L’Adria Tour si trasforma in un nuovo focolaio di coronavirus. Dopo Grigor Dimitrov, Borna Coric e Viktor Troicki, anche Novak Djokovic, il numero 1 del tennis mondiale, è risultato positivo al Covid-19 in seguito alle prime due tappe del torneo a scopo benefico voluto e organizzato dallo stesso serbo.
L’evento aveva suscitato qualche polemica fin dal principio. Il circuito professionistico di tennis, fermo da inizio marzo, riprenderà solo ad agosto e l’Adria Tour avrebbe rappresentato una perfetta occasione per rimettersi in forma in vista del nuovo inizio. Nulla di strano in tutto questo, a parte il fatto che il torneo sia stato aperto anche al pubblico, che soprattutto nella prima tappa di Belgrado ha riempito gli spalti, mostrando il suo calore verso i tennisti.
Prima dell’inizio della manifestazione la situazione sanitaria in Serbia era sotto controllo, il virus stava perdendo forza e da quasi due mesi i casi giornalieri si limitavano a qualche decina. La decisione di aprire il torneo al pubblico – sebbene le norme in vigore in Serbia e in Croazia lo consentono, nel rispetto del distanziamento sociale – era parsa comunque da subito azzardata.
I giocatori, oltretutto, non hanno limitato le loro uscite al campo da tennis, ma si sono fatti vedere in altre occasioni: una partita di calcio a Belgrado, una di basket a Zara (Croazia) e perfino una serata in discoteca. Tante occasioni, insomma, per abbracci e contatti. Il primo a rendere pubblica la propria positività al Covid-19 è stato Grigor Dimitrov il 21 giugno, prima della finale della seconda tappa a Zara, che è stata poi annullata.
La notizia ha subito fatto scattare l’allarme tra i colleghi e nel giro di due giorni sono risultati positivi al tampone anche Coric, Troicki e Djokovic. Proprio sul numero uno del mondo ora potrebbero pesare molte delle responsabilità di questa situazione. Il serbo ha insistito per far disputare questo torneo dallo scopo più che lodevole, ma adesso potrebbe diventare oggetto di pesanti critiche per la scelta di ospitare il pubblico.
Djokovic, oltre a essere una stella del tennis, ricopre infatti un ruolo importante nel circuito professionistico maschile, essendo il presidente del Player Council, il sindacato dei giocatori. Il serbo, va sottolineato, non ha violato nessuna regola, si è attenuto alle norme dei Paesi che hanno ospitato le prime due tappe, perciò non dovrebbe avere responsabilità dal punto di vista legale. Ma dall’alto della sua carica, nessuno più di lui, tra gli atleti, ha il dovere di difendere gli interessi dei giocatori, compresa la loro salute.
Quanto accaduto negli ultimi giorni rischia di mettere in serio imbarazzo anche l’ATP e la WTA, gli organi che governano rispettivamente il tennis maschile e femminile. A poco più di un mese dalla ripresa dei tornei ufficiali, le istituzioni si ritrovano con una situazione delicata da gestire e potrebbero ripensare non solo alle norme da rispettare in campo, ma anche a una modifica del calendario.