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Morto George Foreman, fu il campione più anziano nella storia dei pesi massimi

È morto a 76 anni l’ex pugile George Foreman: due volte campione dei pesi massimi, Foreman è ricordato per il match perso contro Muhammad Alì, ma anche per un glorioso ritorno ai vertici dello sport dopo anni passati lontano dal ring.

30 ottobre 1974, una data spartiacque

Ci sono momenti dello sport che appartengono alla memoria di tutti, non solo degli appassionati. Uno di questi è The Rumble in the Jungle, il match che vide Muhammad Alì riguadagnare il titolo di campione del mondo dei pesi massimi sul ring di Kinshasa, nello Zaire del dittatore Mobutu. A sfidare Alì, all’altro angolo del quadrato, si ergeva quella notte il campione in carica George Foreman, che il titolo lo aveva vinto l’anno prima contro l’eterno rivale di Alì, Joe Frazier, travolto in soli due round.

All’epoca Foreman era un pugile temibile: alto 193 cm, pesante 100 kg, “Big George” aveva vinto tutti i 40 incontri disputati, vincendone ben 37 prima del limite. Ma la sua statura e la sua potenza a nulla valsero contro l’astuzia di un fenomenale Alì, che si adattò con intelligenza all’avversario, laureandosi campione del mondo per la seconda volta in carriera.

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Muhammad Alì atterra George Foreman durante The Rumble in the Jungle

Dopo questo intreccio, le parabole sportive e umane dei due pugili presero andamenti opposti. Alì dominò la categoria per oltre tre anni, vincendo e incantando, fino alla sconfitta contro Leon Spinks del 1978, primo segnale di un calo fisiologico (più tardi aggravato da un inizio di Parkinson). Gli stessi fasti non toccarono a Foreman, che combatté ancora sei incontri, vincendone cinque e perdendo l’ultimo, contro Jimmy Young, nel 1977. Dopo questa sconfitta si ritirò, a soli 28 anni.

La seconda vita di Foreman

Nonostante il pensionamento anticipato, la carriera di Foreman era ben lungi dal finire. Se la sconfitta con Alì lo gettò in un baratro, quella contro Young fu il primo passo per uscirne. Negli anni successivi l’ex campione cambiò completamente vita: un’esperienza pre-morte lo portò a convertirsi e abbracciare la fede fino a diventare un predicatore, ministro di un culto pentecostale noto come Chiesa del Signore Gesù Cristo.

Esattamente a dieci anni dal ritiro, nel 1987, l’esigenza di raccogliere fondi per un centro giovanile da lui fondato portò Big George a risalire i gradini del ring. Avanti con l’età e in evidente sovrappeso, il ritorno del campione fu accolto con un misto di sorpresa e sfiducia nei suoi confronti. Negli anni di Tyson nessuno credeva che Foreman avesse qualcosa da dare. Un’opinione presto smentita: una striscia di 24 vittorie consecutive dimostrò che il pugilato vecchia scuola del nuovo Foreman non poteva in alcun modo essere sottovalutato.

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George Foreman contro Michael Moorer

Nel 1991 e nel 1993 per l’ultraquarantenne arrivarono addirittura due chance per il titolo mondiale. Entrambi gli assalti fallirono, ma testimoniarono come Foreman fosse tornato a pieno titolo tra i grandi. Non passò infatti molto tempo prima che una terza occasione si presentasse. Questa volta George non mancò il colpo: il 5 novembre 1994, contro il campione in carica Michael Moorer, il braccio alzato fu il suo. Moorer aveva 26 anni, Foreman diciannove di più, un divario senza precedenti. Ma fu un trionfo da record anche per un altro motivo: all’età di 45 anni, Foreman fu il più anziano a diventare campione del mondo nella storia del pugilato. Un primato che nella categoria dei massimi regge ancora oggi.

Il secondo ritiro e gli ultimi anni
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George Foreman con una linea delle griglie che porta il suo nome (Photo by Anthony Harvey/Getty Images)

Tornato campione a vent’anni esatti dal match in cui aveva smesso di esserlo, Foreman non aveva più molto da chiedere a sé stesso e nel 1997 (con il brillante record di 76-5) si ritirò, questa volta in modo definitivo. Negli ultimi anni della sua vita continuò a fare il predicatore a Houston e si dedicò all’imprenditoria, associando il suo nome a un marchio di griglie che gli fruttò enormi ricavi, probabilmente anche maggiori di quelli guadagnati con il pugilato.

Circondato dalla sua numerosa famiglia, composta da dodici figli (dieci biologici e due adottati) e svariati nipoti, l’ex campione si è spento il 21 marzo 2025. Nel mondo della boxe e non solo, la sua testa calva sarà per sempre il simbolo di come si possa rinascere dalle proprie ceneri per tornare a toccare vette alte oltre ogni immaginazione.

 

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