Nello spazio di qualche secondo, Joe Biden ha trasformato gli Stati Uniti. È inizio pomeriggio nella sua casa di Rehoboth in Delaware: le due meno un quarto di domenica 21 luglio, quasi le otto di sera in Italia. Sul suo profilo di X il presidente americano pubblica un post, come spesso ha fatto in questi anni di presidenza. Ma qualcosa di strano si nota già a prima vista: nessuna scritta, solo la foto di un documento ufficiale con tanto di firma in calce. «My Fellow Americans», virgola e a capo. Poi 23 righe di testo per annunciare ciò che fino a poche ore prima aveva negato fermamente: il suo ritiro dalla corsa alla Casa Bianca. A soli 107 giorni dall’Election Day del 5 novembre.
— Joe Biden (@JoeBiden) July 21, 2024
L’annuncio sui social
Di seguito il testo integrale dell’annuncio, firmato Joseph R. Biden Jr.
«Miei compatrioti americani,
negli ultimi tre anni e mezzo abbiamo fatto grandi progressi come Nazione.
Oggi, l’America è l’economia più forte del mondo. Abbiamo fatto
investimenti storici per ricostruire la Nazione, per abbassare il costo dei
farmaci prescrivibili per gli anziani, per ampliare la sanità accessibile per un
numero record di cittadini. Abbiamo fornito cure indispensabili a un milione di veterani esposti a sostanze tossiche. Abbiamo approvato la prima legge per la sicurezza delle armi in 30 anni. Nominato la prima donna afroamericana alla Corte Suprema. E approvato la legge sul clima più significativa nella storia del mondo. L`America non è mai stata in una posizione migliore per essere al comando.
So che nulla di tutto questo avrebbe potuto essere compiuto senza
di voi, il popolo americano. Insieme abbiamo superato una pandemia, cosa che capita una volta in un secolo, e la peggiore crisi economica dalla Grande Depressione. Abbiamo protetto e preservato la nostra democrazia. E abbiamo dato nuova vita e nuova forza alle nostre alleanze in giro per il mondo
È stato il più grande onore della mia vita servire come vostro Presidente. E sebbene fosse mia intenzione correre per un nuovo mandato, credo sia nel miglior interesse del mio partito e del paese che io mi faccia da parte e mi concentri solo sullo svolgere i miei doveri come Presidente per quel che resta del mio mandato.
Parlerò più tardi questa settimana alla Nazione per dare maggiori dettagli sulla mia decisione.
Per ora, lasciatemi esprimere la mia più profonda gratitudine a tutti coloro che hanno lavorato così duramente per vedermi rieletto. Voglio ringraziare la vicepresidente Kamala Harris per essere stata una partner straordinaria in tutto questo lavoro. E lasciatemi esprimere il mio più sentito apprezzamento al popolo americano per la fiducia e la fede che avete riposto in me.
Credo oggi quel che ho sempre creduto: che non ci sia nulla che l`America non può fare, quando lavoriamo insieme. Dobbiamo solo ricordarci che siamo gli Stati Uniti d`America».
Tutte le strade portavano qui
Tre settimane fa la sonora sconfitta nel primo dibattito televisivo contro Donald Trump. Due settimane più tardi, al vertice Nato tenutosi a Washington, ulteriori gaffe. Piano piano veniva meno l’appoggio di persone di spicco: da George Clooney alla ex speaker della Camera Nancy Pelosi. Fino colui che lo rese vicepresidente degli Stati Uniti, quel Barack Obama che nelle ultime settimane si è limitato a far filtrare il suo sentimento: la necessità per Biden di «riconsiderare seriamente la sua candidatura».
Numerosi donatori democratici, che sostenevano l’attuale presidente, avevano bloccato i loro fondi per 90 milioni di dollari di valore. Per loro erano soldi buttati: di giorno in giorno le probabilità di una vittoria diminuivano. I sondaggi stessi confermavano la tendenza: numerosi swing states – gli Stati che non sono roccaforte per nessuno dei due grandi partiti – iniziavano a pendere pericolosamente verso Trump. Da qui la decisione.
Dal camp di Biden insistono che la salute non abbia pesato sulla scelta e che la ragione sia di mero calcolo politico. Per dirla con Pelosi: «È tempo di sconfiggere quella creatura che si è insinuata alla Casa Bianca». E per farlo ci vuole qualcuno che tenga testa ai repubblicani e all’esuberanza di Donald Trump.
Gli ultimi momenti
La decisione è maturata nel tempo, ma è stata fissata sabato 20 luglio. Intorno alle 4 di pomeriggio arrivano alla residenza presidenziale in Delaware Steve Ricchetti e Mike Donilon, il consigliere e lo speechwriter di Biden. Loro due, forse solo dopo la moglie Jill, sono i primi esseri viventi a conoscenza dell’uragano che sta per colpire il partito democratico.
Lavorano tutta notte alla lettera, pubblicata poi il giorno dopo sui social media. Nessuno sospettava di niente. Poche ore prima di cliccare “Tweet” era lo stesso presidente che confermava il suo impegno verso la Nazione: «È l’elezione più importante della nostra vita. E io la vincerò». La campagna elettorale, nonostante l’intoppo del Covid, proseguiva senza troppi scossoni. I suoi bracci destri continuavano a negare qualunque pensiero di ritiro. «Gli alleati di Biden non hanno avuto altra scelta se non quella di supporre che lui fosse all-in», scrive Katie Rogers sul New York Times. «Almeno fino a quando non ha reso evidente che non lo era».
Nella mattina di domenica squilla il telefono a Kamala Harris. Un minuto prima dell’annuncio ufficiale, Biden spiega la situazione ai suoi consulenti e agli ufficiali della Casa Bianca: «Venite con me e portiamo a termine il lavoro». Un’ora dopo arriva il passo successivo: è proprio Kamala Harris la candidata designata dal presidente. Ma c’è ancora da superare l’ostacolo della convention di fine agosto.
«Ho deciso di non accettare la candidatura […]. La mia prima decisione come candidato del partito nel 2020 è stata quella di scegliere Kamala Harris come vicepresidente. Ed è stata la migliore decisione che ho preso. Oggi voglio offrire il mio pieno appoggio e sostegno a Kamala come candidato del nostro partito quest’anno».
A tre mesi dalla fine del suo mandato, Joe Biden passa il testimone alla nuova generazione. «Nulla è stato la sua presidenza quanto l’abbandono di essa» , scrive Nicholas Kristof parafrasando il Macbeth di Shakespeare.