Trump, Impeachment
e Nancy Pelosi: accuse
e casi precedenti

La Camera dei rappresentanti degli Stati Uniti ha approvato l’impeachment per Donald Trump. Sono due i capi di imputazione per il presidente: abuso di potere e ostruzione al Congresso. Dopo 8 ore di dibattito si è arrivati al voto sui due articoli che contenevano le accuse. Entrambi sono stati approvati grazie alla maggioranza democratica in aula. Il primo articolo sull’abuso di potere ha ottenuto 230 voti favorevoli e 197 contrari. L’ostruzione alla giustizia nel Congresso è stata approvata invece con 229 voti favorevoli e 198 contro.

Al momento della lettura dei risultati alla camera, molti democratici hanno esultato. La speaker della Camera, la democratica Nancy Pelosi, ha ripristinato l’ordine e in seguito ha dichiarato: «È una giornata triste, non bisogna gioire. Un grande giorno per la Costituzione, un brutto giorno per l’America». Dall’altra parte alcuni repubblicani hanno paragonato l’impeachment all’attacco di Pearl Harbor o alla crocefissione di Cristo sostenendo addirittura che Ponzio Pilato si sia comportato meglio con Gesù.

A poco meno di un anno dalle prossime elezioni americane del 2020, i democratici stanno concentrando tutte le loro attenzioni sull’impeachment con il rischio concreto che questo vada a favorire ancora di più Trump, già avanti nei sondaggi per la rielezione. Il caso dovrebbe passare a gennaio in Senato, dove la maggioranza è repubblicana. Lì serviranno due terzi della rappresentanza per obbligare Trump a dimettersi, ipotesi al momento poco percorribile a meno che non emergano ulteriori prove schiaccianti. Nancy Pelosi ha dichiarato che non invierà gli atti al Senato finché non avrà la certezza che ci sarà un processo equo. Infatti, a coordinare le procedure per l’impeachment sarà il leader dei Repubblicani al Senato Mitch McConnell che ha già dichiarato che non sarà un suo compito essere un giudice imparziale.

«Questo è un assalto all’America e un assalto al partito repubblicano», ha scritto Trump sul suo account Twitter, ricevendo il sostegno anche dal presidente russo Vladimir Putin: «L’impeachment di Trump si basa su accuse inventate».

Che cos’è l’Impeachment

L’Impeachment è una procedura giuridico politica, che funziona come un processo, contro un’alta carica pubblica ritenuta colpevole di azioni illecite durante l’esercizio delle proprie funzioni. Lo scopo è quello di rimuovere l’imputato dal proprio ruolo. Come in questo caso, per mettere in stato di accusa il presidente basta una maggioranza semplice. Per rimuoverlo dalle proprie funzioni però servono due terzi del Senato. L’impeachment può riguardare vari componenti dell’esecutivo, dal presidente ai funzionari delle amministrazioni statali.

La telefonata tra Donald Trump e Volodymyr Zelenksy

Le accuse che i democratici muovono a Trump riguarderebbero una telefonata dello scorso 25 luglio tra il presidente americano e quello ucraino, Volodymyr Zelensky.
Il tycoon avrebbe usato i suoi poteri istituzionali per colpire i suoi avversari politici in vista delle prossime elezioni, facendo pressioni su Zelensky in cambio di aiuti militari. Durante la telefonata, Trump chiede insistentemente di indagare su Hillary Clinton e soprattutto su Joe Biden, possibile suo avversario alle elezioni presidenziali del 2020.

Tutto è iniziato quando un funzionario di Stato ha denunciato la telefonata ai suoi superiori, preoccupato dal suo contenuto. Ha poi raccontato che la stessa Casa Bianca aveva cercato di far sparire ogni traccia della chiamata, percependone la gravità. Il caso si è arricchito di prove e testimonianze nelle settimane successive. La deposizione più importante è arrivata da Gordon Sondland, ambasciatore degli Stati Uniti presso l’Unione Europea. La sua testimonianza era attesa da tutti come momento verità per la Casa Bianca. Sondland ha difeso la sua posizione, accusando non solo Trump, ma affermando anche che tutti sapevano e che erano al corrente della situazione.

Chi è Nancy Pelosi, la speaker democratica

Nancy Pelosi, attuale speaker della Camera statunitense, ha lavorato per anni nelle campagne elettorali e nei governi democratici. Per mesi aveva rifiutato la possibilità di accusare Trump. In quanto leader della maggioranza, la sua missione era infatti quella di evitare qualsiasi situazione dannosa prima delle prossime elezioni del 2020. Quando però a settembre sette democratici hanno pubblicato una rubrica sul Washington Post per chiedere spiegazioni sulla telefonata di Trump a Zelensky, la Pelosi ha dato il via libera all’apertura dell’indagine.

Il suo ruolo fu decisivo nell’approvazione della riforma sanitaria del 2010 durante il mandato di Obama. Da qualche mese è finita nel mirino dei tweet di Trump e ieri ha comunicato la decisione della Camera di avviare l’impeachment.

Impeachment, i casi precedenti nella storia americana

Non è la prima volta che viene avviato un processo di impeachment per un presidente americano. Il primo a finire sotto accusa fu Andrew Johnson nel 1868 per aver rifiutato l’uguaglianza razziale e i diritti ai neri dopo la Guerra civile. Le accuse non ottennero i due terzi di maggioranza in Senato e il processo fu archiviato. Nel 1974 il presidente Richard Nixon fu accusato nell’ambito dello scandalo Watergate, che prese il nome dall’hotel che ospitava il quartier generale del Comitato Nazionale democratico dove vennero effettuate intercettazioni illegali da parte di uomini legati al partito repubblicano. Nixon si dimise dall’incarico piuttosto che affrontare il processo.

Infine, nel 1999 Bill Clinton fu messo sotto accusa dopo le denunce della giornalista Paula Jones per delle presunte molestie sessuali. Come nel caso di Johnson, Clinton fu assolto dal Senato.

Probabilmente anche le accuse mosse a Trump cadranno in Senato. L’impeachment potrebbe rappresentare un vantaggio elettorale in vista delle prossime elezioni eppure Trump sa bene che la sua biografia è ormai compromessa. Il suo obiettivo era quello di entrare nella storia come uno dei presidenti più importanti. Ma il processo al quale verrà sottoposto in Senato segnerà per sempre il suo mandato.

 

.

Nicolo Rubeis

Giornalista praticante con una forte passione per la politica, soprattutto se estera, per lo sport e per l'innovazione. Le sfide che attendono la nostra professione sono ardue ma la grande rivoluzione digitale ci impone riflessioni più ampie. Senza mai perdere di vista la qualità della scrittura e delle fonti.

No Comments Yet

Leave a Reply