Ibra dà l’addio al calcio giocato, «Sarò milanista per tutta la vita»

Zlatan Ibrahimovic dà l'addio al calcio giocato

È arrivato a sorpresa, tra le lacrime, i cori, il boato dei tifosi. A 41 anni Zlatan Ibrahimovic ha annunciato l’addio al calcio giocato, alla fine dell’ultima partita di campionato, il 4 giugno, a San Siro. In un discorso breve ma commovente, Ibra ha salutato la squadra e i tifosi. Senza riuscire a trattenere l’emozione: «Sono Superman, però Superman ha una grande cuore». Poi, ha parlato di futuro: non in campo, ma ancora nel mondo del calcio. Un futuro, forse, ancora a tinte rossonere. Lo deciderà quest’estate.

Il discorso d’addio

L’annuncio è arrivato a fine partita, dopo la vittoria per 3-1 contro il Verona, in una San Siro gremita di tifosi: 70 mila sugli spalti, e una coreografia a tutta curva con scritto “GodBye”. In campo tutti i giocatori, visibilmente commossi, con indosso la maglia numero 11. La maglia che fino a quel momento era appartenuta proprio a Ibrahimovic. Sul prato di San Siro anche il presidente del Milan, Paolo Scaroni, e i dirigenti. Tra di loro, Paolo Maldini, direttore dell’area tecnica e bandiera rossonera, che ha consegnato a Ibra una maglia celebrativa firmata da tutti i giocatori.

 

«Tanti, tanti ricordi, tante emozioni dentro questo stadio». Ha cominciato così il suo discorso d’addio, parlando a centrocampo, gli occhi lucidi e l’emozione sul volto. «La prima volta che sono arrivato al Milan mi avete dato la felicità, la seconda volta mi avete dato amore». Poi Ibra è passato ai ringraziamenti: alla famiglia, ai giocatori (la sua «seconda famiglia»), all’allenatore, allo staff. E ai tifosi: «Mi avete ricevuto con braccia aperte, mi avete fatto sentire a casa. Sarò milanista per tutta la vita». A ogni frase, il boato del popolo rossonero. «È arrivato il momento di dire “ciao” al calcio, non a voi». E poi la conclusione, con l’arroganza e l’ironia che lo hanno sempre contraddistinto: «Per voi dirò “ci vediamo in giro, se siete fortunati”. Forza Milan e arrivederci».

Finito il discorso, Ibra è passato a dare il cinque ai compagni. Poi l’ultimo giro di campo, applaudendo e facendo il gesto del cuore con le mani. Per salutare ancora una volta i tifosi, che tanto lo hanno amato in questi anni. Poi il sipario. Così si è conclusa l’ultima apparizione di Ibra a San Siro. La sua ultima apparizione come giocatore di calcio.

Un addio a sorpresa e sofferto

Tanta commozione e tanta riconoscenza. Ma anche svariati punti interrogativi, alcuni dei quali chiariti nella conferenza stampa post-partita, in cui Ibra ha parlato per venti minuti. «Questa cosa che lascerò il calcio l’ho tenuta dentro di me, non l’ho detta a nessuno»: né alla società, né ai giocatori, né alla famiglia. «Da domani sono un uomo libero da questo mondo. È stata una carriera lunga lunga. Sono orgoglioso e felice».

 

Poi Ibra ha ripercorso l’ultima giornata con il club. «Quando mi sono svegliato pioveva, e ho detto “Pure Dio è triste”». Di certo era triste Ibra: «Oggi sembravo uno zombie: andavo in giro, non scherzavo, non parlavo, perché sono troppe le emozioni che passano».

Una decisione sofferta, quella di Ibra, presa negli ultimi dieci giorni, malgrado le offerte di altri club. Una decisione dovuta al lungo infortunio, al quale, alla fine, è stato costretto a rassegnarsi. «Oggi sono pronto. Poi sono un po’ triste, è ovvio, ho fatto questo per tutta la mia vita: il calcio mi ha fatto diventare uomo».

E poi è tornato di nuovo sui giocatori: «Questa squadra è diventata come la mia seconda famiglia. Avevo 38-39 anni quando sono arrivato, tutti gli altri 20-25. Da due figli che avevo a casa me ne sono arrivati altri 25». Parole che suonano anche come un passaggio di testimone: «Penso che possano migliorare ancora di più e che sono pronti per portare avanti questo club e fare ancora più successo».

Tra un futuro incerto e il ricordo di Raiola

Sollecitato da un giornalista, Ibra è tornato sul suo futuro. «Per il momento voglio solo prendere tempo, godere di quello che ho fatto. Penso anche che non è giusto prendere una decisione così in fretta, perché c’è troppa emozione che passa dentro di me oggi». Ibra, dunque, si prenderà l’estate per riflettere. «Poi, essere allenatore o direttore è una grande responsabilità. Perché quando uno è calciatore ha più libertà di essere sé stesso, quando uno è allenatore è più limitato». E, ne è ben consapevole, non è detto che un grande calciatore sarà anche un allenatore «top». Ma Ibra non sembra intenzionato a dire addio al calcio in generale: «Se lascio il calcio? Non penso. Il campo, sicuro».

Zlatan Ibrahimovic in una foto insieme al suo ex procuratore Mino Raiola
Zlatan Ibrahimovic in una foto insieme al suo ex procuratore Mino Raiola

Oltre al futuro, in conferenza stampa si è soffermato sul suo passato. Soprattutto, ha ricordato Mino Raiola, suo procuratore e grande amico, morto il 30 aprile 2022. «Quando è successa la tragedia con Mino, il calcio non era più uguale per me. Era tutto differente perché tutto quello che ho fatto l’ho fatto con Mino, nel mondo del calcio e anche fuori dal calcio». Scomparso Raiola, Ibra si è trovato «da solo», senza più nessuno con cui parlare di tutto, compresi i fatti più personali. E poi l’ennesima battuta: «Se era per Mino continuavo a giocare a calcio, perché avrebbe voluto la commissione. Scusa Mino, però è la verità».

La carriera, i record, i successi in rossonero

Una carriera da professionista durata 24 anni, quella di Ibra, con 988 partite disputate e 573 gol. Un palmares da 32 trofei, che lo rende uno dei dieci giocatori più vincenti di tutti i tempi. Spiccano i 12 campionati conquistati: due con l’Ajax, tre con l’Inter, due con il Milan, uno con il Barcellona, quattro con il Paris St. Germain. E poi un record, quello di giocatore con più gol nella nazionale svedese.

Zlatan Ibrahimovic festeggia la vittoria dello scudetto 2021-2022. La medaglia al collo, un sigaro in mano, le braccia aperte nella sua esultanza tipica
Zlatan Ibrahimovic festeggia la vittoria dello scudetto 2021-2022. La medaglia al collo, un sigaro in mano, le braccia aperte nella sua esultanza tipica

Con il suo addio al calcio giocato, a 41 anni, Ibra lascia un grande ricordo a tutti gli appassionati di calcio. Un grande ricordo soprattutto ai tifosi del Milan. Dopo aver vinto uno scudetto con i rossoneri nel campionato 2010-2011, Ibrahimovic è tornato nel mercato invernale della stagione 2019-2020 per l’ultima grande sfida della sua carriera. Il Milan era nel momento più basso degli ultimi anni, dopo la sconfitta per 5-0 contro l’Atalanta. Ibra, 38 anni all’epoca, è arrivato promettendo di far tornare grande il club. Con la sua presenza ha trasmesso ai giocatori la mentalità del campione e ha avviato la rinascita della squadra, fino alla vittoria dello scudetto nella stagione 2021-2022.

Logorato dagli infortuni, quest’anno Ibra ha giocato solo quattro partite. Abbastanza per segnare il suo ultimo gol, il 18 marzo, contro l’Udinese, su calcio di rigore (ripetuto). Con quella rete è diventato, a 41 anni e 166 giorni, il giocatore più anziano a segnare in Serie A, stabilendo un altro record. L’ennesimo della sua lunga e straordinaria carriera.

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