Venti milioni. Questa la cifra stanziata dal governo Meloni in Legge di Bilancio per l’editoria. «Una giravolta inspiegabile e un attacco al pluralismo», come l’ha definita il presidente della Federazione Italiana Editori Giornali (Fieg) Andrea Riffeser Monti. Dall’opposizione, intanto, arriva il tentativo di rimpinguare il fondo di Pd e Italia Viva.
Il fondo per l’editoria
Il fondo dovrebbe offrire «innovazione dell’informazione e dell’editoria in direzione del digitale e della multimedialità». Ma il salvadanaio proposto può fare poco in questo senso. Per fare un paragone, il sostegno del governo a cinema, spettacoli e circhi si attesta a 1 miliardo e 60 milioni di euro. Una cifra lontana anni luce dai 20 milioni stanziati per le edicole e le aziende editoriali colpite maggiormente dalla crisi del settore.
Un colpo duro, soprattutto alla luce delle promesse di inizio dicembre (Forza Italia aveva proposto 136,6 milioni e il Pd 145,6) e dei continui appelli delle istituzioni alla preservazione della stampa come presidio democratico.
Tutto bene a parole, ma nei fatti l’esecutivo sta dimostrando indifferenza verso il settore che, come ricordato dal Presidente Mattarella, rappresenta «un sostegno insostituibile al pluralismo, valore fondante del funzionamento della democrazia».
La federazione italiana editori è scesa in campo, esprimendo il suo «sconcerto per la decisione dei partiti della maggioranza di abbandonare di fatto il settore dell’informazione professionale e di qualità» e rivolgendo un appello «a tutti i parlamentari italiani affinché votino gli interventi proposti per garantire l’effettività dell’articolo 21 della Costituzione».
La pressione di Forza Italia, Pd e Italia Viva
Ora, in extremis, sta prendendo forma un tentativo di rimpinguare il fondo pubblico ben oltre i 20 milioni proposti. L’ultimo sforzo potrà essere fatto nelle nuove votazioni sulla Legge di Bilancio tra il 16 e il 17 dicembre. Potrebbero, infatti, essere varati dei subemendamenti per aumentare la dotazione.
La proposta depositata dal Pd, firmata dalla deputata Irene Manzi, è di portare la quota a 100 milioni trovando i fondi mancanti nell’articolo 120 della Legge di Bilancio, destinato al miglioramento delle infrastrutture tra il 2027 e il 2036 e pari a 24 miliardi di euro.
Anche Italia Viva sta lavorando in queste ore per una soluzione. Matteo Renzi ha dichiarato che «il governo Meloni ha umiliato gli editori» per poi ribadire piena solidarietà alla Fieg. La proposta del partito di centro è quella di riversare 60 milioni, arrivando a toccare quota 80. Un incremento che porterebbe nelle casse degli editori con almeno tre giornalisti un rimborso di 10 centesimi per ogni copia cartacea venduta nel 2024.
Anche dai seggi di Forza Italia arrivano aperture. La proposta di inizio mese del primo firmatario Roberto Pella di 136 milioni è ormai un miraggio. Una quota più realistica potrebbe attestarsi a 30 milioni totali, quindi 10 in più degli attuali.