Biden, la memoria e le gaffe: il report che allarma gli Usa

«My memory is fine», la mia memoria va bene. A dirlo è il presidente degli Stati Uniti Joe Biden dallo Studio Ovale, in una conferenza stampa improvvisata giovedì 8 febbraio. Che cosa sta accadendo?

Il rapporto del procuratore

Biden ha rapidamente tentato di fornire chiarimenti su quanto emerso nel report dell’indagine svolta dal procuratore speciale Robert Hur riguardo una sua presunta malagestione di documenti riservati.

Documenti maneggiati appunto dall’attuale presidente degli Stati Uniti quando era vice di Obama, conservati in un suo vecchio ufficio e nel garage della sua casa in Delaware. In sostanza, Joe Biden non riconsegnò i documenti governativi agli archivi al termine della sua vicepresidenza, mostrandoli anche al ghostwriter autore della sua autobiografia. Ma il problema non è l’esito dell’indagine, che ha infatti sollevato il presidente da responsabilità penali. Secondo il procuratore non c’è stato nessun comportamento doloso da parte di Biden, giudicato senza alcuna intenzione criminale e quindi non perseguibile.

Alcuni documenti segreti sull’Afghanistan conservati nel garage di Joe Biden in Delaware. Fonte: Department of Justice
Alcuni documenti segreti sull’Afghanistan conservati nel garage di Joe Biden in Delaware. Fonte: Department of Justice

Piuttosto, l’urgenza della conferenza stampa è dovuta ad alcune frasi contenute all’interno del rapporto stilato dal procuratore. Nel testo viene scritto che sarebbe complicato giungere a una condanna, perché Biden «apparirebbe alla giuria com’è apparso a noi. Cioè come un uomo empatico, benintenzionato e anziano, con qualche problema di memoria».  Una vittoria sul piano legale però trasformata in un incubo sul piano politico.

Il rapporto di Hur sostiene che Biden, durante le audizioni, non avrebbe ricordato quando è stato vicepresidente. Non avrebbe ricordato nemmeno eventi importanti della sua vita familiare, per esempio quando è morto suo figlio Beau, vittima di cancro nel 2015. Una notizia che mina la campagna politica di Joe Biden e che l’ha costretto a indire una conferenza stampa ‘riparatoria’. Tuttavia, questa decisione si è rivelata un boomerang.

La conferenza stampa ‘a sorpresa’

Oltre alla rivendicazione di non avere fatto nulla di male e di non avere mai condiviso informazioni riservate, Biden si è espresso furioso per i passaggi del rapporto che riguardano la sua memoria. «Come osano sospettare che io non ricordi il giorno in cui è morto mio figlio?» ha domandato visibilmente irritato ai giornalisti presenti. E Poi: «Non sono certo fatti suoi, – riferendosi al procuratore Hur – e non ho bisogno che qualcuno mi ricordi quando è morto».

Ha anche detto cose che non c’entrano con il caso specifico che l’ha spinto a tenere la conferenza stampa. Quando le domande si sono spostate sulla politica estera, Biden ha espresso probabilmente il suo giudizio più duro su Israele: «Stanno esagerando». E parlando di Gaza ha detto: «Come sapete il presidente del Messico, Al Sisi, all’inizio non voleva permettere il passaggio degli aiuti umanitari. Gli ho parlato e l’ho convinto ad aprire l’accesso». Ma Al Sisi è il presidente dell’Egitto, non del Messico.

D’altronde, Biden stesso una volta si definì: «I’m a gaffe machine». Fino al 2019, anno della sua prima corsa alla presidenza, lo stato di salute di Biden, ormai 81enne, non destava preoccupazioni. La conferenza stampa di giovedì altro non può che aumentare i timori dell’opinione pubblica riguardo il suo stato mentale e fisico. Secondo un sondaggio svolto a gennaio da NBC News, il 76% degli intervistati ha espresso timori riguardo la salute mentale e fisica di Biden.

«È un incubo», ha riferito un membro del congresso dei democratici. Il presidente degli Stati Uniti più anziano della storia potrebbe perdere l’appoggio del suo partito, che finora l’ha protetto ergendosi a scudo attorno alla sua figura.

Tutte le gaffe del presidente

Le gaffe di Joe Biden non sono cosa nuova. Eccone alcune a partire dalla sua vicepresidenza con Obama.

Nel 2008, Biden durante la sua campagna descrisse Obama come «il primo afroamericano in politica eloquente, brillante, pulito e di bell’aspetto».

Sempre nello stesso anno, durante un comizio in Missouri si rivolse dal palco verso un politico locale ripetendo più volte: «Dai, alzati Chuck! Fatti vedere, goditi i meritati applausi». Ma Chuck Graham, senatore locale con cui aveva scambiato alcune battute prima del comizio, era su una sedia a rotelle. Biden se ne era dimenticato.

Joe Biden mentre stringe la mano a Chuck Graham
Joe Biden mentre stringe la mano a Chuck Graham

Nel 2010, celebre la sua imprecazione di entusiasmo rivolta a Obama mentre firmava la riforma sanitaria, l’Obamacare: «This is a big f***ing deal».

Nel 2019 disse per ben due volte che «Margareth Thatcher è preoccupata riguardo alla presidenza di Donald Trump». Ovviamente non si riferiva alla Lady di ferro, morta nel 2013, ma a Theresa May. Due lapsus in meno di tre mesi.

Da presidente nel 2021, durante la conferenza in cui stava annunciando misure a sostegno del diritto all’aborto, Biden lesse per sbaglio anche i suggerimenti lasciati dai suoi collaboratori: «Fine citazione, ripetere frase».

Due anni dopo, nel 2023, concluse un discorso in Connecticut dicendo «God save the Queen». La citazione del famoso inno britannico, ormai diventato ‘God save the King’ dopo la morte di Elisabetta nel settembre 2022 e l’ascesa di Carlo III, lasciò confusi i presenti.

Sempre nel 2023, durante l’accoglienza alla Casa Bianca del primo ministro indiano Narendra Modi, Biden confuse l’inno nazionale del Paese ospite con quello americano. Durante l’inno indiano Biden portò la mano al cuore. Se ne accorse soltanto una ventina di secondi dopo.

Poi la confusione dell’Ucraina con l’Iraq: a una domanda su Vladimir Putin, Biden ha risposto: «Sta perdendo la guerra in Iraq».

Sempre nel 2023, Biden ha pronunciato una frase infelice durante una conferenza stampa in Vietnam. «Buonasera a tutti, è già sera, vero? È stato il giro del mondo in cinque giorni, uno dei miei collaboratori mi ha detto: ‘Ti ricordi la famosa canzone Good morning Vietnam?’ Bene, Good evening Vietnam». Peccato che si tratti della citazione della frase con cui il Dj dell’aviazione americana Adran Cronauer apriva ogni giorno le sue trasmissioni mattutine alla radio dell’esercito durante la guerra del Vietnam.

La gaffe più recente, oltre quelle pronunciate durante la conferenza stampa improvvisata di giovedì, riguarda la Francia. Nel febbraio 2024 Biden ha detto di aver incontrato François Mitterrand nel 2021, prima associandolo alla Germania e poi alla Francia. L’ex presidente francese è morto nel 1996. Si riferiva a Emmanuel Macron.

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