Mentre al PalaDozza si consumava la genesi della campagna elettorale leghista, nel cuore della città dodicimila sardine si univano al grido di “Bologna non abbocca”. Sono le due facce del capoluogo emiliano, nella serata in cui Matteo Salvini sceglie l’impianto di Piazza Azzarita per dare il là a un percorso che si concluderà solo alla vigilia del prossimo 26 gennaio.
La posta in gioco sono le prossime elezioni regionali in Emilia-Romagna, una regione di matrice storicamente rossa e al momento governata da una giunta a trazione PD, con il governatore Stefano Bonaccini intenzionato a riconfermarsi nella prossima tornata elettorale. Nell’angolo opposto del ring la Lega, che dopo aver strappato l’Umbria alla sinistra punta su Lucia Borgonzoni per riuscire nell’impresa anche in Emilia.
Come ormai d’abitudine, il Carroccio ha dato fuoco alle polveri in anticipo sugli avversari, con l’avvio della campagna elettorale aperta in pompa magna dal discorso del suo lider maximo: « Se anche qui, come in Umbria, sceglieranno il futuro e il cambiamento, allora perfino a Roma non potranno più far finta di niente». Mentre Salvini pronunciava queste parole, Piazza Maggiore si mascherava, per una notte, nella piazza delle sardine. La metafora ittica risiede nella sua stessa natura: un pesce muto, che agisce in banchi, lontano dagli urlatori del web e dei comizi elettorali. Un flashmob nato dalle menti di un gruppo di ragazzi, giovani laureati che hanno voluto mostrare alla Lega l’altra faccia della medaglia e di Bologna.
In attesa di conoscere le mosse degli altri partiti, da Italia Viva al Movimento 5 Stelle, passando per lo stesso PD, a Bologna il popolo della sinistra ha anticipato le mosse dei suoi stessi esponenti. Sarebbero dovuti essere almeno seimila all’ombra del Nettuno, numero che corrisponde più o meno alla capienza del PalaDozza. Erano quasi il doppio, una risposta che non può lasciare indifferenti e che la dice lunga sulla storia di una campagna elettorale ancora tutta da scrivere.