La Commissione Europea ha proposto un nuovo pacchetto di sanzioni contro la Russia. È il dodicesimo dall’invasione russa in Ucraina del febbraio 2022. L’obiettivo, come gli altri undici, è quello di soffocare i ricavi di Mosca, che sono puntualmente dirottati al fronte contro Kiev.
Cosa prevedono il progetto delle nuove sanzioni?
Secondo The Guardian, questo documento è focalizzato non più sull’export energetico bensì su numerosi altri settori. A partire dal contrasto all’elusione russa di vecchie misure. Ma prevede anche forti limitazioni al transito di merce per il territorio russo e allo scambio di petrolio, metalli, tecnologie e diamanti. Tutti business che continuano a far piovere fondi nelle casse di Vladimir Putin.
Entro queste restrizioni sono inclusi anche 47 individui, che vanno ad aggiungersi a una lunga ‘lista di proscrizione’. Tra questi sono inclusi molti ufficiali bielorussi oltre a due nomi di rilievo. Il primo, Anna Tsivileva, è la cugina di Putin e presiede “Difensori della Patria”, fondazione che sostiene i soldati che combattono in Ucraina. Il secondo, Ilya Medvedev, è l’unico figlio dell’ex presidente Dmitry Medvedev e avrebbe orchestrato una campagna di disinformazione e propaganda.
Il primo incontro tra ambasciatori europei è previsto per venerdì 17 novembre, secondo quanto hanno rivelato due diplomatici rimasti anonimi. La speranza è quella di approvare il pacchetto prima del Consiglio Europeo di metà dicembre. La mozione deve essere approvata all’unanimità da tutti i 27 stati dell’Unione.
I diamanti, l’oro russo
Il cuore della proposta della Commissione è un primo tentativo di intervenire nel mercato del diamante, dominato dalla Russia. Si calcola che le miniere siberiane permettano a Mosca di generare introiti per oltre 4,5 miliardi di euro annui, circa 1/3 del traffico globale. Gli Stati Uniti si sono già mossi a riguardo. L’Europa, invece, arriva con un po’ di ritardo. La causa principale è la centralità di quel settore per il Belgio. La città di Anversa ospita il World Diamond Centre, il più importante hub di scambio al mondo attraverso cui fluiscono 37 miliardi di dollari all’anno. Si calcola che l’84% dei diamanti grezzi passi per la città portuale nordica, responsabile del 15% dell’export extra-europeo belga.
In occasione del G7 dell’ultimo maggio, tenuto in Giappone, Bruxelles si era dichiarata finalmente favorevole alle sanzioni. «Il bando di diamanti russi fa parte dello sforzo, da parte del G7, nello sviluppo di un divieto coordinato a livello internazionale che mira a privare la Russia di questa importante fonte di entrate», si legge nel documento redatto dall’organo europeo.
La proposta, alla cui formulazione ha partecipato attivamente il Belgio, è semplice. A tutti i diamanti superiori a una dimensione compresa tra 0,5 e 1 carato – cioè l’80/90% – verrà assegnato un identificatore univoco tramite registro blockchain che ne mostrerebbe la provenienza. In questo modo i grossisti e i rivenditori avrebbero un modo sicuro e rapido per separare i diamanti legali da quelli illegali. Distinguendo anche quelli lavorati in Paesi del terzo mondo ma provenienti dalla Siberia. Il bando dovrebbe essere attivo dal 1° gennaio 2024, mentre da marzo sarà implementato il meccanismo di tracciamento. Grandi aziende, però, stanno tentando di ritardare l’approvazione tramite azioni di lobbismo.
Il colpo alla botte petrolifera
Non solo diamanti. Nella proposta della Commissione Europea sono inclusi anche durissimi divieti nell’ambito della vendita russa di petrolio. Secondo le regole approvate lo scorso dicembre, le compagnie di navigazione sono tenute a dichiarare di non aver pagato più di 60 dollari al barile per il loro carico di greggio russo. Insomma, un cosiddetto price cap. Da tempo, però, i Paesi del vecchio continente temono che i commercianti paghino fino a 80 dollari al barile per assicurarsi il carico, dichiarando però il sovrapprezzo come tassa di trasporto.
La nuova regolamentazione va proprio ad affrontare l’aggiramento delle regolative in vigore. Ad esempio, impedendo la vendita di navi cisterna di seconda mano. Tramite queste imbarcazioni e il trasferimento di petrolio da nave a nave, infatti, è più facile nascondere l’origine o la destinazione del carico. Per questo, si legge nel documento della Commissione, nelle nuove attestazioni saranno inclusi «in modo dettagliato anche i costi accessori, quali l’assicurazione e il trasporto». Le misure non si fermano al greggio. Comprendono anche il GPL, il gas di petrolio liquefatto. Queste specifiche sono state introdotte per volontà della Polonia e dei Paesi Baltici.
Le altre sanzioni, dai metalli ai produttori di armi
Altro settore dell’export russo fortemente colpito dal nuovo pacchetto sono i metalli: in primis ferro, rame e alluminio. Molto restrittive anche le sanzioni contro il mondo dell’industria di armi. Da compagnie hi-tech legate ai servizi segreti russi (FSB), a organizzazioni private di combattenti sul modello della Wagner. Persino organizzazioni patriottiche, accusate di ‘militarizzare i bambini ucraini’. Numerose le maggiori aziende nell’obiettivo della Commissione. La AlfaStrakhovanie, che fornisce assicurazioni sulla vita ai membri del Ministero della Difesa di Mosca. Così come la Ilyushin Aviation Complex e Glonass, tra i maggiori produttori di mezzi militari e sistemi di geolocalizzazione simil-GPS.