Masters 1000 Roma: Paolini in finale, Sinner travolge Ruud

Jannik Sinner ha battuto Casper Ruud 6-0, 6-1 agli Internazionali d'Italia a Roma

Due partite, due lezioni. Una di cuore, l’altra di potenza. Jasmine Paolini lotta, rimonta e si prende la sua prima finale al Foro battendo Peyton Stearns 7-5, 6-1. Jannik Sinner travolge Casper Ruud con un punteggio che entra nella storia. Come storica è anche la doppia presenza azzurra in semifinale — Sinner e Lorenzo Musetti — per la prima volta sia a Roma che in un Masters 1000. Il tennis italiano vive un momento d’oro, e stavolta non si parla di futuro: è tutto qui, è adesso.

Paolini-Stearns

«Se me lo avessero detto all’inizio del torneo… due anni fa, anche solo un anno fa… che sarei arrivata in finale al Foro Italico, non ci avrei mai creduto». E invece eccola qui, Jasmine Paolini. Con il cuore in mano e un sogno tra le dita, in finale al Foro.
Di acqua sotto i ponti, nel frattempo, ne è passata parecchia. In mezzo, un 2024 che le ha regalato la definitiva consacrazione. Un’esplosione tennistica arrivata relativamente tardi rispetto ad altre, ma che oggi, a 28 anni, la porta lì dove ha sempre voluto essere: tra le migliori. E come una delle migliori ha giocato, battendo la numero 42 al mondo, la statunitense Peyton Stearns.

Certo, i pronostici erano dalla sua parte: la tennista della Garfagnana aveva vinto 10 delle ultime 11 partite contro avversarie fuori dalla Top 20. Ma la 23enne di Cincinnati, al miglior risultato della carriera, ha fame, talento e due vittorie pesanti in tasca: contro Zheng a Dubai e contro Keys proprio qui a Roma. Forse anche per questo, Paolini entra in campo un po’ contratta. La posta in gioco è altissima, davanti al pubblico “di casa”.

L’inizio è complicato — com’è successo spesso negli ultimi match qui al Foro. L’azzurra subisce subito il break da una Stearns solida, efficace al servizio, che riesce ad allungare fino al 4-1. Poi, piano piano, inizia a risalire. Punto dopo punto, si rimette in carreggiata, vince gli ultimi quattro game, annullando due set point — sul 3-5 e sul 4-5 — e ribalta tutto. Chiude il primo parziale 7-5 in un’ora e tre minuti, con la solita grinta che la contraddistingue. 

Il secondo set dura poco più di mezz’ora. E già da lì si capisce tutto: dominio totale dell’azzurra, che al terzo game strappa il break all’americana e poi dilaga.
Finisce 6-1. Paolini chiude il match con il primo ace della partita — come se lo avesse tenuto da parte per finire in bellezza. Il pubblico l’acclama. Lei sorride, il suo sorriso inconfondibile, alza le braccia al cielo e si gode l’esplosione del Centrale. È l’ottava finale della sua carriera, una delle più bella. Paolini diventa la terza azzurra dell’Era Open a giocarsi il titolo a Roma, dopo Raffaella Reggi (1985) e Sara Errani (2014). Sabato sfiderà Coco Gauff. L’americana ha battuto la campionessa olimpica Zhang 7-6(3) 4-6 7-6(4).

Sinner-Ruud

In molti si chiedevano quanto ci avrebbe messo Sinner a tornare al 100%. Quante partite sarebbero servite per ritrovare il ritmo gara, per limare quei dettagli che solo il campo può restituire. E invece no: il numero 1 del mondo è già tornato. Anzi, forse non se n’è mai andato. Quello che, sulla carta, doveva essere il test più duro dal suo rientro — contro Casper Ruud, specialista della terra e fresco vincitore a Madrid — si è trasformato in un autentico ‘massacro’ sportivo. «La prestazione più vicina alla perfezione che io abbia mai visto», ha detto Ruud a fine match. 

Cinque match dopo il rientro, in cui Sinner aveva comunque mostrato qualche sbavatura, l’altoatesino sfodera una prestazione perfetta. Micidiale. Non sbaglia niente e concede all’avversario un solo game, festeggiato da Ruud con ironia. 6-0, 6-1. E il Centrale, che pure ribolle di calore, resta per un attimo interdetto: così netto, così brutale, non se lo aspettava nessuno. Solo 7 punti concessi in tutto al numero 7 del mondo. È la vittoria più schiacciante della carriera di Sinner a livello Atp, in 364 partite ufficiali. Il precedente più pesante finora restava il 6-2, 6-0 rifilato a Nishioka negli ottavi dell’Atp 500 di Pechino, nel 2023. 

E se è vero che Sinner non aveva mai vinto con un punteggio così pesante, una batosta simile l’aveva invece già assaggiata. Bisogna tornare indietro di sei anni, alla seconda finale Challenger della sua carriera. Era il 2018, sulla terra rossa di Ostrava: un allora 17enne Jannik veniva travolto 6-1, 6-0 dal polacco Kamil Majchrzak in appena un’ora di gioco. Una lezione dura, lontana nel tempo. Ma guardando dov’è arrivato oggi, si direbbe che gli sia servita eccome. La vittoria su Ruud è la 25esima consecutiva nel circuito. L’undicesima di fila contro un avversario in Top10. E proprio contro i migliori dieci del mondo, Sinner si è aggiudicato anche 24 set consecutivi. Ora ad attenderlo in semifinale ci sarà Tommy Paul, numero 16 del ranking, l’ultimo ostacolo prima dell’ennesima finale.  

 

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