Chi perde un telefono, trova una memoria artificiale. Mentre i governi si concentrano sui potenziali pericoli delle intelligenze artificiali (AI), degli ingegneri dell’Università di Waterloo hanno scoperto un modo di programmare robot per aiutare le persone affette da demenza a localizzare medicine, occhiali, telefoni o altri oggetti smarriti di cui hanno bisogno.
Il 15 maggio 2023 Ali Ayub e colleghi hanno pubblicato uno studio dal titolo Can’t find your phone? There’s a robot for that (“Non trovi il tuo telefono? C’è un robot per questo”).
Vediamo la ricerca più da vicino.
I dettagli dello studio
«L’impatto a lungo termine è davvero entusiasmante», ha affermato il dottor Ali Ayub, ingegnere elettrico e informatico. «Un utente può essere coinvolto non solo con un robot compagno, ma anche con un robot compagno personalizzato che può dargli maggiore indipendenza».
Ayub e gli altri colleghi sono rimasti colpiti dal numero in rapido aumento di persone affette da demenza. Una condizione che limita le funzioni cerebrali, causando confusione, perdita di memoria e disabilità. Molte di queste persone dimenticano l’ubicazione di oggetti d’uso quotidiano, il che diminuisce la qualità della loro vita e pesa sugli assistenti (o caregiver).
L’obiettivo iniziale era di assistere un gruppo specifico di persone. Ma un giorno questa tecnologia potrebbe essere utilizzata da chiunque abbia cercato in lungo e in largo qualcosa che ha smarrito.
La svolta dell’intelligenza artificiale
Gli ingegneri credevano che un robot compagno con una propria memoria episodica potesse essere un punto di svolta. E sono riusciti a usare l’intelligenza artificiale per creare un nuovo tipo di memoria artificiale. Il team di ricerca ha iniziato con un robot manipolatore mobile Fetch, dotato di una telecamera per percepire il mondo che lo circonda.
Utilizzando un algoritmo di rilevamento degli oggetti, hanno programmato il robot per rilevare, tracciare e conservare un registro di memoria di oggetti specifici nella sua visuale della telecamera. Il robot è in grado di distinguere un oggetto da un altro, e può registrare l’ora e la data in cui gli oggetti entrano o escono dalla sua visuale.
I ricercatori hanno anche sviluppato un’interfaccia grafica per consentire agli utenti di scegliere gli oggetti che desiderano monitorare e, dopo aver digitato i nomi degli oggetti, cercarli su un’app per smartphone o computer. Una volta che ciò accade, il robot può indicare quando e dove ha osservato l’ultima volta l’oggetto specifico.
L’AI al servizio della terza età: i robot caregiver
I test hanno dimostrato che il sistema di memoria artificiale escogitato dagli studiosi è molto preciso. E mentre alcuni individui con demenza potrebbero trovare la tecnologia scoraggiante, Ayub ha detto che gli operatori sanitari potrebbero usarla presto.
Andando avanti, i ricercatori condurranno studi con persone senza disabilità, quindi persone con demenza.
Si prevede che entro il 2050 il numero di anziani affetti da demenza senile in Italia potrebbe superare i 3 milioni, con un’incidenza maggiore nella fascia di età superiore ai 65 anni. Scoperte simili nella prevenzione, nella ricerca scientifica e nell’assistenza sanitaria possono fare la differenza nella vita delle persone.
I robot caregiver sono un passo fondamentale per aiutare una popolazione anziana in aumento, che dovrebbe contare 2,2 milioni di ultranovantenni entro i prossimi decenni.