Elezioni Emilia Romagna 2020: la regione che vale l’Italia

Manca solo un mese alle elezioni in Emilia-Romagna e il risultato delle urne potrebbe cambiare gli scenari politici anche a livello nazionale. Sono oltre 3,4 milioni i cittadini che domenica 26 gennaio saranno chiamati al voto per eleggere il Presidente della Regione. Più di 4.500 i seggi che resteranno aperti dalle 7 alle 23 in 328 comuni.

Inutile sottolineare come non saranno solo semplici elezioni regionali. Il nuovo governo nazionale targato Pd-M5Stelle e firmato Giuseppe Conte per la seconda volta nel giro di un anno, sta per concludere il 2019 tra mille difficoltà e polemiche. Il flop della medesima alleanza nelle elezioni dello scorso ottobre in Umbria, storica roccaforte della sinistra, ha evidenziato la forza del fronte sovranista e le debolezze di un’accoppiata che stenta a decollare per le forti divergenze ideologiche. La Lega rimane il primo partito in Italia e anche Fratelli d’Italia sta crescendo.

Un’ eventuale vittoria della destra in Emilia-Romagna, la prima della storia, non potrebbe essere ignorata dall’esecutivo. Zingaretti, Conte e Di Maio lo sanno bene: il rischio è alto perché l’Emilia Romagna è più grande dell’Umbria e rappresenta una regione simbolo della sinistra. La sua influenza sull’economia nazionale, poi, resta importante.

I candidati

Il centro-sinistra presenta alle urne il governatore uscente, Stefano Bonaccini. In corsa per il secondo mandato, è sostenuto da sei liste: il Partito Democratico, Emilia Romagna Coraggiosa, Europa Verde, Volt, +Europa e Bonaccini Presidente (sostenuta a sua volta da Italia Viva e Azione, il nuovo partito di Carlo Calenda). Il centro-destra invece, punta forte e compatto su Lucia Borgonzoni. La senatrice bolognese della Lega è sostenuta da Forza Italia, Fratelli d’Italia, la lista Progetto Emilia-Romagna- Rete civica Borgonzoni presidente e ovviamente il Carroccio. Il Movimento 5 Stelle, dopo il clamoroso calo dell’ultimo anno, non avrebbe voluto replicare l’esperimento col Pd, soprattutto dopo il flop in Umbria. I grillini, quindi, hanno affidato tutto alla piattaforma Rousseau: gli iscritti hanno detto no alla pausa elettorale. Il Movimento ha dovuto buttarsi nella ressa del voto ed ecco allora che toccherà all’imprenditore di Forlì Simone Benini risollevare le sorti calanti dei pentastellati. La giovanissima Marta Collot, di soli 26 anni, correrà invece per Potere al Popolo!, mentre il segretario regionale di Rifondazione Comunista Stefano Lugli sarà il candidato della lista L’altra Emilia-Romagna.

Il programma di Stefano Bonaccini

Il governatore uscente Stefano Bonaccini sta incentrando la campagna elettorale su sanità, servizi e sostenibilità, cercando di valorizzare quanto fatto nel precedente mandato. L’unico modo per non distrarre gli elettori dal contesto nazionale è quello infatti di dimostrare una crescita della Regione negli ultimi anni. La disoccupazione è scesa dal 9% del 2014 al 4,8 attuale e l’Emilia-Romagna è stata tra le prime regioni italiane per capacità di spesa dei fondi europei. Grazie al Patto per il Lavoro siglato nel 2015, infatti, sono stati investiti oltre 22 miliardi per sostenere la ripresa economica, l’occupazione e le politiche di innovazione.

Nel nuovo programma gli obiettivi principali sono rafforzare l’infrastruttura formativa delle imprese e investire nel settore educativo. La volontà è quella di rendere il nido gratuito e senza più liste d’attesa, attraverso un piano territoriale di ampliamento dei servizi e degli spazi.
I tempi di attesa per visite ed esami rimangono uno dei problemi principali del servizio sanitario. Bonaccini punta a velocizzare l’accesso al pronto soccorso e agli interventi programmati grazie a un ripensamento delle liste d’attesa.

E se il centro-sinistra deve ripartire, che lo faccia dalla lotta al cambiamento climatico: il tema è diventato centrale nei programmi di quasi tutti i candidati di sinistra degli ultimi mesi e Bonaccini non interrompe la tendenza. Rilancia, anzi, proponendosi come guida a livello nazionale di una rivoluzione green con un piano di transizione verso le energie rinnovabili e misure mirate al miglioramento della qualità dell’aria.

Non a caso il verde è il colore della campagna del governatore: campeggia su tutti i manifesti, gli stessi che tanto hanno fatto discutere per la scelta di non inserire il simbolo del Pd. Infine l’analisi dei Big Data, essenziali per lo sviluppo economico e sociale, su cui Bonaccini punta forte. Recentemente il governatore ha anche chiesto pubblicamente un aiuto al governo nel rivedere la Plastic Tax. Il 36% delle aziende di imballaggi e packaging sono infatti in Emilia-Romagna e danno lavoro a 17.000 persone.

Chi è Lucia Borgonzoni, senatrice alla conquista dell’Emilia-Romagna

Scelta direttamente da Matteo Salvini, toccherà a Lucia Borgonzoni cerca di liberare l’Emilia-Romagna, slogan ufficiale scelto dal Carroccio dopo i buoni risultati in Umbria. In passato la Borgonzoni ha già dimostrato di non temere le sfide difficili: nel 2016 per poco non diventò sindaco di Bologna. Si fermò infatti solo al ballottaggio, non riuscendo a strappare la città al sindaco uscente Virginio Merola. Nel 2018 è stata eletta senatrice ed ha ricoperto il ruolo di Sottosegretario al Ministero dei Beni culturali nel primo governo Conte.

Anche nel suo programma il problema dei tempi d’attesa nel settore sanitario è di importanza centrale. Più volte nei comizi la Borgonzoni ha sottolineato come le liste per le operazioni siano lunghissime soprattutto per i meno abbienti.

Altro punto chiave per la leghista è la realizzazione di un piano regionale per le bonifiche e lo smaltimento dei rifiuti. Proprio qui sono arrivati gli attacchi più duri alla gestione Bonaccini, soprattutto sul contratto siglato con Hera che regola l’arrivo di rifiuti da Roma. Revisione della giustizia sociale, considerata troppo vicina alle banche, e la battaglia sulle concessioni balneari tra gli altri punti cardine del programma. Con un’attenzione in più per il porto di Ravenna, nodo commerciale strategico del corridoio adriatico-baltico.

Recentemente, aveva fatto discutere la scelta della Borgonzoni di presentarsi in aula a Palazzo Madama durante il voto di fiducia al governo Conte Bis con indosso lo slogan Parliamo di Bibbiano, chiara provocazione nei confronti del Partito Democratico. Suo nonno era il famoso pittore Aldo Borgonzoni, partigiano durante la Resistenza e iscritto per alcuni anni al Partito Comunista.

E il Movimento 5Stelle?

Luigi Di Maio, leader del Movimento 5 Stelle, dopo il deludente 7 percento raggiunto in Umbria, aveva espresso la volontà di non presentare le liste per le regionali in Emilia-Romagna. La decisione è stata affidata alla piattaforma Rousseau dove gli iscritti hanno detto no alla pausa elettorale. Bonaccini ha sperato fino all’ultimo che il Movimento potesse schierarsi con lui, ma i 5Stelle correranno da soli, come richiesto dai parlamentari e dai consiglieri regionali. Il candidato scelto è stato dunque Simone Benini, imprenditore informatico e consigliere comunale a Forlì dal 2014. Sostenibilità ambientale, sanità pubblica, lavoro e agricoltura i punti chiave del suo programma. Per la campagna elettorale, l’imprenditore ha riportato alla ribalta un classico dei tormentoni più di successo dei grillini: si sposterà solo con treni regionali e autobus, ha assicurato. Tutto ciò per capire i problemi dei pendolari. Le politiche recenti di Bonaccini non hanno convinto il Movimento, dalla legge urbanistica alle politiche sui rifiuti e alcune misure considerate pro-trivelle e petrolio.

Mattia Sartori e il Movimento delle Sardine

Un fenomeno importante da analizzare in relazione all’Emila-Romagna è quello del Movimento delle Sardine. Il 14 novembre Salvini presentava la campagna elettorale della Borgonzoni al Paladozza di Bologna, luogo sacro per la sinistra italiana, dove Berlinguer venne eletto segretario del Pci nel 1969. Per questo motivo Mattia Sartori e altri 3 amici decisero di organizzare una manifestazione flash mob a Bologna con l’obiettivo di portare in piazza lo stesso numero di persone che intanto riempivano il Paladozza. Prima Bologna, poi Modena, ora tutta Italia e non solo. Le sardine, chiamate così in riferimento al fatto che il pesce in questione è difficile da catturare (come loro che non abboccano e non si legano), sono diventate ormai un riferimento di contrapposizione alla Lega di Salvini e un appiglio importante per il Pd.

Case popolari, rifiuti e immigrazione: i temi caldi della sfida

I sondaggi danno favorito Bonaccini, avanti di qualche punto sulla Borgonzoni. Il risultato di queste elezioni avrà un eco nazionale fortissimo e i sondaggi sono l’arma per destabilizzare l’opinione pubblica e se possibile indirizzare gli indecisi.

Case popolari, rifiuti e immigrazione. Probabilmente alla fine la spunterà chi saprà essere più convincente su questi temi molto delicati. Il primo è un problema molto sentito nelle città. Sono più gli stranieri che gli italiani a fare richiesta per gli alloggi popolari. E i dati raccontano come il numero di stranieri che vive in queste strutture sia molto alto in relazione alle percentuali demografiche.

Ad alimentare la polemica ci hanno pensato il mese scorso il deputato Galeazzo Bignami e il consigliere comunale di Bologna Marco Lisei, entrambi di Fratelli d’Italia. Per dimostrare una presunta sostituzione degli stranieri sugli italiani aventi diritto, hanno ripreso e postato sul web i citofoni con i nomi degli inquilini stranieri nelle case popolari. Se da una parte si cerca di strumentalizzare la situazione, dall’altra indubbiamente il problema rimane: gli immigrati, mediamente con redditi più bassi e più figli degli italiani, ottengono più facilmente gli alloggi.

Per quanto riguarda i rifiuti anche qui la polemica è incandescente. La Borgonzoni accusa Bonaccini di non aver previsto nessun piano regionale di bonifica e di non porre rimedio al problema dei siti inquinati che in Emilia-Romagna sarebbero oltre 800. Inoltre il gruppo Hera, che gestisce i rifiuti urbani e il servizio di igiene in 6 province della Regione, ha da poco annunciato un nuovo accordo per smaltire l’immondizia di Roma.

Sul fronte immigrazione invece l’Emilia-Romagna, secondo il Rapporto dell’Osservatore Regionale di quest’anno, è la Regione con più immigrati sul territorio. Si tratta del 12.5 percento, oltre mezzo milione di persone. Il 50 percento dei detenuti della regione è composto da immigrati, ma al tempo stesso sta aumentando il loro tasso di occupazione sul territorio e il conseguente gettito fiscale che ne deriva. Convincere gli elettori sul tema rimane molto complicato: bisognerà agire favorendo l’integrazione e al tempo stesso tutelare la popolazione italiana.

 Le modalità di voto: sistema maggioritario, soglie di sbarramento e premio di maggioranza

Il 26 gennaio si voterà con la nuova legge elettorale per le regioni, modificata nel luglio del 2014. Il sistema scelto è quello di tipo maggioritario. Niente ballottaggio: il candidato che otterrà anche un solo voto in più rispetto agli avversari sarà il nuovo governatore. Alle liste che appoggiano chi sarà scelto dagli elettori, verrà assegnato un premio di maggioranza per un totale di 27 seggi su 50. Quaranta consiglieri saranno eletti proporzionalmente sulla base di liste circoscrizionali, 9 invece con sistema maggioritario e il restante seggio sarà riservato al candidato vincitore. La soglia di sbarramento sarà del 3 percento per le liste non coalizzate e del 5 percento per quelle coalizzate. Sarà possibile infine effettuare un voto disgiunto: una preferenza per il candidato Presidente e una alle liste ad esso non collegate.

Nicolo Rubeis

Giornalista praticante con una forte passione per la politica, soprattutto se estera, per lo sport e per l'innovazione. Le sfide che attendono la nostra professione sono ardue ma la grande rivoluzione digitale ci impone riflessioni più ampie. Senza mai perdere di vista la qualità della scrittura e delle fonti.

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