Al terzo turno di votazioni per il Quirinale cala il numero delle schede bianche (412). Aumentano, invece, i voti per Sergio Mattarella, passati dai 39 del secondo scrutinio a 125. In salita anche Paolo Maddalena, da 39 a 61. Mentre Pier Ferdinando Casini raccoglie 52 voti. Tuttavia, la novità del giorno è Guido Crosetto, candidato di Fratelli d’Italia, che raccoglie 115 preferenze.
LE MOSSE DEL CENTRODESTRA
A differenze delle due volte precedenti, il centrodestra si è presentato diviso al terzo scrutinio. Già prima del voto, era trapelata l’intenzione dei parlamentari di Fratelli d’Italia di indicare un nome anziché scheda bianca. «Oggi Fratelli d’Italia in Parlamento vota Guido Crosetto, per smuovere le acque in questo stallo politico. Una persona capace e onesta gradita a molti italiani perbene», ha poi confermato Giorgia Meloni sulla propria pagina Facebook. La sorpresa, però, è che i voti raccolti dal politico piemontese superano ampiamente quelli dei grandi elettori di Fratelli d’Italia, che sono solamente 63. Lo stesso Crosetto, raggiunto dai giornalisti, ha voluto ringraziare tutti quelli che lo hanno votato ed ha sottolineato la capacità del centrodestra di raccogliere voti anche al di fuori dello schieramento politico.
Definito il “gigante buono” della politica, Guido Crosetto, 1,96 di altezza, è nato a Cuneo nel 1963. Da giovane ha militato nella Democrazia Cristiana ed è stato eletto, a soli 27 anni, sindaco di Marene, piccolo comune nel cuneese. Ha svolto il ruolo di sottosegretario alla difesa nell’ultimo governo Berlusconi, prima di fondare, nel 2012, il partito Fratelli d’Italia con Giorgia Meloni e Ignazio La Russa. Nel 2019 ha abbandonato il ruolo di deputato per dedicarsi completamente all’attività imprenditoriale nel settore della difesa.
LE MOSSE DEL CENTROSINISTRA
Non compare nella rosa dei nomi candidati ufficialmente dal centrodestra, ma l’attuale Presidente del Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati, è probabilmente la vera carta che il centrodestra spera di giocare nelle prossime votazioni. Il Movimento 5 Stelle e il Partito Democratico hanno lanciato un avvertimento sul rischio di mettere in crisi le istituzioni qualora si insistesse nel candidare l’attuale Presidente del Senato. «Non è un candidato qualsiasi, è una carica istituzionale e mettere in gioco una carica istituzionale per una contrapposizione senza una soluzione condivisa sarebbe un grande errore del centrodestra e un grande sgarbo per la carica della presidenza del Senato», ha dichiarato Giuseppe Conte.
Gli fa eco Enrico Letta che stronca la candidatura: «Proporre la seconda carica dello Stato, insieme all’opposizione, contro i propri alleati di governo sarebbe un’operazione mai vista nella storia del Quirinale. Rappresenterebbe, in sintesi, il modo più diretto per far saltare tutto». I dem lavorano per trovare un’intesa con gli alleati della maggioranza. Secondo alcune fonti parlamentari il Pd sarebbe in contatto con la Lega per provare a convincere Salvini a non votare col centrodestra. Il leader della Lega dovrà scegliere se rompere con gli alleati di destra o mettere in pericolo la tenuta del Governo. Sarebbe difficile, secondo alcuni esponenti del Pd, giustificare l’elezione del Presidente della Repubblica con un numero inferiore a quello dei parlamentari della maggioranza: significherebbe porre fine alla legislatura.
VERSO IL QUARTO SCRUTINIO
Più si va avanti con le votazioni per il Quirinale e più cresce la tensione. Se fino ad oggi erano necessari 672 voti, da domani ne basteranno 505 per eleggere il nuovo capo dello stato. Infatti il quarto scrutinio, quando basta la metà più uno delle preferenze per salire al Quirinale, storicamente è quello in cui sono stati eletti la maggior parte dei Presidenti della Repubblica, ben quattro su dodici: Luigi Einaudi (1948), Giovanni Gronchi (1955), Giorgio Napolitano (2006) e Sergio Mattarella (2015).