Elezioni francesi. Le Débat: storia di un format consolidato

Di nuovo Macron-Le Pen come cinque anni fa. Di nuovo l’uno di fronte all’altra per confrontarsi sui temi principali della politica francese, con due visioni totalmente opposte: una di estrema destra con Marine Le Pen, leader del partito Rassemblement National, l’altra socio-liberale con il presidente uscente, fondatore di La République En Marche, Emmanuel Macron.

Le Dèbat

Mercoledì 20 aprile, alle ore 21 è andato in onda “Le Débat”, il dibattito televisivo tra i due candidati al ballottaggio delle elezioni presidenziali francesi, che si terranno domenica prossima, 24 aprile. Macron è il candidato più votato al primo turno delle elezioni lo scorso 10 aprile, ottenendo il 27,85% dei voti; mentre la sua rivale si è fermata al 23,15%. Questo è l’unico dibattito prima delle elezioni di domenica: è un momento solenne per la politica francese, che definisce in buona parte il vincitore finale delle elezioni. È un dibattito unico nel suo genere, diverso da quelli in stile americano perché i due candidati finalisti sono faccia a faccia, e gestiscono loro stessi il dibattito, senza un’eccessiva mediazione dei moderatori. Ha una natura fissa e vincolante: negli anni è sempre rimasto uguale a sé stesso, le regole non sono cambiate e lo schema non è modificato. Le débat è una tappa fondamentale nella corsa alla presidenza, ma la maggior parte delle volte non ha ribaltato il risultato: nei suoi quasi cinquant’anni di vita, solo nei due duelli Mitterand-Giscard d’Estaing c’è stata una sorpresa inaspettata, per il resto delle volte all’Eliseo ci è sempre andato colui che secondo i sondaggi, era già in testa la sera del duello tv.

 

IL DIBATTITO MACRON-LE PEN

Doveva essere una rivincita di Marine Le Pen, una remontada rispetto al disastro del 2017, invece non proprio è andato secondo i suoi piani. Sicuramente è andata meglio del precedente, anche perché era davvero difficile fare peggio. La strategia di Le Pen stavolta è totalmente cambiata, non vuole più apparire come la soluzione inevitabile di una nazione minacciata dall’immigrazione e dalla globalizzazione, ma tenta di apparire più moderata e pacata, senza però riuscire nell’intento. Macron invece era sicuro, preparato, tranquillo, anche se il suo linguaggio astratto lo ha reso lontano dalla massa. Ed ora, il 59% dei francesi ritiene l’inquilino uscente dall’Eliseo più credibile rispetto alla sua avversaria che si è fermata al 39%.

Emmanuel Macron -Marine Le Pen durante il dibattito

Le Débat è durato quasi tre ore, in cui i candidati si sono battuti a suon di posizioni incompatibili, tra sorrisi beffardi e voglia di primeggiare. I sondaggi fino al giorno precedente davano in vantaggio Macron con il 54-56% dei voti contro il 43-46% di Le Pen. Il sorteggio ha designato Le Pen a rispondere per prima alla domanda introduttiva, Macron invece il primo ad impostare il discorso conclusivo. La prima domanda rivolta ai candidati è stata: «Perché lei pensa di essere un miglior presidente per i francesi?» «Io sarò la presidente del rinascimento democratico, sarò anche la presidente del quotidiano – ha esordito Le Pen – Sarò la presidente della concordia fra tutti i francesi, della giustizia, della fratellanza nazionale, della pace civile». Macron ha iniziato dicendo che «la Francia sarà più forte se riuscirà a diventare la grande potenza ecologica del 21° secolo», promettendo di rendere più forte l’Europa se viene rieletto. Questione ecologica molto cara all’inquilino uscente dall’Eliseo, sulla quale tornerà più volte nel corso della serata.

Il primo tema affrontato, che è stato tirato a sorte, è stato il potere d’acquisto per far fronte all’inflazione, tema su cui si è concentrata la campagna elettorale della candidata di estrema destra. Le Pen si fa portavoce di una visione «centrata sui deboli, su chi non ce la fa ad arrivare a fine mese, su chi si preoccupa per il prezzo della benzina»: Macron risponde che l’avversaria ha ragione e si dovrebbe prestare attenzione ai più deboli, al prezzo dell’energia e al lavoro. Ma sostiene che nel programma di Marine, «la parola disoccupazione non appare una sola volta». La prima parte del duello si conclude con la proposta della candidata di estrema destra di restituire 150-200 euro al mese per ogni nucleo familiare.

Macron e Le Pen

Si è passati poi a parlare della guerra in Ucraina: Le Pen anche se ha offerto “solidarietà assoluta” al popolo ucraino, ha ribadito di essere contraria alle sanzioni sul gas e petrolio russo. Macron l’ha quindi accusata di essere “dipendente da Putin e dal potere russo”, ricordandole come storicamente le sue posizioni sono state sempre legate a quelle russe, non condannando l’annessione della Crimea. Il presidente uscente ha continuato ad attaccare la sfidante, sostenendo che la sua campagna elettorale è stata finanziata da una banca ceco-russa, vicino al Cremlino, con la quale ha ancora da sanare un debito di 9,7 milioni di euro.

Europa: Le Pen ha ribadito la posizione del suo partito ovvero che «Non c’è un popolo europeo, non c’è una sovranità europea, è lei Monsieur Macron, che vuole parlare di sovranità europea e non di sovranità francese». «Voi non lo dite, ma volete far uscire la Francia dall’Unione europea», ha chiuso Macron. E poi si è parlato di scuola e stipendi degli insegnanti, ospedali e personale sanitario, sicurezza, divieto del velo islamico e clima. Tutte tematiche sulle quali le visioni dei candidati sono apparse molto lontane tra loro. Due idee di Francia, due idee di Europa, due idee di democrazia totalmente opposte.

 

LE REGOLE DEL DIBATTITO

Il dibattito in televisione ha regole specifiche e stringenti, e lascia poca libertà agli intervistatori. Le reti televisive che hanno trasmesso il dibattito hanno incontrato le due squadre dei candidati e l’Arcom, Autorità di regolamentazione della comunicazione audiovisiva e digitale per stabilire, fino all’ultimo dettaglio, il quadro generale. I tempi in cui i candidati possono parlare, le inquadrature delle telecamere, i temi dibattuti sono già stati stabiliti. Ma anche la disposizione dei riflettori, l’altezza delle sedie non sono lasciati al caso. Il confronto televisivo della serata  è durato quasi tre ore. È stato condotto da Léa Salamé, conduttrice del programma “Elysee 2022” sulla tv pubblica France 2, e da Gilles Bouleau, presentatore del telegiornale delle 20 sulla rete privata TF1: loro hanno anche avuto il compito di verificare l’affidabilità del cronometro per dare gli stessi minuti di tempo ad entrambi i candidati.

Lo Studio 5 di Le Lendit, nella Plaine Saint-Denis

Le riprese sono effettuate allo Studio 5 di Le Lendit, nella Plaine Saint-Denis: tutto è stato allestito meticolosamente per la miglior riuscita e per non favorire l’uno o l’altro. Nello studio ci sono due scrivanie, alle quali si sono posizionati i due sfidanti, l’uno di fronte all’altro, a 2 metri e mezzo di distanza. I giornalisti erano seduti ad un altro tavolo, ad una distanza di 4 metri dai candidati. Non c’è stato quindi un grande tavolo come nel 2017. Lo studio aveva lo sfondo blu, con uno schermo di 30 metri dietro i candidati, la temperatura era di 19 gradi, per impedire loro di sudare. Erano presenti 23 telecamere 4K per filmare i primi piani, una gru per offrire un’inquadratura ampia. La decisione della posizione dei candidati sul set è stata determinata da un sorteggio davanti ad un ufficiale giudiziario: Macron posizionato alla sinistra dello schermo, Le Pen a destra. Vietata la presenza del pubblico in studio.

Nella sala di controllo e accanto al regista, erano presenti due rappresentanti dei candidati per controllare il dibattito e difendere l’immagine del prescelto: il consigliere di Marine Le Pen era il giornalista Philippe Ballard, mentre Jérome Revon ha appoggiato Emmanuel Macron. Quando uno dei candidati parlava, il microfono dell’altro rimaneva spento. Si è ricorsi al sorteggio anche per i tempi in cui le telecamere hanno potuto inquadrare il volto di colui che ascoltava: questo per mettere a proprio agio Le Pen per non ripetere la figuraccia di 5 anni fa quando venne inquadrata mentre era nel panico più totale frugando incessantemente tra i suoi appunti.

 

LE DEBAT NELLA STORIA
Il primo dibattito della storia: Mitterand-Giscard d’Estaing

Il dibattito televisivo prima del secondo e ultimo turno è una tradizione repubblicana iniziata nel 1974, interrotta solo una volta nel 2002 quando Jacques Chirac si rifiutò di incontrare Jean-Marie Le Pen. Quello che è rimasto di più nella mente degli spettatori fu il confronto tra il socialista Francois Mitterrand e il repubblicano indipendente Valéry Giscard d’Estaing, che si sono incontrati due volte, nel 1974 e nel 1981: la prima volta, Mitterand sostenne che la ridistribuzione della ricchezza dovrebbe essere una «questione di cuore, non solo di intelligenza», e accusò l’avversario di essere il difensore dei privilegiati. Giscard rispose con la famosa frase «Lei non ha il monopolio del cuore!», parole che lo portarono in trionfo all’Eliseo. I pronostici prima davano in testa Mitterrand, ma il dibattito ha cambiato il corso delle elezioni.

Dopo sette anni, i due candidati si affrontarono di nuovo: stavolta Giscard era dato saldamente in testa nei sondaggi fino al giorno del primo turno, ma vincerà le elezioni Mitterand. E poi sarà la volta del duello Mitterrand-Chirac, primo ministro repubblicano: il favorito era il presidente uscente che rimarrà all’Eliseo altri sette anni. Nel 1995, Chirac sfiderà il candidato socialista Lionel Jospin, ed il dibattito tv sarà ricordato come uno dei più corretti, ma anche noiosi. Chirac è favorito e vincerà le elezioni, senza grandi sorprese. Nel 2007 la candidata socialista Ségolène Royal sfiderà Sarkozy: il dibattito confermerà i pronostici, eleggendo quest’ultimo. Ma perderà nel 2012 contro il socialista Hollande, in testa nei pronostici. Negli anni però il numero di spettatori è diminuito: nel 1981 a vederlo erano in 30 milioni, nel 2017 16,5 milioni, fino a quest’anno quando c’erano 15,6 milioni a guardarlo.

Sarkozy-Hollande nel dibattito del 2012
IL PRIMO ULTIMO DIBATTITO TELEVISIVO DEL 2017

L’unica volta in cui Macron e Le Pen si sono sfidati pubblicamente in televisione è stato il 3 maggio 2017: cinque anni fa si è consumata una tragedia mediatica per la candidata di Rassemblement National, che determinò l’inizio della sua sconfitta davanti a 16 milioni di spettatori. Secondo i sondaggi prima del dibattito, Macron era in testa con il 60%, mentre Le Pen si arrestava al 40% circa. Poche ore prima della diretta, quest’ultima chiese di annullare tutto, perché colpita da una forte emicrania che le aveva impedito di dormire. Arrivò quindi in studio stanca, affannata, aggressiva. Si dimostrò impreparata su temi economici e fu penalizzata dalle sue stesse battute, ironizzando sugli “invasori” di estrema destra, dichiarando «Guardateli! Sono tra noi, nelle campagne, nelle città, su Internet!» agitando frettolosamente le mani. Proprio lei definì quell’episodio “il più grande fallimento” della sua vita politica.

In quell’anno, Le Pen aveva tenuto incontri elettorali fino a pochi giorni prima ed era arrivata esausta al giorno tanto atteso. Stavolta invece, dopo una trasferta in Normandia lunedì 18 aprile, ha deciso di isolarsi in casa per un giorno e mezzo per studiare i dossier e prepararsi al meglio. Macron invece non ha rinunciato agli impegni da capo dello Stato e da candidato: è intervenuto lunedì in alcuni studi televisivi, martedì ha avuto colloqui diplomatici sulla guerra in Ucraina e in mattinata è stato presente al Consiglio dei ministri.

Il precedente dibattito Macron-Le Pen nel 2017
Giulia Zamponi

Toscana, classe 1990, sono approdata a Milano per inseguire il mio sogno: il giornalismo. All’Università di Pisa mi sono laureata in Informatica Umanistica, dove ho imparato a trattare i contenuti culturali in forma digitale e a comunicarli attraverso le varie piattaforme web. Sono una giornalista pubblicista e ho collaborato con “Il Tirreno”: la prima volta che sono entrata in una redazione mi sono resa conto che non sarei mai più voluta uscire. Adesso giornalista praticante per MasterX. Mi interesso principalmente di esteri e di criminologia: mi piace analizzare ogni particolare di una situazione e indagare sugli aspetti più nascosti della realtà. Sono un’anima solare, sensibile e determinata. Amo l’intensità dei tramonti, gli intricati thriller di Joel Dicker ed il rumore delle onde del mare.

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