Climbook, un piccolo sito di arrampicata, ha vinto una lunga battaglia, riuscendo a scalare una vetta ostica chiamata Facebook. Dopo tre anni di procedimento legale, l’ufficio brevetti del Ministero dello Sviluppo Economico ha decretato la totale assenza di somiglianza “sotto il profilo strutturale, visivo, fonetico e concettuale” con il colosso di Mark Zuckemberg.
Questa era stata la motivazione riportata da Facebook in un documento ufficiale e pubblicata, in seguito, sul sito di climbing: “Il pubblico pertinente è costituito soprattutto da consumatori. Il consumatore è caratterizzato da un livello medio di conoscenza, avvedutezza e circospezione. Il suo grado di attenzione non è particolarmente alto, tenuto conto del genere di servizi in questione.”
Il sito, ideato dalla guida alpina Alessandro Lamberti, detto Jolly, non solo potrà continuare ad avere un’esistenza in rete, ma anche preservare il suo nome composto, comprensivo del sostantivo finale “book”, reso tanto celebre dalla piattaforma social per eccellenza. Anche se l’inventore del network americano avrebbe voluto l’esclusiva del nome, non è stata rilevata alcuna affinità nel servizio, o nella struttura, che possa generare dubbi nell’ utente che naviga. In altre parole è letteralmente impossibile che chiunque si imbatta su Climbook possa pensare di trovarsi su Facebook: « è altamente improbabile – ha dichiarato il ministero – che si possano confondere i due marchi, in quanto l’impressione generale dei segni nella percezione del pubblico è che i due simboli non siano simili».
Nessun problema, dunque, per gli appassionati di free climbing, che potranno continuare a cercare notizie sulle 70mila vie di arrampicata in tutto il mondo, leggere articoli informativi sulle tecniche di scalata e lasciare i loro commenti. Tira un respiro di sollievo anche l’ideatore Lamberti, che nel 2001 è stato il primo italiano a salire una via d’arrampicata di difficoltà 9a, nella valle delle Eaux-Claires, in Francia. (g,d)