«Mi avvalgo della facoltà di non rispondere». Queste le parole pronunciate dal leader di Forza Italia Silvio Berlusconi nell’aula bunker Ucciardone, dove la Corte D’Assise di Palermo sta giudicando la posizione di Marcello Dell’Utri.
Il processo di secondo grado sulla trattativa tra Stato e Cosa Nostra è in pieno svolgimento e Berlusconi, chiamato a testimoniare dai legali del suo ex braccio destro, sceglie la via del silenzio davanti alla Corte. Sul tavolo dei giudici le stragi di Mafia del 1993 consumate tra Roma, Firenze e Milano, per le quali sia Dell’Utri che lo stesso Berlusconi sono tuttora indagati.
Che l’ex premier avrebbe tenuto la bocca cucita era ampiamente previsto anche dall’avvocato della difesa, Francesco Centonze, che all’inizio dell’udienza ha richiesto invano alla Corte di acquisire un contributo video risalente ad aprile 2018.
In quell’occasione, Berlusconi aveva dichiarato ai microfoni di Rai News che il suo primo primo governo, quello del 1994, non aveva mai ricevuto minacce da parte dei vertici mafiosi o dei loro diretti collaboratori. La proiezione del filmato non è stata però autorizzata dai giudici, in quanto ritenuto un documento acquisito agli atti già nelle precedenti fasi del processo.
La speranza di Dell’Utri e del suo entourage era che Berlusconi ribadisse in aula l’estraneità del suo esecutivo con Cosa Nostra, alleggerendo di conseguenza anche la posizione dell’ex Senatore. Aspettativa vanificata dalla scelta del fu Cavaliere, o più probabilmente dei suoi avvocati, di non rilasciare testimonianze.
Resta da vedere se la condanna comminata a Dell’Utri in primo grado, dodici anni di reclusione, verrà confermata o meno anche dalla Corte D’Assise al termine del processo.