Ponte Morandi, un anno dopo il crollo che ha spezzato
Genova e l’Italia

Un boato, una nube di polvere e detriti, nel frattempo il caos e l’incredulità, sotto quella pioggia che rendeva tutto meno nitido e chiaro.

Accadeva 365 giorni fa, quando i piloni 9 e 10 del ponte Morandi crollavano su se stessi, causando la morte di 43 persone.

I genovesi perdevano un simbolo e l’Italia piangeva con loro quelle vittime innocenti che si trovavano nel posto sbagliato al momento sbagliato.

Al momento sono 71 i nomi iscritti sul registro degli indagati – insieme alle società Autostrade e Spea –  due gli incidenti probatori in corso, e tanta ancora la rabbia di familiari e cittadini per i quali la tragedia poteva essere evitata.

Per i tre periti del giudice per le indagini preliminari, infatti, gli unici interventi efficaci risalirebbero a 25 anni fa e ci sarebbero difetti esecutivi in fase di costruzione della struttura. Sebbene per Autostrade «le percentuali di corrosione riportate nella tabella della perizia depositata oggi confermano in realtà che la capacità portante degli stralli era ampiamente garantita, come hanno dimostrato anche i risultati delle analisi compiute dal laboratorio Empa di Zurigo e dall’Univerità di Pisa».

Un anno dopo ciò che resta è quel vuoto lungo 200 metri sopra il cielo di Genova e quelle case disabitate, dove la vita si è fermata alle ore 11:36 del 14 agosto 2018.


Le 258 famiglie sfollate hanno potuto farvi ritorno solo a ottobre: due ore e 50 scatoloni ciascuna, per portar via piccoli frammenti di vita.

 

Grazie alla ricostruzione di Google Earth è possibile visualizzare come si presentava l’area, dopo il cedimento del viadotto.

 

Il crollo

Al momento del crollo, su quel tratto del viadotto Polcevera circolavano 35 autovetture e tre camion.

 

I soccorsi 

Colossale la macchina dei soccorsi messa in campo per far fronte all’emergenza. I Vigili del Fuoco sono intervenuti con un impegno giornaliero di 300 unità e 100 mezzi, con squadre e nuclei speciali – come Usar, cinofili, Sas e Gos – provenienti oltre che dalla Liguria, anche da Piemonte, Lombardia, Emilia Romagna, Toscana e Veneto.

La Polizia di Stato ha impiegato 200 persone per i primi soccorsi, 230 unità dei Reparti Inquadrati e 130 territoriali, con 12 pattuglie anti sciacallaggio.

Per i Carabinieri si parla di oltre 100 unità al giorno, supportate dai Battaglioni Mobili del Piemonte e della Liguria, dalle unità cinofile e dall’elinucleo di Albenga.

La Guardia di Finanza ha messo a disposizione 97 militari, tra pattuglie dei Baschi Verdi e militari del Soccorso Alpino della Guardia di Finanza del Piemonte, ulteriori unità cinofile, nonché un elicottero e due vedette.

Per la Polizia Stradale sono state 138 le pattuglie coinvolte nel coordinamento della viabilità autostradale. Altre 18 unità, invece, sono state fornite dalla Capitaneria di Porto, che ha gestito le criticità dell’area portuale, mentre la Polizia Ferroviaria si occupava delle stazioni genovesi e liguri, potenziandone i presidi con 40 unità.

Indispensabile l’attività del Volontariato, con  90 persone attivate dal Comune e 20 dalla Regione Liguria, mentre l’Associazione Radioamatori effettuava attività di supporto al CCS, garantendo comunicazioni via radio con 4 operatori in turnazione.

Grandi sono stati i numeri anche per quanto riguarda il soccorso medico: il 118 – che da subito aveva attivato un Punto Medico Avanzato con due medici, un infermiere e due operatori tecnici – ha mobilitato 30 ambulanze e 6 automediche, dopo pochi minuti dal crollo.

Per la Croce Rossa Italiana, invece, hanno prestato servizio 36 operatori Cri Smts (soccorso con mezzi e tecniche speciali) che, grazie alla specializzazione Usar Light hanno consentito l’accesso e le operazione di ricerca delle persone rimaste sotto le macerie.

 

Le vittime

Sono 43 le vite spezzate in quel tragico 14 agosto. Tra loro anche due famiglie sterminate: Andrea Vittone, la moglie Claudia Possetti e i figli della donna, Manuele e Camilla, di 16 e 12 anni, e quella dei Robbiano, con il padre Roberto, la madre Ersilia Piccinino e il figlio Samuele, di 8 anni, la vittima più giovane del crollo del viadotto Polcevera.

 

Com’era il ponte Morandi 

Costruito fra il 1963 e il 1967 a opera della Società Italiana per Condotte d’Acqua, il ponte di 1.182 metri prende il nome dall’ingegnere che lo progettò, Riccardo Morandi. Scavalcava il torrente Polcevera e i quartieri di Sampierdarena e Cornigliano, nella città di Genova, e costituiva il tratto finale dell’Autostrada A10, a sua volta compresa nella strada europea E80. Era, infatti, un collegamento strategico fra il nord Italia e il sud della Francia, nonché asse stradale fra il centro-levante di Genova, il porto container di Voltri-Pra’, l’aeroporto Cristoforo Colombo e le aree industriali della zona genovese.

La copertina della Domenica del Corriere del 1 marzo 1964, realizzata per la posa dei piloni del ponte Morandi

 

28 giugno 2019: le demolizione controllata del ponte

Alle ore 9.38 di venerdì 28 giugno un suono di sirena ha dato il via alla demolizione dei piloni 10 e 11, posti sul lato est del viadotto. Gli idranti nel frattempo bagnavano il terreno per indurre le dispersioni di polvere. 

L’implosione controllata – guidata dall’esperto esplosivista Danilo Coppe – è durata 6 secondi. Una nuvola bianca ha avvolto i palazzi attorno e le pile che collassavano.

Oltre 3.500 persone sono state evacuate per motivi precauzionali. Per il capoluogo ligure si è trattato della più grande operazione di allontanamento dall’area dai tempi della Seconda Guerra Mondiale.

 

 

Come sarà il ponte Morandi

Il nuovo ponte è stato progettato dall’architetto genovese di fama mondiale, Renzo Piano, che lo ha immaginato come una sorta di nastro leggero, illuminato da 43 vele di luce, in memoria delle 43 vittime del crollo.

«È un grande onore poter dare il mio contributo alla città di Genova, mia città d’origine. È stata scelta una grande squadra di ingegneri e costruttori, capaci di affrontare questo lavoro con rapidità, competenza e professionalità», aveva dichiarato Piano, al momento della presentazione del progetto.

La struttura, caratterizzata da una striscia di asfalto sorretta da vari pilastri, sarà costruita in acciaio, destinata a durare più di mille anni. Saranno assenti, invece, stralli e tiranti.

A realizzare l’opera, il cui costo complessivo ammonta attorno ai 220/230 milioni di euro, è la neo società PerGenova, formata da Salini Impregilo, Fincantieri e ItalFerr. La ricostruzione dovrebbe terminare entro aprile 2020.

 

@bea_barbato on twitter

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