Gli account Twitter sospesi negli ultimi anni potranno sbarcare di nuovo sulla piattaforma social. È quello che ha annunciato il nuovo patron Elon Musk, dopo i risultati del referendum lampo che ha indetto tra gli utenti: il 72% degli oltre 3 milioni di voti hanno risposto positivamente alla domanda, contro il 28%.
“Il popolo ha parlato, l’amnistia comincia la prossima settimana. Vox Populi, Vox Dei”. In latino: la voce del popolo è la voce di Dio. Già nei giorni scorsi Musk aveva ripristinato l’account di Donald Trump, sostenendo anche in quell’occasione di aver fatto la volontà del popolo. In poco più di 24 ore una delle decisioni più controverse e rivoluzionarie di Twitter (quella di sospendere in modo permanente l’account del 45° presidente degli Stati Uniti) è stata rovesciata. In quell’occasione il fondatore di Tesla e SpaceX aveva riammesso anche altri 11 account di esponenti e organizzazioni di estrema destra, senza consultare i suoi follower.
Gli unici account che Musk non intende riammettere sono quelli che hanno infranto la legge oppure quelli impegnati in uno spam “egregio”. Ma dove è il confine legale tra chi ha esagerato con lo spam in modo grave e chi no? E quali sono i comportamenti che hanno portato alla sospensione? Un errore casuale o un’azione dolosa? Quesiti che non hanno una risposta ben definita, ma si muovono su un filo labile e instabile.
Per anni, organizzazioni come Free Press hanno formato ed educato le big tech sulle delicate questioni di fiducia e sicurezza, e si sono battuti per far comprendere il ruolo che svolgono nel mitigare i danni che vengono causati non solo ad account fittizi, ma anche e soprattutto alle persone reali.
L’HATE SPEECH E LA DISINFORMAZIONE SUI SOCIAL
Si riaffaccia così il problema della disinformazione e delle fake news sui media. I ricercatori del gruppo Digital Planet della Tufts University hanno eseguito un’analisi sui casi di incitamento all’odio su Twitter prima e dopo l’acquisizione di Musk a fine ottobre. Sono stati presi in esame milioni di tweet isolando quelli che contenevano parole chiave che avevano un intento anti-Lgbtq+, razzista o antisemita. È venuto fuori che i tweet riconducibili all’hate speech adesso hanno preso più piede sotto la guida del miliardario.
Twitter è una piattaforma molto influente nel mondo social: nonostante le dimensioni ridotte rispetto ad altri social network, ha il potere di plasmare il dibattito e l’opinione pubblica in maniera massiccia, grazie alla sua popolarità tra i giornalisti e i politici.
TWITTER ORIENTA I SONDAGGI ELETTORALI
Come vengono gestiti i sondaggi su Twitter? Il sistema non dà la possibilità di verificare se a ogni voto corrisponde una sola persona, essendoci la possibilità di creare più account da parte di un solo individuo, utilizzando nomi di fantasia. E poi c’è un altro problema da non sottovalutare: il social media nato nel 2006 è esposto all’utilizzo di account automatici chiamati bot, che possono condizionare e influenzare i risultati dei sondaggi elettorali. Senza una verifica certa dei partecipanti reali è impossibile costruire qualcosa di statisticamente rappresentativo per comprendere l’orientamento di un certo gruppo di persone.
Non è stato preso un campione rappresentativo di tutta la popolazione di Twitter: infatti il sondaggio è stato visto probabilmente solo dalle persone che seguono il profilo di Elon Musk, che magari sono accomunate da determinate inclinazioni e orientamenti.
Prima dell’ascesa di Musk su Twitter, interi team di informatici seguivano protocolli rigorosi per condurre ricerche di mercato e sugli utenti per avere dati validi e attendibili. Ma quanto sono rappresentativi gli account dal punto di vista demografico?
È una scelta che ha suscitato l’allarme degli esperti di cybersicurezza che ritengono che resuscitare in massa account che erano stati banditi per reati come disinformazione e molestie avrà un forte impatto significativo sul social.
“Quello che Musk sta facendo è esistenzialmente pericoloso per diverse comunità emarginate. È come aprire le porte dell’inferno in termini di caos che causerà”
ha dichiarato Alejandra Caraballo della clinica di diritto cibernetico della facoltà di Legge di Harvard. Se vengono aperte le porte di Twitter a tutti, si potrebbe arrivare in poco tempo a una celebrazione assoluta dell’odio e della discriminazione.
I LICENZIAMENTI DI MASSA
Nei piani iniziali, il CEO di Twitter aveva promesso di non modificare le politiche di moderazione del sito e di ripristinare eventuali account dopo aver nominato un consiglio di moderazione. Ma sembra che abbia cambiato idea, licenziando centinaia di dipendenti di Twitter che controllavano i post sul sito. Musk vuole probabilmente far valere il primo emendamento della Costituzione statunitense che garantisce la libertà di parola e di stampa, anche in caso di discorsi d’odio. Ancora prima di acquistare Twitter, Musk aveva dichiarato di voler preservare la massima libertà di espressione.
È di poco fa la notizia della possibile chiusura della sede europea di Twitter a Bruxelles. Le dimissioni avvenute recentemente stanno portando ad una mancanza di dialogo sempre più netta tra l’azienda di San Francisco e le autorità di regolamentazione Ue, nel bel mezzo della transizione digitale del Vecchio Continente al Digital Services Act, per uno sviluppo e un’espansione sana dei servizi digitali innovativi nel mercato Ue. La Commissione si mostra preoccupata: come farà Twitter a far rispettare le regole per il controllo dei contenuti online? Secondo quanto riferito dal Financial Times, i responsabili della politica digitale di Twitter in Europa, Julia Mozer e Dario La Nasa, hanno abbandonato l’azienda la settimana scorsa. Il pacchetto DSA vuole fornire gli elementi per consentire l’effettiva moderazione dei contenuti online, introducendo forme di responsabilità per le piattaforme. L’obiettivo è contrastare la diffusione di contenuti dannosi e rendere il funzionamento del social il più trasparente possibile per gli utenti.
Si chiedono più tutele della privacy per contenere lo strapotere dei grandi colossi tecnologici sul mercato e per aggiornare la legge che protegge le aziende che operano sui social dalla responsabilità per i contenuti di terze parti.
Le dimissioni (o il licenziamento?) di Mozer e La Nasa vengono dopo i tagli che all’inizio di novembre avevano eliminato circa la metà dei dipendenti dell’azienda, fatta da 7.500 persone. Ma tutto questo è parte di un disegno più ampio su scala globale: dall’India alla Francia, numerosi dirigenti locali di Twitter che avevano posizioni di intermediazione con i funzionari governativi sono scesi bruscamente dalla nave. La metà degli 007 addetti alla security in rete. In più vengono ridotte le risorse che la società può impiegare per il monitoraggio e la moderazione dei contenuti.
LE BIG TECH
E la tensione tra Musk e i due giganti della Silicon Valley, Apple e Google, è sempre più alle stelle: da alcune indiscrezioni, sembra che se Twitter dovesse essere davvero invasa dall’odio e da una sistematica diffusione di teorie cospirative, le due società potrebbero arrivare a negarle l’accesso a iOS e Android, i loro sistemi operativi per smartphone.
Secondo il Digital Services Act, se Musk non prenderà provvedimenti contro il crescente ed ingombrante numero di profili fake, rischia di prendere multe fino al 6% del suo fatturato e, se recidivo, di essere bandito dal suolo europeo.