Covid-19: via ai test sierologici in Lombardia

Sarà giovedì 23 aprile, la data in cui partiranno i test sierologici nelle aree più colpite dal Coronavirus. Si tratta delle province di Lodi, Cremona, Bergamo e Brescia. “Poi a partire dal 29 aprile, le analisi saranno estese a tutta la Regione Lombardia”. Lo comunica  l’assessore regionale alla salute Giulio Gallera.

 

Cosa sono i test sierologici
Test sierologici

I test sierologici servono per rilevare la presenza di immunoglobuline specifiche (anticorpi) nel siero. Il test si effettua partendo da un comune prelievo di sangue venoso e attraverso un’analisi di laboratorio viene misurata la quantità e il tipo degli anticorpi prodotti dal nostro sistema immunitario per difenderci, contribuendo alla neutralizzazione, nel momento in cui si viene a contatto di antigeni quali virus, batteri e allergeni.

In genere si va alla ricerca di due tipologie di immunoglobuline IgM e IgG. Le IgM sono le immunoglobuline della fase acuta che il nostro sistema immunitario produce all’inizio dell’infezione come prima risposta al contagio, tendono ad aumentare per alcuni giorni per poi decrescere nel giro di qualche settimana, lasciando spazio alle IgG.

Le IgG vengono prodotte tardivamente e si ritrovano nel sangue da quindici a venti giorni, a volte anche prima, dopo che si è venuti a contatto con l’antigene (virus o batteri) e permangono a lungo nell’organismo e hanno la capacità di mantenere la memoria immunitaria.

Nel caso specifico del Covid-19 non si sa ancora se queste particolari IgG sono anticorpi immunizzanti e per quanto tempo persistono nel nostro organismo. La ricerca degli anticorpi con i testi sierologici è utile, quindi, per capire chi realmente è venuto a contatto con il coronavirus, per poi pianificare le prossime fasi.

Intanto è partita la corsa ai vaccini 

Come già avviene in alcuni centri americani, così l’Istituto Jenner della Oxford University (JennerInstitute) sta iniziando i test sperimentali. Tra i ricercatori inglesi c’è anche l’immunologo italiano Giacomo Gorini: «questi test includeranno 500 volontari e permetteranno di valutare la sicurezza del vaccino. Dopo questi 500 si procederà verso una fase di efficacia vera e propria, per la quale avremo bisogno di numeri più grandi: puntiamo a reclutare 5mila individui».

Per quanto riguarda i tempi della ricerca – secondo Gorini – «le più rosee aspettative prevedono sei mesi, dopo tutto può accadere, ma è possibile, restando molto ottimisti, che fra sei mesi, verso settembre, ottobre, sapremo se il vaccino funziona o meno. Resto comunque ottimista, perché la scienza e la burocrazia si stanno muovendo a ritmi che non avevo mai visto prima».

 

 

 

 

 

 

 

Rino Terracciano

giornalista praticante e curatore d'arte. Scrive per Masterx-IULM. Ha lavorato e collaborato con Accademie e Istituzioni museali come Académie de France à Rome, Accademia di Francia in Roma, Villa Medici; Museo Bilotti - Aranciera di Villa Borghese, Museo Archivio Laboratorio per le Arti Contemporanee Hermann Nitsch, Napoli.

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