Il rapporto Istat sull’occupazione e disoccupazione del marzo 2022 è stato pubblicato il 2/05/2022. La rilevazione riferisce un aumento di 81.000 unità rispetto a febbraio 2021 e 804.000 unità rispetto al marzo 2021. Il tasso di occupazione aumenta in un mese dello 0,3% arrivando al 59,9%, un record nella serie storica dal 2004. Dal confronto con il trimestre precedente risulta un aumento dell’occupazione pari allo 0,6% che si traduce in 133.000 occupati in più.
I sindacati però chiariscono la natura fittizia di questi dati in quanto legati alla precarietà. Dai palchi del 1 maggio hanno chiesto un intervento a sostegno dei redditi di lavoratori e pensionati perché «molta gente non arriva a fine mese».
Il rapporto Istat
Gli occupati in Italia superano i 23 milioni e la disoccupazione scende all’8,3%. Questo valore è lo stesso dei livelli pre pandemia e risale al 2010. Il calo rispetto a febbraio 2021 è di 1,2 punti percentuali mentre rispetto a marzo 2021, è di 1,8 punti percentuali.
L’aumento dell’occupazione che rispetto all’inizio dell’anno, riguarda 170.000 persone, si concentra soprattutto tra i dipendenti. Per quanto riguarda il tasso di inattività scende al 34,5%, livello pre pandemia.
In particolare a marzo, nella fascia tra i 15 e i 64 anni diminuisce dello 0,6% ovvero 72.000 unità per gli uomini e donne.
Il record di occupazione del lavoro dipendente che sale a più di 3.100 milioni, è il più alto dal 1977. Tra questi i dipendenti permanenti sono 14,9 milioni di cui 103.000 unità riguardano il confronto con febbraio 2021 e 312.000 riguardano quello con marzo 2021. Il totale dei lavoratori dipendenti è superiore ai 18 milioni.
Per quanto riguarda invece il lavoro indipendente, aumentano di 742.000 su marzo 2021 fino a quasi 5 milioni di occupati in più.
L’aumento di lavoro per le donne traina questo trend in crescita. Sono 85.000 le occupate in più a marzo 2022 rispetto a febbraio e 442 mila in più rispetto a marzo 2021. Il tasso di occupazione femminile sale al 51,2% per un totale di lavoratrici di più di 9 milioni e mezzo.
Attenzione all’impatto del ciclo economico
«Secondo l’Istat, a marzo il numero di occupati torna a superare i 23 milioni e il tasso di occupazione si attesta al 59,9%, un record dall’inizio delle serie storiche. Ottima notizia, è un dato indubbiamente molto positivo», afferma Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori.
Tuttavia, «vi è sempre uno sfasamento temporale tra l’andamento della produzione e quello dell’occupazione. L’impatto del ciclo economico sui livelli occupazionali risulta differito nel tempo. Insomma, il dato di marzo dell’occupazione non ha ancora scontato il calo congiunturale del Pil del primo trimestre 2022» conclude Dona.
Il rapporto Censis-Ugl
Oltre ai dati sull’occupazione del rapporto Istat sull’occupazione di marzo, ci sono diversi altri fattori da considerare. Stando al rapporto Censis-Ugl (Unione Generale dei Lavoratori), per il 64,3% dei lavoratori (68,8% tra operai ed esecutivi) la retribuzione non è adeguata al costo della vita.
Nel 2010-2020 le retribuzioni lorde dei lavoratori italiani sono diminuite dell’8,3% reale e peggio dell’Italia hanno fatto solo Grecia (-16,1% reale) e Spagna (-8,6% reale).
I giovani fino a 29 anni guadagnano il 40% in meno dei lavoratori over 55, mentre le donne il 37% in meno dei maschi. Chi ha un contratto a tempo determinato guadagna il 32% in meno di chi è a tempo indeterminato. I lavoratori del Mezzogiorno percepiscono il 28% di stipendio in meno rispetto a chi risiede nel Nord-Ovest. Il 10,4% dei lavoratori dipendenti, inoltre è sottopagato. Può contare su una retribuzione mensile inferiore ai valori soglia di 953 euro per il full-time, di 533 euro per il part-time.
Il mondo del lavoro è cambiato
Negli anni c’è stato un boom del part-time, che interessa il 19,8% dei lavoratori (era il 15,8% nel 2010). Sono in part-time involontario, cioè non desiderato, il 74,2% degli uomini (era il 59,3% nel 2010), il 61,1% delle donne (46,1% nel 2010). La formazione è considerata essenziale dai lavoratori per fronteggiare le disparità crescenti: il 67,8% degli occupati teme nuove e più ampie disuguaglianze a causa della diversità di competenze digitali. Inoltre, l’84% dei lavoratori vuole supporto su aspetti specifici del proprio lavoro, dalle competenze alle tecnologie utilizzate. Infine, il 65,9% richiede formazione per la sicurezza informatica.
Le dichiarazioni dell’Ugl
Secondo Paolo Capone, segretario generale dell’Ugl, «il mondo del lavoro, negli ultimi anni, è cambiato molto, spesso acuendo disuguaglianze e criticità, anche a livello sociale. Dalla politica sono giunte risposte finora poco incisive e lungimiranti, penalizzate anche da un biennio di crisi e di emergenza continua dovuta alla pandemia, che ha accentuato precarietà e polarizzazione del mercato del lavoro». Si aspetta una risposta dal governo: «siamo preoccupatissimi, perché la mancanza di regia provoca per gli italiani un aumento delle spese. Ci giochiamo i vantaggi che avremmo avuto con il PNRR. Abbiamo chiesto di rimodulare il PNRR rispetto a un’economia che deve diventare un’economia di guerra». Sempre di Ugl, il segretario del terziario di Milano, Riccardo Uberti, ha dichiarato che «l’incremento occupazionale è solo sul precariato, sui contratti a termine. Tutti i sindacati stanno denunciando il fatto che in Italia i salari sono tra i più bassi, seguiti solo da Spagna e Grecia. Non abbiamo ancora messo in conto le ricadute economiche sulle le imprese causate dalle sanzioni alla Russia».
Gli interventi dei sindacati per la Festa dei Lavoratori
L’ Ugl in occasione della Festa dei Lavoratori ha inviato una delegazione a Bruxelles per manifestare di fronte al palazzo Barlaymont, che ospita la Commissione europea. Il presidio è stato organizzato nell’ambito dell’evento “Togheter for the Europe of work”. «Lì vengono decise le sorti dei lavoratori italiani ed è dove la maggior parte delle regolamentazioni vengono definite» ha commentato Capone.
Maurizio Landini (CGIL)
«La gente non ce la fa ad arrivare a fine mese, sono aumentate le incertezze e le disuguaglianze. Stiamo proponendo che si arrivi a un solo contratto d’inserimento nel lavoro fondato sulla formazione e la stabilità. La precarietà è il grande male del nostro Paese. Tra le altre cose chiediamo un salario minimo».
Luigi Sbarra (CISL)
Il segretario della Uil, Pierpaolo Bombardieri, denuncia uno scarso dialogo con il governo: «Abbiamo incontrato il presidente Draghi per approvare il provvedimento da 6 miliardi per famiglie, lavoratori e imprese ma il governo non si confronta con le parti sociali».