Il Senato è un cimitero di leggi: solo il biotestamento ce la può fare

Ius Soli, biotestamento, vitalizi. Sono solo le più importanti delle decine di leggi approvate dalla Camera dei deputati e bloccate da mesi nel collo di bottiglia del Senato. Entro il 17 di dicembre si dovrebbe arrivare al via libera definitivo almeno sul Biotestamento, ma per molti altri provvedimenti, Ius soli in testa, salvo colpi di scena il destino è quello del dimenticatoio. E’ una questione di tempi (mancano pochi mesi al termine della legislatura), ma soprattutto di numeri perché la maggioranza di governo è particolarmente risicata a Palazzo Madama. E poi c’è la campagna elettorale che ormai incombe, con i vari partiti che pianificano le proprie mosse anche in base alle ripercussioni che potrebbero avere sui risultati delle urne.

Biotestamento, 6 mesi fa l’approvazione alla Camera. Il 20 aprile 2017 la Camera dei deputati approvava il disegno di legge sul Biotestamento passando così il testo al Senato per il via libera definitivo. Il cuore del provvedimento propone l’introduzione delle DAT (disposizioni anticipate di trattamento), un testamento che ogni persona maggiorenne, capace di intendere e volere, in previsione di una eventuale futura incapacità di determinare le proprie volontà può redigere per esprimere il consenso o il rifiuto rispetto a trattamenti sanitari: come, per esempio, la nutrizione e l’idratazione artificiali. Questo disegno di legge è appoggiato dal Partito Democratico, ma registra alcune frizioni all’interno di Alternativa Popolare, l’altro partito che sostiene la maggioranza di governo. Contrari anche Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia, anche se il provvedimento dovrebbe ottenere i voti necessari all’approvazione dal Movimento 5 Stelle.

Il biotestamento è legge, la gioia al Senato

Ius Soli, il destino delle legge è appeso a un filo. Il ddl per riformare la legge sulla cittadinanza ha superato l’esame della Camera lo scorso agosto. Il testo prevede il passaggio dallo Ius Sanguinis (la cittadinanza italiana viene trasmessa dai genitori), a uno Ius Soli temperato (ovvero i bambini stranieri nati in Italia otterrebbero la cittadinanza ad alcune condizioni). Con la nuova legge, diverrebbero italiani coloro che, essendo nati sul territorio nazionale, sono figli di stranieri con un permesso di soggiorno da almeno 5 anni; oppure coloro che sono arrivati in Italia entro i 12 anni, figli di un genitore con permesso di soggiorno da almeno 5 anni, e che abbiano frequentato un ciclo scolastico di 5 anni nel nostro Paese (Ius culturae). Questa legge, che godrebbe dell’appoggio di Pd e Mdp, deve fare i conti con la contrarietà di Ap che si è detta pronta a non votare la fiducia sul provvedimento. Al netto della contrarietà di M5S, Forza Italia e Lega, è estremamente difficile che lo Ius Soli possa ottenere il via libera definitivo del Senato.

Matteo Richetti (Pd), primo firmatario del ddl per l’abolizione dei vitalizi.

Abolizione dei vitalizi, fallisce l’ultimo tentativo del Pd. Il primo firmatario del disegno di legge per l’abolizione dei vitalizi è il deputato del Pd Matteo Richetti. La proposta intende andare oltre la riforma del 2012, che aveva già abolito il vitalizio per senatori e deputati e lo aveva sostituito con un assegno pensionistico calcolato con sistema contributivo e ottenibile a 65 anni. Era previsto uno “sconto” di un anno per ogni legislatura superiore alla prima, fino a un minimo di 60 anni. Non aveva però toccato i vitalizi maturati prima del 2012. Il ddl Richetti, invece, vorrebbe estendere il sistema contributivo anche a chi già percepisce il vitalizio. Il limite per ricevere la pensione sarebbe di 65 anni: un’equiparazione, di fatto, al sistema pensionistico in vigore per i normali lavoratori. Difficile, tuttavia, che arrivi l’ok del Senato: troppe le perplessità nei vari schieramenti, compresi alcuni componenti della stessa maggioranza. Il nodo principale è la retroattività: i contrari sostengono infatti che andare a toccare diritti già acquisiti potrebbe creare un precedente giuridico e, in futuro, perfino mettere a rischio le pensioni già maturate dai lavoratori comuni. Non la pensa così il segretario dem, Matteo Renzi, appoggiato dal M5S, che ha spinto per inserire la “legge Richetti” nella manovra. In Commissione Bilancio, tuttavia, mancherebbero i numeri per il via libera e la legge, salvo ribaltoni dell’ultim’ora, potrebbe arenarsi definitivamente.

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