 50 trasmissioni più viste negli Stati Uniti durante il 2022, 42 erano partite della massima lega di football. La finale dei mondiali si è classificata trentottesima, dietro due partite di football di livello collegiale. L’appuntamento con l’annuale discorso del presidente, lo State of the Union Address, ha raccolto solamente 38 milioni di spettatori. Circa un terzo rispetto al Super Bowl. Di fronte a queste evidenze, non può stupire un altro dato: CBS, una delle principali emittenti televisive americane, ha pagato 425 milioni di dollari il pacchetto di diritti dei mondiali di calcio 2018 e 2022, mentre ogni anno per i diritti, tra l’altro non esclusivi, della NFL investe 2,1 miliardi di dollari.

Una pubblicità salatissima

C’è da dire che lo sport americano, che sia basket, football o baseball, tende ad essere spettacolarizzato. Le interruzioni sono frequenti e ogni occasione è buona per propinare all’audience una bella pausa pubblicitaria. È il modo in cui le diverse emittenti riescono a rientrare dalle spese abnormi per i diritti tv del football. Così, da un’ora di gioco effettivo, si arriva ad almeno 150 minuti di partita. Una tendenza ancora più esasperata nel caso del Super Bowl.

Alt Una azione dell'ultimo Super Bowl, vinto dai Los Angeles Rams per 23-20 contro i Cincinnati Bengals
Una azione dell’ultimo Super Bowl, vinto dai Los Angeles Rams per 23-20 contro i Cincinnati Bengals

I guadagni pubblicitari ottenuti dall’evento sono elevatissimi. Motivo per cui la NFL stessa, per una sorta di par condicio tra le emittenti televisive, ha istituito una vera e propria rotazione: nello spazio di quattro anni, il Super Bowl è trasmesso a turno da ABC, NBC, FOX e CBS. Il 12 febbraio tocca a FOX, che ha già annunciato di aver completato la vendita di tutti gli spazi pubblicitari disponibili nella diretta.

I prezzi per le inserzioni sono da record: in media tra i 6 e i 7 milioni di dollari, come un attico a Manhattan. Si parte da qualche centinaio di migliaia di dollari per le pubblicità mattutine, passando ai 3 milioni durante il pre-partita, fino a sfondare il tetto dei 7 milioni nell’intervallo tra secondo e terzo quarto. Quello del celeberrimo Halftime show, il concerto lampo di una star musicale, affidato quest’anno a Rihanna. Insomma, cifre astronomiche soprattutto se specifichiamo la durata media di uno slot pubblicitario: 30 secondi, per un ammontare di 233mila dollari al secondo. Calcolando che negli ultimi 20 Super Bowl ci sono sempre stati almeno 40 minuti di pubblicità, talvolta anche più di 50, i proventi di FOX si aggireranno tra i 560 milioni e i 700 milioni di dollari. Solo dalla pubblicità. Essendo una parte così corposa dell’esperienza del Super Bowl, l’advertising è curato al massimo. Ogni anno sono mandati in onda dei veri capolavori, con la partecipazione di stelle sportive o degli attori più in voga del momento.

La terra dorata delle scommesse e dei consumi

Le scommesse sportive hanno trovato la loro El Dorado negli Stati Uniti d’America. La legalizzazione progressiva dello sports betting, ora presente in 36 stati su 50, ha solo gettato benzina sul fuoco di qualcosa che già era radicato nella cultura americana.

Secondo le stime della American Game Association, quest’anno circa 50 milioni di adulti americani scommetteranno sul Super Bowl per un totale di circa 16 miliardi di dollari. L’anno scorso, 180 milioni sono arrivati solo dallo stato del Nevada. Tra scommesse vecchio stile e moderne app, come DraftKings, BetMGM o FanDuel, ce n’è davvero per tutti i gusti. Si puntano soldi sul risultato della partita, sulle statistiche di squadra o dei singoli giocatori, ma anche sulla durata dell’inno nazionale, cantato da Chris Stapleton prima del kickoff iniziale.

La circolazione di denaro aumenta anche lontano dalle grandi televisioni o aziende. È una tipica tradizione a stelle e strisce organizzare un Super Bowl watch-party. Una vera e propria festa con familiari e amici durante la quale si guarda insieme la partita. Un sondaggio effettuato dal National Retail Foundation (NRF) ha scoperto che 192.9 milioni di americani adulti hanno intenzione di guardare la partita. Di questi circa 103 milioni ospiteranno un watch-party, che prevede cibo, bevande, televisioni, abbigliamento, decorazioni, arredo e altri accessori a tema. L’NRF ha calcolato una spesa media per persona di circa 85.36 dollari durante la domenica del Super Bowl. Questo significa che l’economia indirettamente legata all’evento genererà circa 16.4 miliardi di dollari.

Sport per tutti o spettacolo elitario

Capitali multimiliardari prima o poi vanno ad intaccare qualunque evento pubblico, soprattutto se è di una portata simile. Durante tutta la stagione regolare e anche nelle partite dei playoff, che precedono la finalissima, gli stadi sono gremiti di tifosi urlanti. Anzi, a dirla tutta, molte tifoserie si vantano di essere le più assordanti, rendendo complicata la comunicazione tra i giocatori avversari. L’atmosfera di passione, di gioia, che riassume in sé tutti quei sentimenti più istintivi e più profondi del tifoso, si dissolve nell’aria nello spazio di due settimane, quei quattordici giorni che separano le finali di Conference dal Super Bowl. Più volte gli stessi giocatori se ne sono lamentati: nel palco più importante della stagione, di tifo ce n’è davvero poco, perché ormai il Super Bowl è un evento chic e la maggior parte delle persone non ha la possibilità di vedere gli atleti pazzeschi giocare e al contempo godersi lo spettacolino di Rihanna di un quarto d’ora. Il prezzo dei biglietti è lo specchio di tutto ciò: la media è di circa 6 mila dollari, ma arrivano a toccare anche i 43 mila.

Da evento sportivo a intrattenimento puro, da finale che corona i migliori della stagione a spettacolo montato appositamente per avviare un’enorme macchina di guadagno. Il modello economico è indiscutibile, ma a pagare sono il football americano e i suoi tifosi.

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