Braccia tese, cori fascisti e inni al duce. Una serie di simboli e richiami al ventennio, sventolati non in un covo di estrema destra, a Predappio o in qualche altro raduno di nostalgici, ma in una sede di Gioventù nazionale, la giovanile di Fratelli d’Italia. Lì, i «ragazzi stupendi» del partito – come li definisce la leader Giorgia Meloni – urlano slogan fascisti come «Sieg Heil», cantano «boia chi molla» e si identificano come «camerati, mica poveri co***oni». Potenzialmente un altro scandalo per il partito di Giorgia Meloni, scaturito il 13 giugno da un’inchiesta di Fanpage. Proprio nel giorno di inizio del G7 in Puglia, che vedrà la premier impegnata in una serie di colloqui con i massimi leader dell’Occidente. E a pochi giorni dalla pubblicazione delle chat – di stampo antisemita e fascista – fra l’ormai ex addetto stampa del ministro dell’Agricoltura e il trafficante di droga conosciuto come “Diabolik”. A conferma di un’eredità di cui il partito, volente o nolente, non riesce proprio a sbarazzarsi.
Da Atreju…
L’inchiesta è stata realizzata da Blackstair, l’unità investigativa di Fanpage.it. Il gruppo è riuscito a infiltrarsi per diversi mesi all’interno di Gioventù nazionale (Gn), la giovanile del partito fondata nel 2014 erede del Fronte della gioventù e di Azione giovani. Una giornalista sotto copertura si è dunque costruita un profilo credibile da sostenitrice di Fratelli d’Italia, scrivendo decine di articoli per la rivista dei conservatori Nazione futura. E così è riuscita ad accreditarsi presso i militanti di Gn, venendo invitata a diversi eventi di Fratelli d’Italia. Anche a quelli più esclusivi ed “esoterici”. Ed è proprio lì, al riparo dalle telecamere, che ha documentato le modalità con cui i giovani meloniani danno libero sfogo all’«anima nera» del partito.
Il viaggio all’interno di Gioventù nazionale comincia da Atreju, la festa giovanile della destra istituita da Meloni nel 1998. Al termine della manifestazione, la giornalista di Fanpage viene infatti invitata a un concerto di “rock identitario”. Suonano gli Aurora, la band di ex militanti di Azione giovani che negli anni ’90 dedicò una canzone a Meloni. L’evento si tiene dentro la sede di Colle Oppio, che oggi è l’ufficio di Fabio Rampelli, un big del partito. Fanpage la descrive come «l’avamposto della destra identitaria dove si è formata l’attuale classe dirigente di Fratelli d’Italia». Un evento altamente riservato, cui si può accedere solo accettando una regola precisa: niente foto e video.
… a “Casa Italia”
Di lì la donna inizia a partecipare a tutti gli eventi di Gioventù nazionale, compreso il rituale del «presente», un grido per commemorare i camerati scomparsi. Dopodiché – ed è qui che l’inchiesta si infittisce – i militanti la invitano alle attività di un circolo di Gioventù nazionale, “Gn Pinciano”, che copre la zona di Roma nord. A guidarlo è Flaminia Pace, che l’inchiesta descrive come «enfant prodige della politica romana tenuta in grande considerazione per le prossime amministrative della Capitale». La giornalista viene invitata a partecipare alla ristrutturazione della nuova sede, denominata “Casa Italia”. E poi a tappezzare Roma con scritte di stampo fascista, come «memento audere semper», e con adesivi raffiguranti aquile e fasci littori.
Al circolo della giovanile di Fratelli d’Italia arrivano anche esponenti del partito come i deputati Marco Perissa e Paolo Trancassini, che si salutano come i camerati, stringendosi l’avambraccio. E arriva persino Arianna Meloni, sorella della premier e responsabile della segreteria, che proclama: «Questa sede è l’esempio di quello che noi siamo». Una dichiarazione che stona con alcune affermazioni di Pace. La presidente di Gn Pinciano ammette infatti di essere «fascista», chiede se può scrivere sulla scheda elettorale per tre volte «Duce» e suggerisce un articolo con titolo «I fascisti del 2024: aborto solo se da un nigeriano». Parole molto forti, per quanto espresse nel contesto di una conversazione fra “amici”, in alcuni casi con un drink in mano. Parole cui si aggiunge poi una rivelazione. A quanto afferma Pace, dal prossimo anno il circolo avrà «un altro tipo di entrata che ci deriverà dal servizio civile». Lo Stato, cioè, darà 500 euro al mese ai ragazzi che vorranno svolgere questo tipo di attività, e da tale somma – afferma la militante- «si gradisce una buona offerta».
Un ritiro “esoterico”
L’inchiesta culmina con un raduno in montagna dove i giovani di Fratelli d’Italia possono consolidare il loro spirito di appartenenza. Qui, Pace racconta – ma non si capisce quanto seriamente – che suo padre sapeva tutto dei Nar, i Nuclei armati rivoluzionari responsabili della strage di Bologna e di altri attentati terroristici di stampo neofascista. I due fondatori, Francesca Mambro e Valerio Fioravanti, vengono persino descritti come parte della «comitiva di mio padre». Parole che echeggiano quelle del responsabile dell’ufficio stampa di Gn: «Gli ex Nar non li trattiamo come dovremmo».
E se queste posizioni non escono all’esterno, è presto detto il motivo: «Noi ci autocensuriamo», afferma il militante, «perché siamo noi che ci autoconvinciamo del fatto che non possiamo dire determinate cose». Cose che gli esponenti della giovanile meloniana non hanno invece alcun problema a esprimere fra di loro. Come quando si radunano intorno a un falò, in quello che l’inchiesta raffigura quasi come un rito esoterico. Qui i giovani si lanciano in cori e inni al duce come «Ce ne freghiamo della galera, camicia nera trionferà». Oltre al solito e immancabile «Sieg Heil», il “saluto alla vittoria” tipico del regime nazista. Una serie di slogan e di comportamenti poco consoni al volto moderato che Meloni vuole mostrare all’esterno. E, suggerisce l’inchiesta, certamente non adatti a quella che si propone come la futura classe dirigente del Paese.