Succede tutto nel giro di qualche minuto: stando ad un tracker di viaggio, il Boeing 737-800, volo 752 dell’Ukraine International Airlines, lascia l’aeroporto Imam Khomeini di Teheran alle 6.12 del mattino e alle 6.14 si interrompono i contatti radio.
Subito dopo essere decollato, l’aereo, prima di raggiungere gli 8.000 piedi, perde improvvisamente quota. Lo schianto è terribile e letale. Non ci sono sopravvissuti: perdono la vita 167 passeggeri e 9 membri dell’equipaggio di nazionalità diverse, iraniani, canadesi, ucraini, svedesi, afghani, inglesi e tedeschi.
«L’unica cosa che il pilota è riuscito a fare è stata condurre l’aereo verso un campo di calcio qui vicino, invece che nell’area residenziale adiacente» racconta un testimone dello schianto ad AP.
Incertezza sulle cause
Inizialmente l’opzione più accreditata, quella di guasti tecnici e problemi al motore, è stata avallata sia dall’aviazione civile iraniana che dall’ambasciata ucraina in Iran. Poche ore dopo però, la posizione ufficiale dell’Ucraina è cambiata. Kiev vuole ora aspettare l’esito delle indagini per dire con certezza cosa ha fatto precipitare l’aereo della propria compagnia. al Hadath, testata giordana del gruppo saudita al-Arabiya, ha infatti rilanciato l’ipotesi che ad abbattere il velivolo possa essere stato un missile lanciato per errore dai pasdaran iraniani.
In tutto ciò, Teheran ha dichiarato di aver ritrovato le due scatole nere del Boeing, ma non consegnerà i relativi dati che verranno stilati dalle relazioni alla casa produttrice americana. Intanto l’Ucraina ha offerto il proprio aiuto all’Iran mediante l’invio di propri specialisti per aiutare le analisi e scovare la causa dello schianto.
Boeing ancora coinvolta
La tragedia aerea di mercoledì in Iran segna un altro duro colpo anche per Boeing, già alle prese con i recenti incidenti aerei, legati però ad un altro modello aereo, il più nuovo Boeing 737 Max, coinvolto nel 2019 nei disastri in Indonesia e Etiopia. Disastri che avevano causato in totale 346 vittime e che portarono alla messa a terra del 737 Max in tutto il mondo da marzo scorso.
Il Boeing 737-800 schiantatosi ad ovest di Teheran vola invece da circa 3 anni e mezzo ed era stato sottoposto a controlli il 6 gennaio. Il 737-800 è infatti uno dei più comuni aerei di linea, utilizzati per voli a corto e medio raggio. Il modello, più vecchio del 737 Max e lanciato nel 1994, è stato comunque anch’esso coinvolto in passati disastrosi incidenti.
Tra i più gravi, un volo del 2018 precipitato in Papua Nuova Guinea che causò 47 morti, e un volo da Dubai schiantatosi in Russia nel 2016. Allora le vittime furono 62.
Dopo la tragedia di mercoledì, l’azienda ha offerto il proprio aiuto nelle analisi delle cause alle autorità iraniane, ma la complicata situazione fra Washington e Teheran sta rendendo le comunicazioni molto difficoltose.
Ukraine International Airlines: la compagnia del magnate amico di Zelensky
La compagnia, in attività dal 1992, possiede aerei che raggiungono 38 Paesi nel mondo. UIA ha lo status di essere molto sicura e non aveva mai fatto registrare incidenti mortali prima d’ora. Il presidente Evgeny Dykhne, dopo l’incidente di mercoledì, ha fatto sapere che l’aereo era in ottime condizioni e che l’ipotesi errore del pilota è senza dubbio da escludere.
Ukraine International Airlines è per buona parte di proprietà del magnate Ihor Kolomoiskij, amico del presidente Zelenskij, che ne controlla una quota significativa e possiede una serie di compagnie offshore.
La figura di Kolomoiskij, molto ingombrante nell’operato del presidente ucraino in carica, ha spesso destato perplessità circa la sua influenza politica ed economica. Fautore e finanziatore della rivolta anti-russa del 2014, il magnate ha di recente cambiato la sua posizione geopolitica. Riavvicinatosi infatti a Mosca, ha condannato le attuali posizioni statunitensi ed occidentali. Ciò soprattutto in seguito ad uno scandalo bancario che ha investito lo stesso Kolomoiskij e che ha suscitato un diretto intervento del Fondo Monetario Internazionale in Ucraina.
Iran in una spirale di distruzione
Intanto sono settimane buie per la Repubblica Islamica, alle prese con tragedie che sembrano non voler finire. Difatti, dopo l’uccisione americana del generale Soleimani del 3 gennaio scorso, la popolazione iraniana ha dovuto fare prima i conti con la morte di almeno 50 persone e 200 feriti nella calca che ha preceduto i funerali dello stesso Soleimani. Poi, solo poche ore prima del disastro aereo di mercoledì, un terremoto di magnitudo 4.9 ha colpito il sudovest del Paese: è stato un giorno drammatico per la storia dell’Iran.