Scosse telluriche nella destra europea più nazionalista e radicale. Scosse destinate a cambiare la morfologia dell’Europarlamento per come oggi la conosciamo. Passate tre settimane dalle elezioni è arrivata la prima novità in area populista ed euroscettica: un nuova alleanza politica, “Patrioti per l’Europa”, di cui farà parte Fidesz, il partito del primo ministro ungherese Viktor Orbán. E mentre aderiscono altre sigle e pure Salvini si dice disponibile, i tedeschi di Alternative für Deutschland lavorano per formare un ulteriore gruppo. Salirà dunque a tre – forse a quattro – il numero delle famiglie europee della destra radicale. Una frammentazione politica inedita, proprio nel momento migliore per conservatori ed euroscettici, dopo il successo all’ultima tornata elettorale.
Il gruppo dell’Europa centro-orientale
Il terremoto politico ha come epicentro Patrioti per l’Europa, la nuova alleanza annunciata il 29 giugno e attualmente composta dai primi partiti di Ungheria, Repubblica Ceca e Austria. Oltre ai dieci eurodeputati di Fidesz la nuova formazione potrà dunque contare sui sette seggi di Azione dei cittadini insoddisfatti (Ano), la formazione dell’ex premier ceco Andrej Babiš, e sui sei del Partito delle libertà austriaco (Fpö) di Herbert Kickl. Il primo è stato espulso dai popolari tre anni fa, il secondo è da poco fuoriuscito da Renew Europe, il terzo lascerà a breve Identità e democrazia (Id), che dunque scenderà dalla quinta alla sesta posizione come forza più numerosa dell’emiciclo. Orbán ha comunque invitato altri partiti a unirsi a quella che, a suo dire, «diventerà la rappresentanza più forte della destra europea».
L’appello è stato immediatamente raccolto dal leader della Lega Matteo Salvini, che si era scagliato contro le nomine dei vertici dell’Unione – un accordo che «puzza di colpo di Stato». Ora il leader della Lega si è detto disponibile ad «allargare il più possibile il perimetro di un gruppo forte, patriottico, coeso e contrario a inciuci». Per formare uno schieramento sono necessari non meno di 23 eurodeputati provenienti da almeno 7 Stati membri. Se il primo criterio è soddisfatto, il secondo è facilmente raggiungibile con l’ingresso di qualche parlamentare della fitta galassia di destra divisa fra Conservatori e riformisti (Ecr), Id e il “raggruppamento” dei non affiliati. Nei giorni scorsi si era parlato degli sloveni di Sds. Più difficile l’adesione degli slovacchi di Smer, il partito del primo ministro Robert Fico che dopo l’espulsione potrebbe ritornare nei socialisti.
Il PiS dentro l’Ecr
Fuori dai Patrioti per l’Europa dovrebbe invece rimanere il PiS, il partito Diritto e giustizia polacco che con i suoi 20 deputati rappresenta al momento la seconda delegazione più numerosa, dopo Fratelli d’Italia, all’interno di Ecr. A margine del Consiglio europeo del 27 giugno il leader ed ex premier polacco Mateusz Morawiecki, aveva apertamente parlato di una possibile uscita dal gruppo presieduto da Meloni, per entrare in una «piattaforma geografica e non ideologica», stimando una «possibilità del 50 e 50». Il PiS ha persino deciso di boicottare la riunione costitutiva di Ecr, fissata il 26 giugno e poi rinviata al 3 luglio.
E tuttavia, a quanto riporta Euractiv, Morawiecki avrebbe raggiunto un accordo con Fratelli d’Italia sulla divisione dei ruoli chiave all’interno del gruppo europeo, con la delegazione polacca che dovrebbe guadagnare uno dei due posti di vicepresidente. Sarebbe un’importante vittoria per Giorgia Meloni: dopo il sorpasso ai liberali di Renew Europe, in seguito all’ingresso dei cinque eurodeputati dell’Aur rumeno, l’uscita del PiS farebbe invece scivolare i conservatori dalla terza alla quarta posizione come gruppo più numeroso dell’emiciclo.
“I sovranisti” dell’AfD
Ai Patrioti per l’Europa non dovrebbe poi aderire Alternative für Deutschland. Il partito nazionalista tedesco, accusato a più riprese di simpatie naziste, ha ottenuto un grande successo alle europee, attestandosi come seconda forza di Germania, con quasi il 16% dei voti, e ottenendo ben 15 eurodeputati. La formazione guidata da Alice Weidel e Tino Chrupalla è ancora alla ricerca di una casa politica, dopo essere stata espulsa da Identità e democrazia per le controverse dichiarazioni del capolista Maximilian Krah, secondo cui quelli che indossavano la divisa delle SS naziste non erano «automaticamente criminali». Dichiarazioni cui si aggiungono diversi scandali legati a finanziamenti e influenze straniere, in particolare russe e cinesi.
Negli ultimi giorni si è parlato di colloqui – smentiti dalla co-presidente Alice Weidel – per formare un nuovo gruppo nazionalista e filorusso: possibile nome “I sovranisti”. A quanto afferma una fonte anonima a Euractiv il partito ha vagliato possibili incompatibilità, verificando i profili dei potenziali candidati. L’obiettivo è evitare quelli troppo estremi perfino per l’AfD, che guarda alle elezioni di settembre in tre Länder della Germania dell’Est. Al congresso di Essen del 29 e 30 giugno il co-presidente Tino Chrupalla ha confermato le trattative: «Non vogliamo essere “melonizzati”. Noi restiamo il partito della pace e della sovranità». L’altra leader, Alice Weidel, ha però precisato che AfD, per il momento, rimarrà da sola: «Vedremo cosa emergerà nei prossimi uno o due anni». Apertura anche a un ritorno in Id, in caso di fuoriuscita del Rassemblement National di Marine Le Pen.
Tanto rumore per nulla?
Il termine informale per la creazione dei gruppi è il 4 luglio. C’è poi tempo fino al 15 luglio per notificare nome e composizione, in vista della prima sessione plenaria, prevista per il giorno successivo. Ma quale che sia la configurazione definitiva, la maggioranza in Parlamento rimarrà la stessa – popolari, socialisti e liberali: la variegata galassia della destra radicale starà comunque all’opposizione. Certo, altri cinque anni di polemiche e dichiarazioni controverse potrebbero generare un’eco mediatica spendibile in termini elettorali. Ma per la prossima legislatura l’influenza sul processo decisionale potrebbe essere, ancora una volta, nulla. Perciò se è vero che un sisma sta sconquassando l’Europarlamento, la magnitudo reale è ancora tutta da vedere.