Stefano Bonaccini si conferma presidente dell’Emilia-Romagna. Il governatore uscente, candidato Pd, ha ottenuto il 51% dei voti mentre la leghista Lucia Borgonzoni si è fermata al 43. Debacle assoluta per il Movimento 5 Stelle, con Simone Benini che si è fermato al 4,7%. Intervenuto in conferenza stampa da Bologna, il leader della Lega Matteo Salvini ha commentato i primi exit poll e ha ringraziato Lucia Borgonzoni. «Con qualunque ruolo, che sia maggioranza o opposizione, sono orgoglioso del consenso che abbiamo ricevuto. Lasciatemi dire che per me è un’emozione che dopo 70 anni ci sia una partita aperta in Emilia-Romagna» ha detto per poi aggiungere: «Se vinco sono felice, se perdo sono felice lo stesso e lavorerò il doppio. Sono 20 anni che dicono che la Lega è morta; io dico che che dovranno aspettare altri 20 prima di vedermi stufo».
Bonaccini verso le due si è presentato ai microfoni rasserenato dai dati incoraggianti: «Aver spettacolarizzato queste elezioni non è convenuto alla Lega. Gli dicevo di essere prudenti. Parlavano di liberare l’Emilia-Romagna, ma da cosa? Io ho continuato a stare sul territorio come ho sempre fatto». La Borgonzoni in conferenza stampa ha rinviato le considerazioni sul voto a risultati definitivi, volendo comunque ringraziare chi l’ha sostenuta in questi mesi: «Ci sono delle persone che si aspettano delle risposte dalla Lega. Bonaccini anche questa sera non ha perso tempo per screditarmi. Noi continueremo a rispondere alle esigenze. L’Emilia-Romagna dopo tanto tempo è ritornata ad essere contendibile»
In Calabria a vincere è Jole Santelli di Forza Italia sostenuto anche da Fratelli d’Italia e Lega con il 55,9% dei voti. La Calabria passa di nuovo nelle mani del centro-destra. Dopo una parentesi di appena cinque anni marchiata Pd, la Regione avrà come presidente la Santelli, prima donna a ricoprire questo ruolo nel territorio calabrese. Pippo Callipo, sostenuto dal Pd, si è fermato al 30,2% dei voti. Fuori Carlo Tansi, appoggiato da tre liste civiche, con il 9,3%, e il pentastellato Francesco Aiello con il 7,5%. «Vorrei dedicare questa vittoria ai miei genitori, ai miei nipotini e ragazzi di questa terra», ha detto la Santelli. «Ora si apre una fase nuova, nella quale, se la parola democrazia ha ancora un senso, si dovrà cambiare governo rendendo la parola agli elettori» avrebbe detto Silvio Berlusconi in una telefonata alla Santelli. Per Zingaretti sulla Calabria «c’è un po’ di rammarico perché se il fronte del centrosinistra fosse stato unito il risultato sarebbe stato migliore. Il Pd è di gran lunga il primo partito della Calabria. Grazie a chi ha combattuto». «Faccio tanti auguri a Santelli – ha detto Callipo – e le auguro un buon lavoro. Insieme al PD abbiamo lavorato molto per i calabresi, che hanno scelto però la coalizione di centrodestra. Non si è creduto ad una rivoluzione ed un cambiamento che avevamo promesso».
Affluenza al voto
A mezzogiorno in Emilia-Romagna avevano votato il 23,44% degli elettori, al contrario dei votanti nella stessa ora alle Regionali del 2014, che si fermavano al 10,77%. Un dato che è continuato a crescere nell’arco della giornata: alle 19 l’affluenza era al 58,82%, quasi il doppio del 30,89% alla stessa ora nel 2014. Alle 23 l’affluenza alle urne è registrata al 67,67%, 30 punti in più rispetto al 37,76% del 2014 e leggermente superiore anche al 67,3% delle elezioni Europee dello scorso anno. L’affluenza definitiva in Calabria invece è stata del 44,32%, in leggero aumento (+0,16%) rispetto alle Regionali del 23 novembre 2014.
La campagna elettorale in Emilia Romagna
Che non fosse un voto Regionale come tutti gli altri questo era chiaro sin dall’inizio. Troppo importante il risultato e il potenziale eco a livello nazionale. Un avviso di sfratto al governo giallorosso come definito dal centro-destra o una bella boccata d’ossigeno per l’esecutivo? Se ci mettiamo poi le sardine, la campagna elettorale di Salvini, arrivato a definire quella per l’Emilia-Romagna «la madre di tutte le battaglie» e il tentativo del Pd di contenere la Lega, ecco che il dato sull’affluenza, in crescita rispetto alle Regionali di cinque anni fa, assume tutto un altro significato. Il voto in quel caso non aveva una valenza nazionale così importante e la Regione veniva da uno scandalo che portò alle dimissioni di Vasco Errani, governatore Pd condannato per falso ideologico nel processo Terremerse. La sentenza venne poi trasformata in definitiva assoluzione in sede di appello e il polverone mediatico non impedì comunque a Bonaccini di imporsi, seppur con un’affluenza bassissima. Siamo arrivati al voto dopo una campagna elettorale lunga, intensa, a tratti entusiasmante ed entrata nel vivo nelle ultime due settimane. Il 14 novembre Salvini e la Borgonzoni lanciavano la sfida al Paladozza di Bologna. Poco più in la 4 amici con un post su Facebook portavano migliaia di persone in piazza a contrastare la Lega. È la nascita del movimento delle Sardine. Da lì in poi due mesi e mezzo in cui è successo di tutti. Prima le critiche alla Borgonzoni, ritenuta l’ombra di Salvini, che intanto gira in lungo e in largo la Regione come un conquistatore- saranno oltre 200 le città e i comuni visitate dal leader del Carroccio a fine campagna. Poi le polemiche su Bonaccini, che omette il simbolo del Pd dai propri manifesti. Le battaglie sulla sanità, sulle case popolari e sull’immigrazione. Il Movimento 5 stelle che corre da solo dopo la decisione degli iscritti della piattaforma Rousseau. E sul finire della campagna Salvini che citofona al presunto spacciatore e le piazze di Bibbiano, con ancora le sardine a sfidare a pochi metri di distanza i comizi della Lega. Proprio loro che nel frattempo si sono strutturate, arrivando a riempire piazze in tutta Italia. Con un post sulla pagina Facebook hanno dichiarato a urne chiuse, che a prescindere dal risultato, torneranno ad essere «cittadini, elettori, parenti o amici». Staremo a vedere. Cala il sipario sulla campagna ma le polemiche non si fermano con il Pd che accusa la Lega di non aver rispettato il silenzio elettorale pre-voto. Le urne segnano la fine di quelle che probabilmente passeranno alla storia come le Regionali dal più alto impatto nazionale, nonchè le più equilibrate della storia per l’Emilia-Romagna.
La campagna elettorale in Calabria: i programmi e i candidati
Dai toni più bassi, la campagna elettorale in Calabria ha destato ‘scandalo’ solo il 23 gennaio quando il presidente di Forza Italia, Silvio Berlusconi, nel comizio a sostegno della sua candidata, Jole Santelli, a Tropea (Vibo Valentia) ha affermato che: «La conosco da 26 anni, ma ancora non me l’ha data». Le parole hanno provocato le risa di alcuni dei presenti, abituati alle uscite fuori luogo dell’ex presidente del Consiglio; ma hanno aizzato polemiche e critiche da parte di opposizioni, giornalisti e cittadini stanchi di dover ascoltare parole considerate inopportune. Originaria di Cosenza, Santelli è stata sottosegretario al ministero della Giustizia durante il secondo e il terzo governo Berlusconi e sottosegretario al ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali durante il governo Letta. Avvocato, dopo la sua pratica e l’esame di stato, entra nell’ufficio di Cesare Previti, noto per essere stato uno dei legali di Berlusconi. Nel 1994 si iscrive a Forza Italia e da lì inizia la sua ascesa politica che culmina come vice sindaco di Cosenza nella giunta di Mario Occhiuto, candidato mancato alle regionali in Calabria a causa dell’opposizione della Lega di Matteo Salvini. Trasparenza, semplificazione, deburocratizzazione, valutazione, efficienza, efficacia, economicità e digitalizzazione dell’azione amministrativa sono i punti più importanti del programma elettorale della Santelli, che cliccando qui troverete nella sua forma integrale. Il nuovo presidente punterà ad avviare un’agenda digitale e a migliorare il settore occupazionale e lo sviluppo sostenibile. Atenei, scuola e ricerca rappresentano i settori su cui la Regione deve necessariamente puntare insieme a Welfare e politiche sociali. La regione deve poi riprendere in mano la sanità cercando di ridurre la migrazione sanitaria.