Google vs OpenAI: il nuovo duello per le intelligenze artificiali

Il duello per le intelligenze artificiali ha inizio. Sundar Pichai, CEO di Google e Alphabet, ha annunciato il lancio dell’intelligenza artificiale targata Google. Si chiamerà Bard e, come ChatGPT, sarà un elaboratore del linguaggio naturale in grado di «attingere alle informazioni dal web per fornire risposte fresche e di alta qualità».

Il comunicato del 6 febbraio preannuncia una sfida per il monopolio di un mercato nascente con potenzialità illimitate. Google, da oltre 20 anni, domina il business dei motori di ricerca e per la prima volta vede la sua egemonia vacillare a causa di OpenAI, che ha creato ChatGPT Plus, la nuova versione a pagamento con funzionalità tutte da scoprire.

Simulazione di una guerra tra intelligenze artificiali
Cos’è Bard

Il nome dell’AI sviluppata da Google è un chiaro richiamo al soprannome di William Shakespeare, detto appunto “Il Bardo”. In apparenza sarà un chatbot capace di «combinare l’ampiezza della conoscenza del mondo – già in possesso dei server Google – con il potere, l’intelligenza e la creatività dei nostri grandi modelli linguistici». Pichai ha spiegato che già da sei anni l’azienda di Mountain View è orientata verso le AI. La missione di Google è, dice il CEO, «organizzare le informazioni del mondo e renderle universalmente accessibili e utili».

Dietro Bard c’è LaMDA (Language Model for Dialogue Applications), il software ideato due anni fa dall’azienda californiana, un modello linguistico per il dialogo che Bard dovrebbe portare a un livello più avanzato di operatività.

A differenza di ChatGPT – già rilasciato al pubblico nella versione beta da mesi – Bard verrà inizialmente provato da un gruppo ristretto di tester sparsi per il globo, per poi essere rilasciato al grande pubblico. Questa decisione serve a garantire che le risposte offerte raggiungano «un elevato livello di qualità, sicurezza e ancoraggio alle informazioni del mondo reale». Il probabile riferimento è alle prime versioni di ChatGPT e alle polemiche scaturite dalle risposte dell’AI.

ChatGPT a pagamento

Anche OpenAI si sta dando da fare. Il 2 febbraio Sam Altman, CEO della società ideatrice di ChatGPT, ha lanciato la versione a pagamento: ChatGPT Plus. La lista d’attesa per la versione Premium è già al completo e comprenderà molte nuove funzioni: dai tempi di risposta più rapidi fino all’accesso prioritario a ChatGPT, anche durante le ore di punta. Problematica riscontrata da milioni di utenti è proprio la difficoltà a utilizzare l’AI nei momenti di elevato traffico sul sito.

La schermata che segnala il traffico, appare quasi tutto il giorno sul sito di ChatGPT

Il prezzo per il servizio sarà di 20€ mensili, ma OpenAI sta esplorando la possibilità di creare «piani a basso costo, piani aziendali e pacchetti di dati per una maggiore disponibilità». La funzionalità a pagamento, come si legge sul sito ufficiale, è stata avviata per supportare la disponibilità all’accesso gratuito per più persone possibile.

La corsa alla “Singolarità”

Si potrebbe pensare che OpenAI vs Google sia come Davide contro Golia. Tuttavia, dietro la start-up creata da Sam Altman nel 2015 ci sono figure di rilievo del panorama Big Tech: dal co-fondatore Elon Musk – allontanatosi però dal progetto nel 2018 – alla Microsoft, che ha di recente investito 10 miliardi in un piano pluriennale per ottenere il 49% delle quote OpenAI. Finché Microsoft non avrà recuperato la liquidità immessa nel capitale sociale, riceverà il 75% dei profitti generati dalla società di Altman.

Insomma si preannuncia un vero e proprio “duello per le intelligenze artificiali” tra i due colossi high-tech. L’obiettivo a lungo termine è giungere alla singolarità, ovvero il momento in cui le macchine dimostreranno di fare operazioni intelligenti meglio di un essere umano e l’intelligenza artificiale riuscirà a essere indistinguibile da una persona. La prospettiva fino a pochi anni fa sembrava fantascienza, ma adesso appare sempre più vicina alla realtà.

ChatGPT e Bard a confronto

Pichai ha definito Bard un «robot conversazionale», capace di spiegare «a un bambino di nove anni le ultime scoperte della Nasa sul telescopio James Webb o di parlare dei migliori attaccanti del calcio di oggi, suggerendo poi un allenamento specifico per migliorare». Anche ChatGPT è capace di soddisfare richieste simili, come possiamo vedere nell’immagine sottostante. Gli esempi citati da Pichai non sono però casuali. Il CEO di Google sa che il punto debole del competitor è la difficoltà nel reperire informazioni in tempo reale. Pertanto ChatGPT, seppur capace di rispondere alla richiesta sulle scoperte della Nasa, rimarrà sul vago.

Cosa accade se chiediamo a ChatGPT di spiegare uno degli esempi proposti da Pichai

Il CEO di Google ha inoltre anticipato di voler introdurre nel suo motore di ricerca funzionalità di AI. Esse sintetizzeranno il materiale per le “query” più complesse, ossia le richieste più elaborate e contorte per il motore di ricerca.

Certamente il più grande vantaggio di Bard sarà la possibilità di essere aggiornato in tempo reale grazie ai server Google, a differenza di ChatGPT che è fermo a settembre 2021. D’altra parte ChatGPT è già stato utilizzato da 57 milioni di utenti unici. Un numero impressionante, vicino a quello della popolazione italiana. Bard, invece, è ancora nella fase di test e verrà rilasciato nelle prossime settimane.

Quella che si prospetta è una lotta senza esclusione di colpi, una guerra commerciale in cui l’unico vero vincitore potrebbe essere il consumatore.

Ivan Torneo

Giornalista praticante. Siciliano trapiantato a Milano. Motivato, eclettico, curioso. Laurea Magistrale in Scienze Cognitive e Teorie della Comunicazione. Il mio obiettivo è il giornalismo televisivo, la mia motivazione incrollabile.

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