Il 25 aprile è il protagonista di una storia curiosa. La Liberazione è nata due volte: nel 2019 l’antifascismo è diventato di nuovo un tema centrale, seppure affrontato molte volte senza realmente guardare al passato.
Da qualche anno a questa parte, i giovani si appassionano sempre di più alla storia, nonostante le pecche del sistema scolastico, mentre il potere ha iniziato a temere la definizione di “antifascista”. Non solo si evita l’etichetta, ma si cerca immediatamente di precisare la pari distanza anche da qualsiasi altra fazione ideologica che si è fatta carico nel corso della storia della lotta al fascismo. Divertente, se si pensa che senza la Liberazione, partiti, movimenti e fazioni politiche sarebbero oggi illegali. Dall’altra parte, il 25 aprile non nasce per unire: se così fosse stato, non ci sarebbe stato nessuno da liberare. Ma è fondamentale parlare anche della divisione, che diventa però un dibattito sostenuto soltanto dagli adulti.
L’attuale generazione di adolescenti è la più politicizzata dal ’68. Si preoccupa del riscaldamento globale, dei movimenti mondiali per i diritti e si informa più di quanto abbiano mai fatto i genitori. I ragazzi arrivano alle ideologie tramite retaggio culturale familiare (solitamente in opposizione) o basandosi sulle vicissitudini politiche del proprio quartiere o della comunità di riferimento. I nati dopo il 2000 sono realmente distanti dal fascismo e dai suoi strascichi. Parlare con i millennials di antifascismo significa porre un parallelo tra ieri e oggi. Si parte dalle motivazioni storiche che hanno creato il bisogno di una Liberazione il 25 aprile del 1945 per poi passare alla negazione di spazi e sentimenti che per un adolescente moderno sono fondamentali. Bisogna dunque fare riferimento alla possibilità di una negazione di libertà e di vita per far nascere in qualcuno il sentimento dell’antifascismo. E quindi si fa appello a discriminazioni sempre attuali, come quelle subite per la propria identità di genere, per le proprie origini.
“Fascismo” è davvero un termine che si riferisce a un’epoca sempre più lontana storicamente? Se è vero che ogni epoca ha avuto i suoi fascismi, seppure accennati, è soltanto presto per riconoscere quale forma abbia assunto attualmente?
IL RICORDO DELLA LIBERAZIONE: MATTARELLA PUNTA IL DITO
«Gli eventi della Resistenza compongono l’identità della nostra Nazione da cui non si può prescindere per il futuro». Sono queste le parole del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella che da Vittorio Veneto soffia nuova vita nella celebrazione del 25 aprile. Il dito è puntato, seppur gentilmente, contro le forze politiche al governo che hanno definito la Liberazione un derby tra comunisti e fascisti. «La Storia insegna che quando i popoli barattano la propria libertà in cambio di promesse di ordine e tutela» – continua – «gli avvenimenti prendono sempre una piega tragica e distruttiva». Come sempre in queste occasioni, il presidente Mattarella ricorda qual è la realtà del regime fascista: «Non era permesso avere un pensiero autonomo, si doveva soltanto credere in modo acritico e assoluto alle parole d’ordine del regime. L’ossessione del nemico, sempre e dovunque, era sovrana. Banditi i giornali e i partiti di opposizione. Soprattutto, si doveva combattere. Non per difendersi, ma per aggredire». Ricorda inoltre che al movimento della Resistenza hanno partecipato contadini, operai, intellettuali, studenti, religiosi e militari, senza dimenticare chi mise a disposizione case, cibo e aiuti.
MATTEO SALVINI SCEGLIE CORLEONE E SNOBBA LA LIBERAZIONE
E se le parole di Sergio Mattarella sono più o meno associabili al comportamento del Ministro dell’Interno Matteo Salvini, il discorso riguardante la divisione naturalmente insita nella storia del 25 aprile arriva sulla bocca del vicepremier proprio questa mattina a Corleone, dove ha deciso di presenziare all’inaugurazione di un nuovo commissariato. «Ho fatto bene a venire qui oggi» – ha detto – «Ho sentito il dovere di essere qui in trincea per gli uomini e donne in divisa. Mi piacerebbe che il 25 aprile fosse una giornata di unione, rispetto e memoria, perché senza il passato non si prepara nessun futuro. I giorni che verranno, però, dovrebbero essere all’insegna dell’unione. Per questo ho scelto Corleone»
L’esigenza di una Liberazione richiede per definizione una spaccatura. Si tratta di scegliere da che parte schierarsi.