Un legame ventennale quello che dal 2005 incatena Jose Mourinho al Chelsea. In quell’anno, infatti, il leggendario tecnico di Setubal cedette tutti i diritti d’immagine al club londinese. Un contratto della durata, come detto, di ben venti anni. Sostanzialmente, ogni uso del marchio “Jose Mourinho” è riservato ai blues di Roman Abramovich. Ciò significa che l’AS Roma, nuova squadra del due volte campione d’Europa, non potrà sfruttare la forza a livello commerciale di una vera istituzione come The Special One.
Il problema si era già posto in altre occasioni, come quando nel 2017 il suddetto contratto fu motivo di un ritardo nell’ufficialità della firma del contratto di Mourinho con il Manchester United.
TUTTO IL MERCHANDISING MOURINHO E’ DEL CHELSEA
Il Chelsea in questi 16 anni ha sfruttato in ogni modo il marchio di sua proprietà, il nome “Jose Mourinho” compare infatti in una sterminate serie di prodotti dei generi più disparati: dai gioielli, ai videogiochi, ai portachiavi, all’abbigliamento fino a giungere agli utensili da cucina e ancora a una infinità di oggetti. Un vero e proprio impero del commerciale, che però finisce interamente in mano ai blues. La Roma potrebbe trovare un accordo con Marina Granovskaia, plenipotenziaria del Chelsea a cui Roman Abramovich ha totalmente affidato le redini sotto ogni punto di vista. Risulta però molto difficile immaginare che Marina rinunci alla fortuna che il marchio porta al club, i giallorossi potrebbero quindi dover spendere una cifra sostanziosa per riscattare i diritti commerciali sul brand Jose Mourinho. Ciò che si sa, per ora, è che nessuno è riuscito a strapparli al Chelsea.
JOSE E GLI ALTRI, ESONERATI E FELICI
Il cruccio dei club quando si tratta di cambiare allenatore è legato al fatto che in caso di esonero questi continuano a percepire lo stipendio fino alla conclusione naturale del contratto. Nella storia del calcio, ma soprattutto negli ultimi anni quando le cifre sono diventate enormi, sono numerosissimi i casi di allenatori pagati per anni senza lavorare.
Proprio Josè Mourinho ha recentemente ricevuto una cifra enorme dal Tottenham, suo ex club, per l’esonero. Il tecnico lusitano aveva infatti un contratto in essere da ben 17 milioni a stagione con gli Spurs, più una megaclausola da 40 milioni in caso di esonero. Una cifra di tutto rispetto, non c’è che dire. La lunga storia di Josè però non si esaurisce con l’esonero dal Tottenham. Infatti, nel 2015 alla seconda esperienza in blues con un contratto attivo di ben 13.5 milioni l’anno, le parti si separarono: in questo caso, tuttavia, la rescissione consensuale salvò il Chelsea dall’esorbitante spesa per lo stipendio dell’allenatore.
Non solo Mou, però. Mauricio Pochettino, ex tecnico del Tottenham con cui raggiunge la finale di Champions nel 2019 (persa contro il Liverpool) fu esonerato con attivo un contratto da 8.5 milioni di sterline in essere. Gli Spurs si ritrovarono quindi a pagare una fortuna in allenatori, avendo ingaggiato proprio Mourinho in sua sostituzione: 8.5+17 per la folle cifra di 25.5 milioni in allenatori. Il Barcellona ha addirittura fatto meglio: oltre all’attuale allenatore Ronald Koeman (5 milioni), ha ancora a libro paga gli ex Ernesto Valverde, 23 milioni (!) di stipendio fino al 30 giugno 2021 e anche di Quique Setien, 4 milioni. 32 milioni l’anno attivi per ben 3 allenatori. Per uno dei club più indebitati del mondo, niente male.
I RECORD TUTTI ITALIANI
In Italia fino a qualche anno fa c’era il presidente con più esoneri di sempre, l’arcinoto Maurizio Zamparini, patron del Palermo. I suoi numeri sono incredibili, 49 esoneri in 16 anni. Tre allenatori l’anno, con picchi irragiungibili: nella stagione 2015/2016 i cambi sulla panchina dei siciliani furono ben NOVE! Sostanzialmente un allenatore al mese! Visto il numero esorbitante di esoneri dell’ex presidente palermitano è addirittura difficile stabilire quanto abbia speso in stipendi.
Nelle big, sono esemplari i casi di Luciano Spalletti e Massimilano Allegri, negli ultimi anni. Il tecnico di Certaldo, ex Inter, fu sollevato dall’incarico dopo la conclusione della stagione 2018/2019 e percepisce da allora 4.5 milioni l’anno fino al 30 giugno 2021. Per l’altro allenatore toscano, Allegri, la Juve ha invece sborsato per un anno, dal 2019 al 2020, 7.5 milioni. Stesso ragionamento, sempre nei bianconeri, per Maurizio Sarri: 7.5 milioni fino al 30 giugno 2021. Anche il Milan non scherza, e nel decennio 2010/2020 ha messo a libro paga ben dieci tecnici per un totale di 40 milioni spesi tra esoneri e allenatori in essere. Tra l’altro, proprio i rossoneri sarebbero potuti diventare il motivo del decadimento del contratto di Spalletti, quando il tecnico toscano fu vicino al Milan. Affare che tuttavia saltò poiché il Milan non garantiva la stessa cifra che Spalletti recepiva da esonerato dall’Inter.
La lista di allenatori con contratti principeschi attivi nonostante l’esonero ricevuto è letteralmente infinita, tuttavia è chiaro che per molte società questo sia motivo di attenzione ai costi. Oggi, esonerare un allenatore, è un costo elevato. In tempo di pandemia, con la crisi economica che sta colpendo anche il calcio, è un costo che non tutti possono permettersi. Motivo per cui, anche nelle big, si fa di necessita virtù con formazioni affidate a tecnici giovani e dal costo ridotto.