Un manoscritto appartenente ad un giovane sedicenne Giacomo Leopardi è stato ritrovato nella Biblioteca Nazionale di Napoli da due ricercatori, Marcello Andria e Paola Zito. Tra le carte già visionate che costituiscono l’eredità del poeta di Recanati, questo fascicolo non era mai apparso prima.
![Alt foto manoscritto inedito Giacomo Leopardi 2022](https://masterx.iulm.it/wp-content/uploads/2022/05/Manoscritto-inedito-Leopardi-2022.webp)
Otto facciate, nate dalla piegatura di quattro fogli nella loro parte centrale: da questo prende forma il quadernetto, che racchiude una scrittura fluida e chiara. Essa permette di identificare – impressi sulla carta – nomi di antichi autori.
I riferimenti numerici appuntati in seguito, però, restano un mistero.
Il quadernetto ritrovato è ora conservato nel luogo in cui è stato rinvenuto e, cioè la Biblioteca Nazionale di Napoli. Qui sono conservati anche L’infinito e le pagine dello Zibaldone. A questa istituzione, l’opera di Giacomo Leopardi giunse grazie a un passaggio per lascito testamentario, da parte del napoletano Antonio Ranieri, amico del poeta.
Dettagli che parlano da soli
In seguito al ritrovamento dell’opera, sono stati proprio Marcello Andria a Paola Zito a curare la pubblicazione del volume Leopardi e Giuliano imperatore. Un appunto inedito delle carte napoletane. Il giovane Leopardi, infatti, ancora non compiuti 16 anni, «ha realizzato un accurato e capillare spoglio dell’Opera omnia di Giuliano imperatore”, raccontano i due studiosi.
Il ritrovamento permette di notare – da dettagli piccoli nella forma, ma grandi nel significato – come, fin dai suoi primi anni da giovane scrittore, Giacomo Leopardi fosse alla costante e continua ricerca di cultura. Le caratteristiche peculiari della firma autografa, ad esempio, come evinciamo dalle parole di Marcello Andria e Paola Zito, rappresentano il profilo di un giovane che ha alle spalle studi intensi e si ritrova – prima ancora di entrare nell’età adulta – con un «accurato metodo di lavoro».
![Alt foto biblioteca Palazzo Leopardi](https://masterx.iulm.it/wp-content/uploads/2022/05/Biblioteca-Palazzo-Leopardi-200x200.jpg)
Il poeta recanatese, come aggiungono Andria e Zito, aveva iniziato a studiare la lingua greca, da autodidatta, l’anno prima rispetto a quello in cui scrisse il manoscritto appena ritrovato.
La fame di apprendimento venne soddisfatta dalla possibilità di frequentare la biblioteca del padre. Quest’ultima, infatti, si trova nel Palazzo di famiglia a Recanati, quel pozzo di cultura che ha portato Leopardi a riempire cuori e menti con i suoi versi unici.