Venezia è stata la vittima più illustre, ma questi giorni di maltempo continuano a lasciarsi dietro una scia di danni ingenti. E’ di qualche ora fa la notizia del crollo del viadotto sull’A6 Torino-Savona. Anche la Liguria, insomma, cade in ginocchio sotto il peso delle piogge. I vigili del fuoco sono al lavoro per accertare l’eventuale coinvolgimento di persone, ma dai primi rilievi, sembra che non ci siano vittime.
Tutto bene, insomma, per quanto riguarda l’incolumità degli automobilisti. A scatenare il disastro potrebbe essere stata una frana. Il governatore Giovanni Toti è attualmente impegnato in una riunione in prefettura, al Centro Coordinamento Soccorsi, per fare il punto con il prefetto e le forze dell’ordine. Ai residenti dell’entroterra savonese, nel frattempo, è stato chiesto di rimanere in casa, mentre la viabilità è stata interrotta anche sul resto dell’A6.
Liguria: danni in tutta la regione
Da tre giorni, il territorio ligure è vittima delle devastazioni del maltempo. Savona, Imperia e Genova – già gravemente colpita dal crollo del ponte Morandi – sono le città più colpite. Le piogge torrenziali hanno comportato l’esondazione di diversi torrenti, con conseguenti smottamenti nelle zone collinari della regione. Pericolo straripamento anche per il Letimbro e il Bormida tra Piemonte e Liguria. Nel genovese, gravi disagi anche nel comune di Cogoleto, dove in via del Deserto ha ceduto un tratto di banchina stradale. Restano quindi completamente isolati i cittadini della via che per un tratto si estende anche sul territorio del comune savonese di Varazze.
Situazione critica anche lungo la valle del fiume Polcevera, nei luoghi già noti per la tragedia del ponte Morandi. Qui le colate di fango portate dalla piena hanno nuovamente danneggiato gli esercizi commerciali, causando anche la chiusura dei cantieri per il nuovo ponte di Genova. L’allerta rossa per il maltempo potrebbe essere prorogata fino alla giornata di lunedì 25 novembre.
Genova di nuovo sfollata: una nuova ferita dopo il Ponte Morandi
Non solo danni ai negozi e alle infrastrutture, ma anche una ventina di sfollati nelle zone del genovese. Di loro si sta occupando la Protezione Civile, ma sono diversi i cittadini che hanno deciso di abbandonare per un po’ la regione, memori forse anche di quanto verificatosi con il crollo del ponte, una ferita che fatica a rimarginarsi. Tra auto in coda e precipitazioni, il traffico è da giorni completamente in tilt. Si tratta di una corsa al riparo più sicuro fino alla chiusura delle strade ancora percorribili. Secondo i meteorologi, il tutto potrebbe sfociare in mareggiate con onde alte fino a sei metri. Uno scenario che per le sue caratteristiche ricorda quello del novembre 2016, quando Imperia e Savona sono state completamente allagate.
L’alluvione del 1970: gli angeli del fango e Dolcenera
Quanto sta accadendo in queste ore, riporta alla mente una delle più grandi alluvioni mai avvenute in Liguria: si tratta di quella del 7 ottobre del 1970, che ispirò anche “Dolcenera“, canzone del cantautore genovese Fabrizio De Andrè. Ben 44 persone persero la vita e tante altre persero tutti i propri averi. In questi anni, l’Italia si è quasi abituata a snocciolare racconti simili per ogni stagione delle piogge. 948 mm d’acqua in quell’occasione solo nella zona di Bolzaneto: un dato impressionate, se si pensa che supera la media di precipitazioni annuali di molte località italiane. Sui rilievi collinari alle spalle di Genova, quel giorno le piogge avrebbero sfiorato i 110mm d’acqua. Davanti a questa valanga, la rete fluviale di Genova, costituita da piccoli torrenti assediati da edifici di allora recente costruzione, non riuscì a smaltire il quantitativo d’acqua. I torrenti Polcevera, Leira, Fereggiano e Bisagno, completamente asciutti prima dell’evento, esondarono in vari punti, rendendo inagibili molti quartieri della città.
Per aiutare il centro devastato, accorsero in Liguria gli “angeli del fango”, che avevano già prestato il loro servizio a Firenze, durante l’alluvione del 1966. Un episodio di solidarietà nazionale che aiutò Genova a rinascere più forte di prima. O almeno, questo è ciò che credevano i genovesi fino ai tragici eventi del 2011.