Arriva dal Telegraph la notizia che vorrebbe l’introduzione in Iran di una clinica di salute mentale per “trattare” le donne che rifiutano il velo. Ennesimo tentativo di tacere le proteste del movimento “Donna, vita, libertà”, il provvedimento arriva nel contesto della sparizione di Ahou Daryaei, la studentessa arrestata per essersi spogliata in pubblico.
Una clinica per la rieducazione al velo
Non indossare il velo equivale ad avere una patologia mentale, che necessita una terapia. Sembra essere questo il sottotesto dell’ultima iniziativa della Repubblica islamica iraniana. Nelle parole di Mehri Talebi Darestani, direttrice del centro, riportate dal Telegraph, la clinica sarà deputata al «trattamento scientifico e psicologico della rimozione dell’hijab, specificamente per la generazione degli adolescenti, dei giovani adulti e delle donne che cercano un’identità sociale e islamica». Ovvero esattamente di quelle categorie che da oltre due anni – dalla morte di Mahsa Amini – sfidano il governo, rivendicando libertà e diritti.
Per quanto la notizia stia facendo il giro del mondo, mercoledì i media iraniani hanno riportato l’opinione del governo, che pur non smentendo l’annuncio, se ne è dissociato. Zahra Behrouz-Azer, vicepresidente per le donne e la famiglia, ha dichiarato «Questa questione non ha nulla a che fare con il governo e la sua formazione non è stata approvata dal governo». Ha poi aggiunto: «La questione dell’hijab è una questione educativa e dovrebbe iniziare all’interno delle famiglie. Nel nostro piano abbiamo sicuramente che le famiglie convincano i loro figli a scegliere l’hijab».
Il caso Ahou Daryaei
Con o senza clinica, il velo e, più in generale, la condotta morale delle donne iraniane, rimane un tema di scottante attualità. È di pochi giorni fa la vicenda di una studentessa, identificata con il nome di Ahou Daryaei, che dopo essere stata redarguita per la mancanza del velo si è spogliata fino a rimanere in biancheria intima. L’episodio, del quale sono circolati numerosi video, si è concluso con l’arresto della ragazza. Da quel momento della studentessa si sono perse le tracce.
Sul caso di Ahou Daryaei circolano due versioni. La prima sostiene che la ragazza abbia agito in protesta con i metodi coercitivi e violenti della Polizia morale. La seconda versione, invece, promossa dalle fonti governative, addita la ragazza come una malata di mente, che sarebbe poi stata internata in un centro psichiatrico. La vicenda ha comunque attirato attenzione a livello internazionale e anche un’emulatrice. Si tratta dell’attivista per i diritti civili, Rokhsare Mkhani, che ha organizzato a Londra una protesta solitaria, presentandosi in intimo a Trafalgar Square. In Italia nessuno ha imitato le gesta della ragazza, ma le è stato dedicato un murales dall’artista AleXsandro Palombo. L’opera è apparsa a Milano, davanti al consolato dell’Iran.